Il lasciapassare di Suarez

Immaginate la scena: a chi non è mai capitato chiudere un occhio rispetto ad una fesseria o averlo strizzato in segno d’approvazione di fronte ad un interlocutore potente, famoso o ricco? Avviene dalla notte dei tempi e a volte addirittura senza un vero perché, come in una sorta di riflesso condizionato che risponde alla subliminale casistica del “non si sa mai”. L’istinto di sopravvivenza talvolta ci auto-assolve da questi piccoli peccati veniali: d’altronde siamo incastrati un modello sociale in cui si ha la sensazione che la meritocrazia (ottenere il giusto o essere apprezzati per quel che si vale, per quanto possa essere poco) è un’ipotesi meno probabile di veder cambiare le prospettive personali attraverso il proprio o altrui “posizionamento sociale”.

A prescindere dalle ipotesi di reato che potranno essere contestate, il pietoso caso del “lasciapassare” alla cittadinanza italiana di Luis Suarez attraverso l’esame pilotato all’Università di Perugia –in cui il calciatore uruguayano appare la vittima delle circostanze – sembra corrispondere ad una classica storia di malcostume ma, e questo è il punto, ancor di più a quella “sensibilità” emanata quando si ha a che fare con “potenti” e persone nella fattispecie influential più che influencer. Per un curioso processo mentale, la rilettura delle intercettazioni ci ha riportato alla mente un film di Paolo Villaggio diretto da Neri Parenti. Non il mitico “Fantozzi”, ma bensì “Fracchia”, altro personaggio interpretato dall’attore genovese. Nella trama della storia in cui si il protagonista si confronta con “La Belva Umana”, c’è una situazione grottesca che ricorre spesso e vede interpreti Lino Banfi, nel ruolo del commissario Auricchio e di Sandro Ghiani, che recita la parte del suo mite collaboratore De Simone. Il rapporto tra i due propone una visione ironica della casistica che rimanda sempre al “posizionamento sociale” di cui sopra, con la relativa bivalenza dell’atteggiamento da parte delle terze persone coinvolte. Insomma, chi può aiutare o rovinarti la carriera vale molto di più rispetto a una persona qualunque.

Riassumendo: il commissario del film in questione non è propriamente un fulmine di guerra, al contrario di De Simone, prodigo di iniziative e suggerimenti che propone per risolvere le problematiche che mano a mano si succedono. Uno però è il potente e l’altro no e come tali vengono recepiti da coloro che gli stano attorno. Così quando Auricchio boccia pubblicamente come “stronzete” le proposte di De Simone, come quella del “lasciapassare in una scena culto del film, l’approvazione dei colleghi nei confronti della valutazione del commissario è assoluta. Arrivano persino a umiliare il povero sottoposto. Dopodiché, come se nulla fosse, Auricchio ricicla l’idea di De Simone, se appropria e la propone come nuova, ricevendo i complimenti degli astanti. A volte, così è la vita. Per fortuna non sempre.

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.