Il ballo del tampone

In Veneto procedono i tamponi per chi arriva dai Paesi giudicati a “rischio” per la presenza di frequentati locali notturni. Preoccupazione lecita o allarmismo eccessivo?

Il Mediterraneo come una grande discoteca e turisti esclusivamente ventenni a caccia di sbronze e affinità più o meno elettive.

Devono immaginare così Croazia, Grecia, Spagna e Malta alcuni assessorati alla sanità italiani ma pure qualche redazione di giornali e tv. Il contagio di qualche manciata di frequentatori di locali notturni in Paesi rinomati per mille altre ragioni è stato sufficiente a far scattare una nuova ondata di allarmismo e restrizioni. Un veloce effetto domino anche mediatico ha motivato un inasprimento repentino dei controlli anti-coronavirus verso chi ha scelto di trascorrere qualche giorno all’estero. Viaggiatori e vacanzieri trasformati tout court in potenziali terroristi del Covid-19, con un titolo (“Virus, centomila italiani in vacanza in località a rischio: bomba sanitaria”) pubblicato da Il Gazzettino otto giorni fa piuttosto enfatico. Forse fin troppo, a giudicare dai dati turistici e dai contagi registrati in territori che presentano situazioni analoghe alle nostre in relazione alla pandemia.

Mikonos, Ibiza, Pag o Saint Julian’s, località balneari note per la presenza di locali notturni, per qualcuno sono sineddochi delle nazioni in cui sono situate. Che poi, peraltro, l’idea che a scegliere di andare da quelle parti siano soltanto ragazzi sovreccitati è di per sé alquanto bizzarra. Non è necessario essere agenti di viaggio per sapere che si tratta di destinazioni in grado di offrire vacanze complete e non solo disco bar. Paesi che offrono un’accoglienza che include il relax, sollecitazioni sul piano culturale, ideali anche per famiglie e esperienze in solitaria. Spiagge, ottima cucina, luoghi incantevoli sul piano paesaggistico in alternativa all’Italia questa estate sono stati scelti da circa centomila nostri connazionali, in qualche caso anche per una questione dei minori costi del soggiorno. Insomma, c’è chi è stato a Pag per divertirsi ogni notte ma anche qualcun’altro che ha scelto di scoprire Fiume, capitale della cultura europea 2020, la natura dei laghi di Plitvice, partire per un tour dell’Andalusia o godersi Barcellona, La Valletta o Atene senza troppi turisti tra le calcagna e comunque in condizioni di sicurezza paragonabili a quelle trovate a casa.

Il titolo de Il Gazzettino online il 12 agosto

L’ordinanza pubblicata il 13 agosto dal Ministro della Salute Roberto Speranza ha recepito gli spunti arrivati da alcuni Governatori regionali: per chi arriva in Italia dopo essere stato in uno dei quattro specifici stati mediterranei vige l’obbligo di sottoporsi a tampone per verificare l’eventuale contagio. Eccessivo? Da allora i dati relativi ai positivi, che peraltro producono un numero di ricoveri risibile, per paradosso stanno crescendo nelle regioni del sud (Puglia, Sicilia, Campania e Calabria) più che dai rientri dall’estero. Un incremento che ha spinto nel frattempo a richiudere i locali da ballo italiani, con il vincolo a indossare la mascherina alla sera ma senza alcun controllo medico coercitivo. Al contrario di chi è atterrato a Verona o Venezia – con effetto retroattivo di due settimane – e magari non ha messo piede su una dance floor ma piuttosto ha trascorso un periodo su una spiaggia isolata in un paesino sperduto del Mani, a Creta, piuttosto che in bici sui Pirenei o in qualche hostal in Aragona.

Nella pur controversa gestione del tema sul piano delle regole, l’accoglienza negli aeroporti veneti ha saputo superare una prova complicatissima per tempi e modi. La macchina sanitaria ha funzionato anche in pieno agosto e pure nel cuore delle notti. Raccolti i bagagli, superata la registrazione affidata a militari dell’esercito, per i viaggiatori in arrivo nelle salette adibite al test all’interno della zona arrivi la formalità dura pochi secondi. Il tampone, nasale e faringeo, è obbligatorio per tutti coloro che hanno più di un anno d’età. L’unico punto debole resta semmai la tempistica del responso, che non è ancora immediato. Al momento a Verona servono al massimo un paio di giorni di quarantena prima di poter scaricare il referto. Sul piano pratico è l’unica reale seccatura, con annesse problematiche personali e professionali nel non poter lasciare il proprio domicilio.

I numeri delle migliaia di test effettuati a Villafranca e a Tessera dicono che l’incidenza dei positivi è del 2,6 per mille. Solo lo 0,03% presenta sintomi, come evidenziato da Luca Zaia nel corso del suo tradizionale incontro con i media locali, a compendio di una prima fase di controlli dei rientri che ha superato i quindicimila tamponi in pochi giorni. Un dato che sovrapposto a quel titolo del Gazzettino fa una certa impressione. Al contrario, però.

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.