L’esempio della Svizzera

Il Canton Ticino è una realtà vicina ma per molti versi lontana per vocazione e perfino fruizione dell’informazione da parte dell’utenza dei media. Al Festival nel parliamo lunedì alle 19 con Paride Pelli, direttore de “Il Corriere del Ticino”, il principale quotidiano elvetico di lingua italiana.

Così vicina, così lontana, Lugano è la città di lingua italiana più grande al di fuori della Repubblica. Ha poco meno di centomila abitanti incluso il circondario e si trova a una mezz’oretta d’auto da Como.

A prima vista, il Canton Ticino potrebbe essere considerato un prolungamento della Lombardia verso nord. Si parla la stessa lingua se non addirittura un dialetto con sfaccettature quasi identiche. Potrebbe, appunto. Invece appena ci si imbatte in quel contesto emergono connotati e peculiarità che segnano profonde differenze tra sé e il Paese oltre il confine a sud di Chiasso.

Al di là dei luoghi comuni sulla Svizzera come l’ordine, la pulizia, il rispetto delle regole e dunque il senso civico, sono la politica – intesa anche come partecipazione, l’economia, la finanza, i pubblici servizi e, nel caso del tema che affronteremo al Festival del Giornalismo di Verona, l’editoria, i settori in cui la forbice di differenze tra Confederazione Elvetica e Italia, tra il Ticino e i territori in cui viviamo, tendono ad amplificarsi.

Recenti dati statistici parlavano di un numero di lettori dei quotidiani svizzeri tre volte superiore a quelli italiani. Se poi analizziamo i numeri e la diffusione di una testata come il Corriere del Ticino, leader in termini di vendita tra i giornali cartacei in italiano, si rimane a bocca aperta per tiratura e diffusione in un’area in cui esiste la concorrenza e il bacino locale conta 350mila abitanti, in una nazione in cui circa settecentomila persone utilizzano la lingua di Dante come principale forma di comunicazione scritta o verbale.

Nella Confederazione le tirature dei quotidiani rimangono sorprendentemente alti. I grandi editori, come il Gruppo Corriere del Ticino, da tempo si sono trasformati in grandi gruppi mediatici che perseguono politiche al passo con i tempi, con investimenti trasversali e strategie in cui il digitale affianca la carta stampata, oltre che altri media tradizionali. Il tutto, come nel caso della testata diretta da Paride Pelli, in un ambito strategico in cui la qualità dell’informazione, nel senso più autentico, è al centro del progetto al pari dell’indipendenza della testata che da quando è nata non deve rendere conto se non a sé stessa e ai propri lettori, e non ad un partito, ad un’associazione o un’istituzione.

Parleremo di questo e altro, di differenze e analogia, di strategie editoriali e mediatiche, lunedì pomeriggio alle 19 in Dogana di Fiume al Festival del Giornalismo proprio con Pelli, 45enne direttore del Corriere, realtà parte di gruppo mediatico che potrebbe essere una vera fonte d’ispirazione per tutto il mondo in lingua italiana, guardando all’oggi e al domani del giornalismo e mondo dei media, digitali inclusi.

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Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.