L’invasione delle Cavallette

Genova, 7 marzo 1990, Sampdoria-Grasshopper

Vox populi, vox Dei. Il popolo ha salvato la Rsi. A scanso di equivoci: non si tratta della Repubblica Sociale ma piuttosto della Radiotelevisione della Svizzera Italiana. Domenica scorsa il responso dei ventisei cantoni al referendum popolare sulla proposta di abolizione del canone, il billag, in tedesco, in ultima analisi ha confermato la qualità del servizio pubblico elvetico, in quattro lingue, ed evitato conseguenze pericolose anche alla pluralità dell’informazione. Buon per gli svizzeri ma anche per noi, che alla tv rossocrociata siamo affezionati da quando, da bambini, l’abbiamo scoperta. Negli anni settanta il segnale della Tsi – denominazione precedente della Rsi – si irradiava in larga parte del nord Italia, con un’ottima copertura della parte occidentale, dunque includendo Piemonte e Liguria dove trascorrevamo gran parte dell’anno.

Non era affatto insolito che la manopola della tv venisse  posizionata, soprattutto prima di cena, sulle frequenze del segnale che arrivava da Monte Ceneri. L’attesa, almeno all’inizio, era per il programma di cartoni animati dal titolo Scacciapensieri. Col tempo ci siamo accorti che le trasmissioni, a colori molti anni prima della Rai, svelavano in lingua italiana una realtà vicina ma diversa alla nostra. Un mondo parallelo, nel linguaggio, nei temi e nelle dinamiche. Curiosi al punto da costringere i genitori a un mini tour turistico in quei luoghi di cui sentivamo parlare, nel frattempo abbiamo scoperto pure – ovviamente- il campionato di calcio. La copertura televisiva era ottima: sintesi delle partite ogni sabato sera e talvolta durante la settimana, più dirette delle coppe europee e, ciliegina sulla torta, la finale di coppa d’Inghilterra.

Se è cresciuta la nostra passione per il racconto sportivo lo dobbiamo – anche – ai giornalisti della tv e della radio svizzera: per anni abbiamo sognato seguendo la voce narrante di Giuseppe Albertini e, in epoca decisamente più recente, apprezzato lo stile e la qualità delle radiocronache di Omar Gargantini. Non solo per noi, il primo contatto con il calcio estero di club se vogliamo è arrivato attraverso la Tsi. Anni in cui il campionato elvetico si sviluppava in due fasi, aggiudicando il titolo attraverso un inconsueto girone finale tra le prime classificate. La Lega Nazionale A era un torneo divertente e per nulla monotematico, dissimile quello odierno in cui – ad eccezione della corrente stagione – il Basilea regna indisturbato. Zurigo, Young Boys, Servette, Xamax ma soprattutto Grasshopper si avvicendavano tra i campioni. Le Cavallette di Zurigo sono il club più titolato del Paese e in quegli anni dispongono di giocatori come Claudio Sulser, Raimondo Ponte, i fratelli Hermann. Il colpo di fulmine definitivo arriva presto: la doppia diretta dei quarti di finale di Coppa dei Campioni del 1979 tra il Nottingham Forest e il GC – l’acronimo di Grasshopper Club  – entra a gamba tesa tra i nostri miti d’infanzia.

Di quella sfida europea, nel GC che undici anni dopo arriva a Genova nell’andata degli ottavi di finale di Coppa delle Coppe contro la Sampdoria c’è soltanto Andy Egli, difensore centrale che sa giocare anche da centravanti. Basta e avanza: al cuor non si comanda e, in un Marassi dall’eccellente colpo d’occhio, ci rendiamo conto di parteggiare smaccatamente per una delle squadre in campo: quella che dalla panchina è guidata da un certo Ottmar Hitzfeld e indossa un’improbabile maglia gialla, anziché la splendida uniforme casalinga a quarti biancoblù, identica alla storica divisa dell’Andrea Doria, società da cui discende la Samp. L’unica differenza è lo stemma, la cavalletta, che però quella sera finisce per volar basso.

Giusto dieci minuti sul cronometro e Pietro Vierchowod porta in vantaggio i blucerchiati. Un gol beffardo, di testa: roccioso difensore centrale, lo zar all’occorrenza veniva utilizzato da Vujadin Boskov nel ruolo di punta, proprio come il suo dirimpettaio Egli, che sovrasta nella circostanza. Per Alain Sutter e compagni la strada è in salita: tutto sommato, una sconfitta di misura potrebbe essere digerita, in attesa di giocarsi la rimonta al ritorno, nello splendido Hardturm, impianto di casa oggi purtroppo demolito. Invece no: la sorte si mette con Vialli e compagni: a pochi minuti dallo scadere, Meier di testa realizza un autogol da cineteca. Per il GC è notte fonda. Sogni d’oro, cavallette.

Paolo Sacchi

Sampdoria 2-0 Grasshopper

Marcatori: Vierchowod 13, Meier (aut) 85

Sampdoria: Pagliuca, Mannini, Carboni, Pari, Vierchowod, Invernizzi, Victor, Katanec, Vialli (Dossena 69), Mancini, Salsano. All: Boskov

Grasshopper: Brunner, Meier, In Albon, Egli, Koller, Andermatt, Gren, Sutter (De Vicente 87), Strudal, Bickel, Nemtsoudis (Kohr 62). All: Hitzfeld

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.