Il sogno proibito del Citta

Senza Giaccherini e con qualche rattoppo dovuto alle assenze in organico, il Chievo proverà a contendere il biglietto dei playoff al Cittadella. Non sarà uno scontro dentro-fuori ma l’undici di Roberto Venturato al Bentegodi potrebbe realisticamente mettere al sicuro la partecipazione alla fase finale del torneo cadetto.

Sarebbe la quarta volta in quattro anni, segnale tangibile del lavoro svolto dalla società patavina, in un perfetto asse tra la proprietà, il tecnico e il ds Stefano Marchetti, tra i più apprezzati del panorama italiano. Dalla ripresa del campionato post-lockdown, ai tre successi iniziali è seguito un poker di sconfitte che lascia intendere una fase di defaticamento della compagine in attesa di spendere le proprie carte nell’appendice stagionale. La formazione granata prevede un 4-3-1-2 di base in cui e Paleari è il titolare tra i pali davanti ad un settore arretrato che nella costruzione della manovra gestisce il flusso iniziale della fase di possesso. I centrali operano come registi bassi: i titolari, solitamente Adorni (o Camigliano) e Frare, controllano il pallone da una posizione defilata, con i due esterni Mora e Benedetti che avanzano per consentire maggior spazio di manovra anche al vero playmaker, l’ex gialloblù Iori. In mezzo al campo completano il settore, alternandosi, Proia, Vita e Branca, che sfruttano il loro dinamismo sia per coprire in fase di non possesso che spingersi in zona gol, area del campo in cui a D’Urso viene richiesto di alimentare la verve delle due punte Diaw e Luppi, con l’ex Virtus Verona De Marchi tra le alternative.

Il prossimo 30 luglio si contano undici anni esatti dalla scomparsa di Angelo Gabrielli, “papà” del Cittadella calcistico. La vicenda della sua famiglia per certi versi ricorda quella del ChievoVerona. Nei suoi confronti l’affetto e la riconoscenza del mondo economico e quello sportivo non sono mai venute meno. Fondatore del gruppo siderurgico che porta il suo cognome, uomo carismatico e di grande umanità, dal mondo del pallone è ricordato come l’autentico creatore delle fortune calcistiche del club granata. Ha passato il testimone al figlio Andrea, oggi patron, che ne ha continuato e addirittura migliorato i risultati sul campo seguendone le orme. A Gabrielli senior, straordinario talent scout anche di allenatori (Glerean, Maran e Foscarini) e artefice dell’ascesa del sodalizio della provincia patavina dalla promozione veneta fino alla serie B, il comune ha simbolicamente dedicato la via che congiunge la zona industriale della cittadina allo stadio “Tombolato”.

L’uomo da temere per il Chievo è uno che il “Ponte del Diavolo” l’ha superato davvero. Classe 1992, nato a Cividale del Friuli da mamma italiana e papà senegalese, Davide Diaw è un talento che ha rischiato restare confinato all’interno di un magazzino. Letteralmente: fino al 2016 giocava nei dilettanti e, tra un lavoretto e l’altro, per lui il pallone era in fondo un passatempo. Tre anni prima la rottura del ginocchio aveva ulteriormente ridimensionato eventuali sogni di gloria, finché, grazie al suo talento e fiuto del gol da attaccante completo, mentre gioca nella Virtus Corno in Eccellenza viene notato dal Tamai, in serie D. Nell’annata 2015/6 segna 13 gol nel torneo interregionale e attira l’interesse dell’Entella, che lo porta a Chiavari e lo lancia in serie B. Il resto è storia recente: dopo aver contribuito ad alimentare il sogno-promozione del “Citta” nella scorsa stagione, con le sue prodezze e la doppietta nella finale d’andata ai playoff contro l’Hellas, Diaw è diventato un punto di forza assoluto della formazione di Venturato.

(pubblicato su Mondo Chievo / ChievoVerona-Cittadella)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.