Ad un passo dall’impresa

Venezia-ChievoVerona è stata una meravigliosa partita di calcio. Improbabile trovare termini più idonei a descrivere centoventi minuti intensi di battaglia sportiva tra due squadre di valore che, sotto il diluvio, hanno innanzitutto dato vita ad uno spettacolo sportivo.

Alla fine, ai gialloblù, per paradosso, non è stato sufficiente disputare la migliore prestazione stagionale per ottenere quella qualificazione alla semifinale playoff che avrebbero meritato ottenere. Nonostante la disagevole base di partenza, privati di cinque giocatori importanti e con la necessità di vincere a tutti i costi, a Sant’Elena hanno dimostrato di avere tutte le carte in regola per dire la loro in un playoff da cui entravano da ultimi.

UN GRANDE CHIEVO. Gli episodi sono la bellezza e la crudeltà del gioco del pallone. Che è rotondo è non dà mai certezze. Come bello e crudele in fondo è il Var, che ieri ha semmai chiarito quanto l’utilizzo nel corso delle precedenti trentotto giornate avrebbe fatto bene alla regolarità di un torneo che per il Chievo è stato, in certi momenti, una corsa ad ostacoli anche per l’assenza di questo strumento. Ieri sera l’arbitro televisivo ha influito eccome nelle sorti di un match che Obi e soci avevano approcciato per certi versi timidamente. Imprevedile quanto corretta la segnalazione che ha cancellato il gol di Forte, con la reazione immediata gialloblù da cui è arrivato il penalty, hanno cambiato il quadro psicologico di una gara che da lì in avanti sarebbe stata spettacolare. Il Chievo ha preso consapevolezza della propria forza e il Venezia ha iniziato a tremare e a perdere i punti di riferimento.

Innescata la scintilla il Chievo si è scrollato di dosso paure ed incertezze, tornando ad essere compatto e ineccepibile sul piano dell’organizzazione. Giocando ad elastico, ha messo alle corde i padroni di casa che non riuscivano a pungere quanto hanno rischiato di capitolare definitivamente. Pilotato ad un Obi in edizione deluxe il Chievo, è stato più volte sul punto di chiudere il match. Non è alibi ne retorica dire che la fortuna che ha voltato le spalle nei momenti cruciali.

SLIDING DOORS. Canotto, Di Gaudio, Garritano e poi Margiotta: tutti vicini alla rete della virtuale sicurezza. Sintesi di tutto è la prova d Bertagnoli, protagonista nella doppia veste di interditore e propulsore. Ad inizio ripresa nella propria area devia accidentalmente un cross e fa autogol. Poi prende un clamoroso palo, dopodiché Mäenpää fa un miracolo su di lui. Insomma: intensità e qualità all’ennesima potenza non sono state sufficienti a chiudere il conto quando i millimetri si mettono di mezzo. Prima che un altro doppio clic, con protagonisti Di Gaudio e Maleh, nei supplementari in un minuto ha portato il punteggio dal 3-1 al 2-2.

Il bello e il brutto – o viceversa – del calcio è tutto qui. Partite con esiti del genere lasciano sensazioni contrapposte. Mentre il punteggio mortifica la prestazione e alimenta impianti retrodatando la lettura della stagione, dall’altra si ha la conferma che il lavoro fatto è tutt’altro che è da buttare. Nel bicchiere mezzo pieno resta, in prospettiva, il percorso di un team e di un gruppo di ragazzi che sul campo ha dimostrato di avere attributi, talento e soprattutto cuore.Paolo Sacchi 
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Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.