Il bomber in prova

Genova, 4 febbraio 1981; Genoa-Borussia Dortmund

Qual’è il miglior modo per valutare il potenziale ingaggio di un giocatore? Vederlo giocare dal vivo, ovviamente. Facile con quelli del proprio campionato. Meno semplice con gli stranieri, soprattutto in un’epoca di passaggio: quella della riapertura delle frontiere ad inizio degli anni ottanta. Anni in cui Michael O’Leary era ancora studente in economia al Trinity College e dedicava il proprio tempo unicamente allo studio e al lavoro di barman nel pub di proprietà dello zio. L’idea di creare la Ryanair insomma non era ancora nei suoi più lontani pensieri, dunque possibilità di spostamento da un paese ad un altro per visionare con attenzione possibili acquisti esotici erano molto modeste. Se però Maometto non va alla montagna, qualcuno ha pensato che si poteva sempre provare a far andare la montagna da Maometto. Così avvenne che ad inizio degli anni ottanta si iniziò con l’organizzazione di amichevoli e competizioni sperimentali o semi-ufficiali indirettamente o meno utilizzate per testare e visionare dal vivo giocatori stranieri potenziali acquisti (dal Torneo di Capodanno al Mundialito berlusconiano). Non sempre però le formazioni straniere concedevano i propri talenti: pertanto una chance, anche magari per ammorbidirle in fase di trattativa, restava quella di invitarle direttamente per una partita amichevole in una delle pause del campionato.

Fu così che nell’inverno del 1981 a Marassi il Genoa ospitò il Borussia Dortmund. Oggi il nome dell’avversaria fa un diverso effetto rispetto ad un’epoca in cui il BVB era una discreta squadra di Bundesliga e nulla più. Pur essendo anche allora tra le tre squadre più seguite del Paese, in quegli anni – un po’ grigi – del calcio tedesco il Dormund arrivava da un decennio piuttosto negativo, con tanto di retrocessione e ritorno non immediato nella massima divisione tedesca e l’unico Borussia quello di Mönchengladbach. Insomma, ben lontano dalla top-ten europea in cui è arrivata in queste ultime stagioni. Nella formazione in cui comparivano discreti giocatori come Miroslav Votava, stella indiscussa della squadra era il capitano e goleador Manfred Burgsmüller, la cui presenza era il motivo per cui la partita venne organizzata. La possibilità di vederlo dal vivo contro il Grifone, sia pure in amichevole, attirò comunque un buon pubblico che puntò gli occhi su quello che era evidentemente un candidato autorevole quale potenziale “straniero” dei rossoblù in caso di promozione dalla B. Cosa che avvenne, peraltro. La promozione in serie A, s’intende; non l’arrivo del giocatore, che restò in Germania e che nell’occasione giocò una partita discreta ma senza brillare, come del resto gli altri ventuno in campo. La gara che si chiuse senza gol, con alcune mischie sotto porta in cui attendevo di vedere la sua zampata. In fondo rimasi un po’ deluso. Forse anche i dirigenti genoani, che lo giudicarono anche un po’ troppo in là con l’età: Burgsmüller  in effetti aveva già 31 anni e dunque preferirono puntare altrove.

Con ogni probabilità, del fatto che il Genoa decise di ingaggiare Renè van der Eycken anzichè lui il giocatore del Borussia se ne fece immediatamente una ragione. Anzi, continuò a giocare a ottimo livello: dopo aver lasciato Dortmund, arrivò addirittura a vincere la Bundesliga nel 1988 con la maglia del Werder Brema. Tuttora è il quarto marcatore di tutti i tempi del campionato tedesco oltre ad essere il più anziano – Totti incluso – ad aver realizzato una rete in Coppa dei Campioni/Champions League, quando all’anagrafe contava 38 anni e 293 giorni. Il calcio lo lasciò nel 1990, a quarantun’anni suonati, ma non lo sport, diventando un’icona anche nel football americano. Nel 1996 venne ingaggiato come kicker dal Rhein Fire, franchigia della NFL Europe, con cui vinse due World Bowl, piazzando il pallone (in questo caso, ovale) in mezzo ai pali sopra la traversa, anziché sotto, come era abituato. Fino al 2002, ai cinquantadue anni d’età. Vecchio a chi?

Paolo Sacchi

Genoa-Borussia Dortmund 0-0

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.