Col cerino in mano

Prevenire è sempre meglio che curare. In maniera analoga, informare è sempre meglio che tacere. Resta invece da definire qual è il giusto senso della misura nel prevenire e informare che, per proprietà transitiva, genera una percezione della realtà tale da spingere, in certi casi, a ragionare in maniera impulsiva e fare i conti con la paura. Prendiamo il Coronavirus, ad esempio.

Se i numeri comunicati sono reali – e non ci sono i presupposti per affermare il contrario – i decessi registrati in Cina in un mese sono 212. Seimila circa invece le persone identificate come contagiate. La matematica non è un’opinione, pertanto è facile associare i dati di cui sopra ad altri altrettanto certi: la Cina ha 1.453.000.000 abitanti. Wuhan, città indicata come focolaio dell’epidemia, ne ha 11 milioni. In Italia la popolazione somma 55 milioni di individui e ogni anno ne perde 11 mila a causa di una semplice polmonite, che fanno in media quasi mille al mese. Ora, magari il virus sarà la nuova peste che sterminerà la popolazione mondiale ma finora di clamoroso sono solo i clic generati. In definitiva, ad oggi l’unico col cerino in mano è il settore dei viaggi e del turismo, nuovamente vittima delle circostanze a prescindere dalla realtà, in attesa della prossima ondata di panico.

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.