La rabbia del capitano

Il giorno interlocutorio successivo a Chievo-Bologna e al suo imprevedibile epilogo è stato animato dalle amare parole di Sergio Pellissier sull’addio di Gian Piero Ventura alla panchina gialloblù.

Scherzi a parte

L’ipotesi che si stesse trattando di una burla da parte di qualche buontempone è stata la prima ad essere presa in esame quando le prime indiscrezioni sulle dimissioni del tecnico sono iniziate a filtrare nella zona mista del Bentegodi al termine della gara. In un clima di crescente perplessità, alla ricerca di riscontri ufficiali, che non fosse un pesce d’aprile è stato proprio il capitano del Chievo a confermarlo a taccuini chiusi. Con il figlio per mano, scuro in volto, una volta chiusa alle spalle porta dello spogliatoio, alla domanda informale se fosse stato vero quel che si diceva in giro, Pellissier ha annuito. Era arrabbiato. Come forse mai era capitato di vederlo dopo una partita in tutta la sua carriera.

L’urlo del capitano

Dopo la conferenza stampa di Giancarlo Romairone, da via Galvani non sono arrivati altri aggiornamenti. La questione è ancora sul tavolo. A parlare è stato invece Sergio Pellissier. Le parole di commiato di Ventura il capitano le aveva ascoltate con le proprie orecchie. Troppo forte il suo legame con il club per starsene in silenzio. Così Pelo-gol ha preso in mano il telefono. Ha composto un messaggio e lo ha postato sui social. Parole semplici quanto sentite, genuine e inequivocabili, con cui ha espresso la propria profonda delusione. Lo stato d’animo di chi, le responsabilità, nella buona e nella cattiva sorte, non ha mai rinunciato a prendersele. Mentre chi è al timone della squadra lascia la barca, il capitano sente la necessità di salire in plancia. Orgogliosamente.

Chi sa cosa significa abbracciare un progetto, un’idea, un obiettivo e provare a perseguirlo con qualsiasi mezzo nonostante l’evidente handicap – economico, mediatico, strutturale – rispetto a molte delle antagoniste, difficilmente può accettare che  chiunque decida di confrontarsi con un mondo come quello del Chievo possa farlo con leggerezza. Tutto ciò il capitano gialloblù ha voluto esprimerlo senza mezzi termini. Di fatto, ha inteso chiudere lui stesso le porte dello spogliatoio a colui che, dimettendosi, ha dimostrato di non aver capito il contesto nel quale – nel bene o nel male, tra pregi e difetti – si era imbattuto.

L’addio

Le dimissioni comunicate verbalmente negli spogliatoi del Bentegodi dopo il 2-2 casalingo col Bologna sono in attesa di un passo formale da parte del tecnico. L’ex Ct della nazionale e il presidente Campedelli in queste ore sono chiamati a definire quale strada percorrere. Del tutto evidente che il mister abbia scelto di non proseguire il percorso insieme alla società da cui era stato accolto a braccia aperte.

Solo poche settimane or sono aveva abbracciato in maniera consapevole – e sottoscritto al termine di una lunga trattativa – un impegno biennale con l’obiettivo di rilanciare un club in difficoltà. Aveva messo sul piatto esperienza e voglia di riscatto personale. La propria faccia, per intenderci. Neppure il tempo di raccoglierne i risultati, se n’è invece chiamato fuori. Tra lo stupore di tutti: neppure ventiquattro ore prima aveva ribadito pubblicamente la propria fiducia nell’operazione-rilancio. Come è noto, è andata diversamente. Alla quarta gara in panchina, nonostante una buona prestazione in campo, Ventura ha detto basta. Al momento senza un motivo noto, se non quello di un disagio personale.

Il futuro

L’uscita di Ventura evidentemente stravolge i piani della società gialloblù. È legittimo interrogarsi su cosa accadrà domani. I prossimi passi impongono la chiusura della questione con il tecnico uscente. La definizione formale della separazione – a prescindere dalla formula – è propedeutica a individuare una nuova guida tecnica in grado di far ripartire al più presto una squadra che sul campo stava iniziando a mandare segnali incoraggianti.

Al netto di ipotesi fantasiose, le ultime indiscrezioni metterebbero in pole position Mimmo Di Carlo, volto noto e apprezzato dall’ambiente Chievo. Altre valutazioni sono al vaglio, per quanto l’identikit più ricercato richiami un professionista pragmatico – anche sul piano tattico – in grado di calarsi da subito nella realtà gialloblù, consapevole del coefficiente di difficoltà della sfida e in grado di entrare in empatia con un gruppo a cui dovrà infondere energia e determinazione. Comunque sia,  l’unica certezza per chi deciderà di imbarcarsi e imbracciare il timone da oggi fino a fine maggio è che si troverà coinvolto in una traversata impegnativa. Per questo servirà un comandante con gli attributi. Alla De Falco, per intenderci.

Paolo Sacchi

 

(Foto Udali/AC ChievoVerona)

(pubblicato su Il Nazionale, foto Udali AC ChievoVerona)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.