Bolle in aria

Londra, 22 febbraio 2014, West Ham-Southampton

Il miglior libro sul tema del calcio inglese che cambia, sulla nostalgia della tradizione e del radicamento dei club nel territorio, ci è capitato di leggerlo l’anno scorso. Il giornalista Roberto Gotta ha seguito da abbonato tutte le partite casalinghe del West Ham della stagione 2015/16. Un’annata storica: l’ultima degli Hammers nel loro impianto di Upton Park prima del trasloco nel non lontano Stadio Olimpico di Stratford. Quattro chilometri in linea d’aria, ma ben molti di più nel cuore e nella storia del club. “Addio West Ham” è un eccellente racconto di un’esperienza non solo di diciannove partite, scritto con occhi lucidi, sia nel senso della capacità di analisi che della presa di coscienza della fine di un mondo. Il definitivo distacco non solo fisico di un sodalizio dal luogo che ne ha rappresentato la proprie radici per abbracciare completamente lo showbiz della Premier League. Una svolta che ha snaturato – almeno per chi l’ha vissuta o amata – la quintessenza degli elementi portanti della vita di un club: il contesto socio-culturale nel quale è nato. Il valore aggiunto del libro, in cui il calcio è al centro della scena, sono la storia personale dell’autore e il suo amore verso il football britannico ma anche le dinamiche e i cambiamenti metabolizzati in maniera trasversale della società britannica, a prescindere dal contesto sociale. Insomma, una fotografia della trasformazione del football negli ultimi quarant’anni.

Non abbiamo frequentato Upton Park con la stessa costanza del bravissimo Gotta ma è un posto che abbiamo conosciuto e a cui, – come altri, dobbiamo ammetterlo – un po’ ci siamo affezionati nei periodi londinesi. L’ultima delle visite, ovvero quella finale, è avvenuta giusto un anno e mezzo prima del congedo descritto nel libro. Quel sabato a far visita ai padroni di casa c’era il Southampton, con un’improbabile divisa da trasferta che avrebbe reso impossibile l’individuazione della squadra a chiunque sprovvisto del programma ufficiale. Per la verità la partita, per quanto brillante, non offre grandi spunti al di là del ritmo e l’intensità che, da prassi, in Inghilterra non mancano. Terminerà con la quarta vittoria consecutiva degli Hammers, all’epoca allenati da Sam Allardyce, all’ultimo incarico in un club prima della sua dimenticabile apparizione con la nazionale inglese. Per la cronaca, Noble, Nolan e Cole trascinatori contro i Saints senza grossa fame di punti e un Lallana al cloroformio, a tratti beccato dal pubblico.

Prima e dopo i fischi d’apertura e chiusura della gara di Clattenburg, l’unico arbitro inglese davvero noto in patria, a Newham il pomeriggio trascorre come centinaia di altri nella storia di Boylen Ground, nome ufficiale del fu-impianto della compagine più seguita dell’est londinese. Il fermento per strada, nei pub, le code davanti ai migliori fish and chips – gestiti ormai quasi tutti da inglesi di seconda o terza generazione – e, all’interno dello splendido stadio, l’attesa frizzante per l’inno del club. Un motivo ormai notissimo, preso in prestito da una canzone scritta e incisa un secolo fa e adottata definitivamente dai sostenitori claret & blue anche se non parla affatto di calcio, come molti degli inni calcistici britannici. Una canzone – I’m Forever Blowing Bubbles – che parla di bolle che svaniscono nel cielo come i sogni. Quasi premonitrice del distacco del West Ham dalle proprie radici.

Paolo Sacchi

West Ham United 3-1 Southampton

Marcatori: Yoshida (8), Jarvis (20), Cole (23), Nolan (71)

West Ham United: Adrián, Demel, McCartney, Taylor, Collins, Tomkins, Jarvis (Diaméat 57), Noble, Cole, Nolan (Reidat 73), Downing

Southampton: Boruc, Chambers, Shaw, Schneiderlin, Fonte, Yoshida, Rodriguez, Cork (Ramírez 63), Lambert (Gallagher 78), Davis (Ward-Prowse 78), Lallana

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.