Il sogno degli aquilotti

Sul Golfo dei Poeti il sogno fa parte del paesaggio. Nel pallone ora più che mai, soprattutto da quando, superato un inizio di stagione difficile, i risultati si sono allineati alla qualità delle prestazioni. La pazienza è la virtù dei forti, si dice. Così lo Spezia targato Vincenzo Italiano ha lavorato sodo e da gennaio sullo spartito il ritmo è cambiato. Otto successi nelle ultime dodici gare hanno rilanciato la formazione ligure che oggi presenta un assetto ben identificato. I principi di gioco pongono al centro del progetto un playmaker ma, allo stesso tempo, opzioni di sviluppo della manovra decisamente corali. Un concetto per alcuni versi inconsueto per il nostro calcio, in cui il regista è di fatto chi gestisce il possesso. Maggiore, Bartolomei o Mora, così come chi segue la dinamica di gioco dalle fasce, sono i potenziali direttori dell’orchestra di Italiano. Contro l’Empoli, vittoria che ha lanciato gli aquilotti al quarto posto a tre lunghezze dalla promozione diretta, il tecnico ha schierato i suoi con un 4-3-3 in cui tra i pali c’era l’ex Udinese Scuffet, dietro una linea difensiva composta da Vignali, Erlic, Capradossi e Marchizza da destra a sinistra. In avanti, Mastinu, Nzola e Gyasi, con il subentrato Ragusa, l’ultimo match winner, sono gli uomini da temere nella fase offensiva. Recuperato Bidaoui, convocato, restano invece indisponibili Ricci, Di Gaudio, Ramos e Reinhart.

VINCENZO ITALIANO

Sull’Adige se lo ricordano bene tutti. Da calciatore Italiano è stato un regista con piedi buoni, cervello fino e tiro potente. Nato in Germania a Karlsruhe da genitori siciliani, classe ‘77, è cresciuto in provincia di Agrigento ma da atleta è nella città dell’Arena che ha forse trascorso le sue stagioni migliori. In maglia Hellas per undici anni tra Serie A e Serie B è poi tornato nella massima serie da metronomo del Chievo. Smesse le scarpe da gioco, in panchina ha sorpreso tutti alla guida dell’Arzignano Valchiampo, conquistando gli addetti ai lavori grazie ad un calcio offensivo e divertente e la clamorosa promozione in C con il club vicentino. Da lì si è trasferito a Trapani con cui, nello scorso campionato di Lega Pro, ha conquistato la cadetteria al primo tentativo dopo aver eliminato Catania e Piacenza ai playoff. Dall’estate scorsa è a La Spezia. Con gli attuali risultati, in Liguria si sta iniziando a sognare una storica promozione in A.

LO SCUDETTO ONORIFICO

C’era una volta una squadra che sconfisse il Grande Torino. La favola è stata realtà, pur con tanti asterischi, settantasei anni fa, ma il ricordo dell’impresa è tuttora vivo nel cuore degli spezzini. Un successo che arrivò in tempo di guerra, in un campionato italiano mai riconosciuto ufficialmente, ma che basta e avanza per rendere epico il colpaccio del 42° Vigili del Fuoco di La Spezia nel girone finale sul Torino di Vittorio Pozzo, campione in carica. In un momento di tragedia, romanticismo e poesia nella grande storia del calcio italiano, tra trasferte in autobotte e partite disputate evitando i bombardamenti, in Paese diviso in due, lo scudetto onorifico che oggi campeggia sulla maglia bianca della compagine ligure si riferisce al Campionato Alta Italia 1943/44 vinto grazie ad una doppietta di Angelini, intervallata dalla rete di Piola per i granata, in una sorta di finale disputata sul terreno dell’Arena di Milano il 16 luglio 1944 da un undici che resterà nella leggenda guidato in panchina dall’ex genoano Ottavio Barbieri, altro mito dell’epoca.

Pubblicato su MondoChievo 26.6.2020 (foto AC Spezia)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.