Standing ovation

Liverpool, 18 Marzo 1992; Liverpool-Genoa

Lo stadio è mitico. La squadra di casa pure. Insomma, la prima volta ad Anfield Road non la si può scordare. Anche perché lo Spion Kop in quegli anni è ancora un settore da cui il pubblico segue la partita in piedi. Il settore dietro la porta e a forma di collinetta, tra scalini sottili e balaustre, amplifica l’atmosfera complessiva. Migliaia di teste appaiono come disegnate una a fianco all’altra. Ondeggiano con l’andamento del gioco. Intimorisce pensare che restino in piedi, schiacciate come sardine.

La partita nasce sui presupposti della sfida d’andata, in cui il Genoa ha schiantato i Reds per 2-0. La storia parla a favore dei padroni di casa: mai una compagine italiana ha vinto da queste parti, e passare il turno, nonostante le premesse, rappresenta un’impresa ancora tutta da compiere. Impresa pari al nostro arrivo ad Anfield, in pullman da Londra, con tanto di coda intorno all’impianto e il timore di non fare in tempo. Comunque sia, riusciamo a entrare dai famosi cancelli per goderci il calcio d’avvio e vedere la squadra di Souness partire con la baionetta spianata. È subito assedio: per quando non particolarmente rapido, c’è Mølby a dettare i tempi e Barnes a dar ritmo. Si gioca a una porta: Braglia-tenaglia tiene botta mentre Signorini e Collovati sono impegnati a trasferire calma ai compagni. Il Genoa gioca a memoria: l’obiettivo è tenere i ranghi compatti facendo salire il Liverpool fino alla tre-quarti per poi sfruttare ogni ripartenza concessa. Così accade alla mezzora di gioco, quando Aguilera piazza l’improvvisa stoccata dell’uno a zero.

Intorno a noi regna l’entusiasmo. Fin troppo. Nonostante il momento di gioia, comprendiamo la perplessità – e il malumore – di steward e poliziotti locali. Non è affatto per il risultato, piuttosto per la situazione inattesa che gli tocca affrontare. Nel settore ospiti, al contrario del Kop, per ragioni di sicurezza è obbligatorio seguire la partita da seduti. La regola è ben espressa nei cartelli e sui biglietti. Gli italiani in trasferta però non solo si ostinano a seguire la partita in piedi (e passi) ma lo fanno ostinatamente restando in piedi sui seggiolini – che diventano instabili – col rischio di cadere o romperli. È una situazione surreale: Due poliziotti dialogano con i tifosi delle prime file, esortandoli a sedersi o comunque a scendere. Ci fanno tenerezza. Al loro posto si materializzano due protagonisti di un racconto di Kipling, Dravot e Carnehan, mentre tentano di educare e trasformare in inglesi le popolazioni del Kafiristan. E dire che il Genoa ha molto di british: il nome, i colori, lo stemma con la croce di San Giorgio e i fondatori del club. Non è sufficiente a far passare il messaggio: ancor più quando sono in gruppo, non è facile far comprendere agli italiani il rispetto delle regole. Il contesto non è di semplice gestione. Nonostante il clima amichevole, il ricordo dell’Heysel è ancora fresco e quello di Hillsborough ancor di più. I bobbies si rassegnano, con la consolazione che l’esito è incruento, al contrario di ciò che è accaduto ai due personaggi di cui sopra.

A inizio ripresa il Liverpool pareggia con Rush, proprio sotto il Kop. Lo stadio esplode in un boato che intimorisce, anche se a questo punto la gara è in evidente discesa per Ruotolo e soci. A metà ripresa raddoppieranno, meritatamente, in contropiede. Un’azione in perfetto stile-Bagnoli da trasferta: sulla destra Eranio percorre tutta la fascia, si tira dietro un paio di avversari e poi mette in mezzo. Aguilera è puntuale: piazza il pallone in fondo alla rete, completando la corsa con un balletto celebrativo di fronte ai propri tifosi. Quelli avversari, ai due lati, si alzano pure loro ad applaudire la squadra rossoblù. Per molti quello è il momento più alto della storia del Genoa del Dopoguerra. Probabilmente è così: di sicuro il palcoscenico è d’eccezione.

Paolo Sacchi

Liverpool 1-2 Genoa

Marcatori: Aguilera, 28, 72; Rush 49

Liverpool: Hooper, Jones (Venison 64), Burrows, Nicol, Mølby, Wright (Tanner 16), Marsh, Saunders, Rush, Barnes, McManaman. All: Souness

Genoa: Braglia, Torrente, Branco, Eranio, Collovati, Signorini, Ruotolo, Bortolazzi, Aguilera (Caricola 85), Skuhravy, Onorati (Fiorin 33). All: Bagnoli

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.