L’azione e la politica

La manifestazione di Roma ha confermato che il settore della distribuzione turistica è vivo, vegeto e ben determinato a sopravvivere alla peggior crisi di sempre da cui è stato travolto tre mesi fa. Un passo epocale – la discesa in piazza – ma necessario per provare a attirare l’attenzione, e dunque a spiegare, sulle peculiarità di un comparto unico per dinamiche operative e finanziarie a chi ne sa poco o nulla. Ieri il turismo, inteso come agenzie, operatori, fornitori di servizi, quello meno conosciuto dalle istituzioni pubbliche, ci ha provato nuovamente, conscio della consapevolezza che di fronte si trova da scalare una montagna in cui la vetta per anni è sembrata avvolta nella nebbia.

La somma dei momenti conviviali nelle vie e nelle piazze regionali e nazionali, con quelle di Roma che hanno aperto e chiuso – almeno al momento – il cerchio delle proteste pubbliche, ha contribuito a far crescere nell’opinione pubblica ma soprattutto nella politica una maggior sensibilità verso un comparto che in sede istituzionale, dall’inizio della crisi innescata dal Covid-19, attraverso canali formali e informali, sta innescando relazioni e porta avanti progetti e proposte.

Come in ogni “guerra” seppur metaforica, in questo caso letteralmente “di sopravvivenza”, sono due i campi in cui ci si confronta. Quello dell’azione e quello della politico. Il primo può avere effetti sul secondo e viceversa. Un settore che mai, fino a marzo, era mai sceso nelle strade, ha intrapreso un passo opportuno per stimolare quella visibilità che è sempre mancata. Un momento di orgogliosa condivisione di una professione importante per l’economia del Paese quanto per gli utenti, di auto-consapevolezza della drammaticità del momento nel tentativo di scuotere una pianta (quella della politica) da cui è sempre stato complicato ottenere qualche frutto mangiabile a prescindere dal colore del governo in carica. Il risultato, a giudicare dalla rassegna stampa di questi mesi, pare sia riuscito.

Ieri è stato il climax di quanto avvenuto sul piano dell’azione. Domani, quando arriverà l’anti-climax e si ritornerà al proprio posto di lavoro, dovrà tornare il momento del dialogo con chi dovrà “aiutare” il mondo del viaggi. Le proposte sono ben note e chiare: serve ossigeno, servono regole e aiuti che agevolino imprese e collaboratori nel poter scollinare verso il 2021. Dal mio modesto punto di vista un requisito per vincere questa guerra, come tutte, sarà restare compatti. Chi rappresenta la categoria, nelle sue varie sfaccettature e sigle e a vario titolo, merita identico rispetto e va sostenuto a prescindere. Perché l’obiettivo è comune e prioritario a tutto.

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.