Chievo v Palermo – Intervista a Eugenio Corini (MC 07)

Non sappiamo se Aladino esista, soprattutto nel mondo del calcio, ma di sicuro ciò che unisce Chievo e Palermo è che un genio, anzi il Genio, l’hanno avuto per davvero. E il top della carriera di Eugenio “Genio” Corini ha coinciso con gli anni da favola dei due club in questione. Per i quali il suo cuore batte tuttora. “A parte Brescia, dove sono nato e cresciuto calcisticamente, non c’è dubbio che Chievo e Palermo siano le due società alle quali mi sento più profondamente legato”, ci ha raccontato. “Due grandiose esperienze di vita e sportive vissute con la maturità dei trent’anni, con un’esperienza consolidata alle spalle che mi ha permesso di vivere al meglio questo periodo della mia carriera in due grandi squadre. Nove anni stupendi nei quali abbiamo raggiunto risultati eccezionali e soddisfazioni incredibili” Con una trama molto simile, se non identica: “In entrambi i casi siamo partiti dalla B conquistando una storica promozione – il Palermo mancava dalla massima serie da 31 anni, ndr – per poi raggiungere la ribalta del calcio italiano e giocare in Europa, oltre ad essere stati per un periodo in vetta alla Serie A”. Al Chievo era arrivato nell’ottobre 1998 attraversando l’Adige per rilanciare la sua carriera dopo un brutto infortunio subito giocando con la maglia dell’Hellas. Due partite e il legamento fa di nuovo crac. Sembra la fine: “Pensare che non si sapeva neppure se sarei mai tornato a giocare, invece…”. Corini non molla e il tempo con lui sarà galantuomo. Diventa uno dei protagonisti assoluti della cavalcata dei Mussi Volanti. Se a guidare quella squadra dalla panchina c’è Gigi Delneri, a telecomandare i compagni sul terreno di gioco sono i suo piedi vellutati. “Ho tanti bei ricordi, ma per me resta insuperabile quel fantastico 2-1 a San Siro contro l’Inter”. E’ il 15 dicembre 2001. “Una serata che mi ha regalato emozioni straordinarie”. Davanti a un grande pubblico, in uno stadio bellissimo, abbiamo compiuto una memorabile impresa soprattutto per il modo con cui abbiamo vinto: giocando alla pari, imponendo il nostro gioco, senza paura né timore reverenziale contro uno squadrone che in attacco schierava Vieri e Ronaldo. Era l’anticipo del sabato e la vittoria ci consentì, indipendentemente dai risultati del giorno dopo, di essere comunque certi del primo posto. Meraviglioso.”. Poi è arrivato il Palermo. “Dopo cinque anni bellissimi al Chievo avevo la necessità di allontanarmi da Verona per motivi personali extra-calcistici. Così scelsi di andare in Sicilia, pur scendendo di categoria, fondamentalmente perché c’erano i presupposti per una stimolante opportunità professionale. Così è stato: è stata un’esperienza che mi ha dato molto in una città che conservo nel cuore”. Prima di appendere le scarpe al chiodo – attualmente è in attesa iniziare la carriera di allenatore –  a Corini è capitato di giocare e segnare contro il Chievo. “Ci tengo a dirlo, soprattutto ai tifosi gialloblù: so che una volta ci sono rimasti male perché mi è capitato di festeggiare una rete. Voglio chiarirlo: non si è trattato in alcun modo per ragioni di astio verso di loro o la società. Anzi. Sono un professionista ed è capitato a me tirare il rigore ed ero solo felice di aver segnato dopo tre errori consecutivi dal dischetto. Mi ero tolto un peso. Non si è trattato di mancanza di rispetto, lo assicuro. Anche perché ritengo che l’onore verso una maglia lo si debba dimostrare soprattutto quando la si veste”. E Corini, in gialloblù, crediamo l’abbia ampiamente dimostrato.

di Paolo Sacchi (Mondo Chievo 07)

Corini calciatore

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.