Ciao Chievo

Chi ama il calcio e le storie sportive impossibili e non convenzionali, oggi non può che provare dolore per quanto accaduto nei confronti dell’AC ChievoVerona.

Una tristezza che sconfina nell’impotenza rispetto ad una sentenza draconiana che cancella il Chievo dal calcio professionistico, ne azzera il patrimonio tecnico ed economico con dinamiche che generano solo vittime morali ed economiche e, per paradosso, nessun beneficiario.Resta un fatto inconfutabile che nessuna sentenza potrà cancellare: il Chievo è già, e lo sarà per sempre, un’eccezione nel mondo sportivo italiano. Letteralmente. Il primo e per ora l’unico club partito dall’ultimo scalino della gerarchia calcistica e arrivato fin lassù, parafrasando Star Trek, dove nessuno avrebbe mai immaginato. È stato in grado di sfidare per anni (per anni!) a testa alta chi ha alle spalle grandi piazze, pubblico, sponsor di caratura mondiale e, talvolta, tanto altro che nel calcio dei piani altissimi fa la differenza. Ha generato affetto, ammirazione (e pure invidia, capita sempre verso gli outsider di successo) in tante persone, di ogni parte d’Italia e non solo.Non è consolatorio rievocare l’ascesa e la capacità di proprietà e dirigenti, calciatori e tecnici nel mantenere questo sodalizio in Serie A per diciassette stagioni, di cui rispettivamente sei e undici consecutive, ma è giusto farlo perché occorre ribadire che chi ha seguito questa squadra a vario titolo, come è capitato a noi per anni e per centinaia e centinaia di partite dal vivo sa di aver avuto una grande fortuna, sia sul piano umano che professionale per il contesto in cui si è sviluppata.

Abbraccio tutti coloro che ho incontrato e apprezzato nel percorso, lo staff e i collaboratori della Società, alla radio, i tifosi per il loro affetto incondizionato, e tante brave persone unite da una grande passione. Mi permetto di citarne due, l’amico Marco Sancassani perché tramite le sue parole e i suoi occhi ho conosciuto il Chievo del passato e le sue fondamenta e infine ovviamente Ernesto Kieffer, compagno di viaggio professionale degli ultimi nove anni e amico per la vita. Siamo accomunati dal dispiacere odierno ma anche, nel nostro piccolo, dalla soddisfazione di aver vissuto una grande avventura umana e professionale di cui, speriamo, prima o poi se ne possano scrivere nuovi capitoli.

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.