Niente closing a San Siro

È l’inglesismo del momento. Terribile quanto famigerato: lo chiamano “closing” e significherebbe “chiusura di trattativa”. Sarà, anche se ormai in italiano si potrebbe tradurre – almeno in senso figurato – in “chimera”. Ovvero una sorta di sogno vano o fantasticheria. Un evento atteso, agognato, che alla fine invece non accade. Proprio come è avvenuto sabato sera. No, non fraintendiamoci: non ci riferiamo alla chiusura della trattativa per la cessione del Milan. Quella più che una chimera sembra piuttosto una commedia all’italiana, se non alla cinese. Intendiamo piuttosto al Chievo e ai suoi confronti con i rossoneri. Al fatto che ancora una volta la prima vittoria a San Siro a casa del sodalizio di Silvio Berlusconi non sia arrivata, così come neppure la conquista di un pareggio che manca dal lontano 2005.

Peccato. E dire che dopo un primo tempo così ben giocato l’idea non era sembrata affatto assurda. Gialloblù autorevoli, propositivi e creativi in fase offensiva, vicini al gol almeno quattro volte. Il pallone viaggiava sistematicamente nella metà campo dei padroni di casa. Con gli uomini di Rolando Maran – in cui ha spiccato, ancora una volta, Jonathan de Guzman – in pieno controllo del gioco contro un Milan timido e impacciato, quasi alle corde. Confuso da una carta giocata a sorpresa: la presenza di Serge Gakpé ha di fatto allargato il campo, offerto nuovi spunti e reso più impegnativa la serata ai difensori rossoneri, che si sono dovuti risintonizzare rispetto agli abituali riferimenti. Il paradosso è stato che Bacca e compagni, schiacciati nella loro metà campo, hanno sfruttato al meglio le poche chance a disposizione giocando in contropiede. Sia chiaro, con giocatori di quel livello può accadere che gli episodi decidano una contesa. Nel finale, il Chievo a caccia del pari si è ridisegnato nelle stesse modalità viste nella vittoria di gennaio contro la Lazio all’Olimpico. Stavolta non ha funzionato in termini di pura efficacia – complice qualche errore individuale – ma Birsa e compagni hanno riconfermato la capacità di avere soluzioni che possono mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Insomma, buona, buonissima prestazione complessiva nonostante la sconfitta.

Mai fidarsi delle apparenze. Nonostante le partenze di Saponara e Gilardino a gennaio e il peggior attacco della serie A, l’Empoli è tutto tranne che una compagine da non sottovalutare. Gli scontri diretti delle ultime stagioni parlano chiaro. Le quattro sconfitte in serie registrate nell’ultimo mese di campionato – con Inter, Lazio, Juve e Genoa, peraltro – non devono trarre indurre in tentazione: indicare preventivamente tre punti in più nella classifica del Chievo potrebbe essere un errore clamoroso. La formazione di Martiusciello al Bentegodi dovrebbe presentarsi con il suo abituale 4-3-1-2 che vede in difesa, davanti a Skorupski, i collaudati esterni Laurini e Pasqual più Costa e Bellusci – o Cosić – in posizione centrale. In mezzo al campo il giovane senegalese Dioussé svolge con autorevolezza il ruolo di metronomo con Croce e Krunić nella parte di mediani di lotta e di rilancio. El Kaddouri è il vertice alto, col compito di aggiungere brio in fase d’attacco. Qui i ruoli sono appannaggio di Pucciarelli e capitan Maccarone, a un passo dalla centesima rete con la maglia degli azzurri toscani. Da monitorare il georgiano Mch’edlidze: è il capocannoniere stagionale con cinque marcature e se supererà i recenti problemi fisici potrebbe candidarsi per un posto da titolare. Così come, a centrocampo, il nazionale del Lichtenstein Büchel e il mediano Josè Mauri, prestato dal Milan, che finora ha trovato poco spazio. L’obiettivo del tecnico, già assistente di Aglietti, Sarri e Giampaolo, è chiaro. L’estate scorsa, dopo il passaggio di quest’ultimo alla Sampdoria, il patron Fabrizio Corsi non ha esitato nell’affidargli la guida della squadra. Dopo due terzi di stagione non ci sono dubbi sul fatto si stia dimostrando all’altezza del compito e in grado di pilotare la propria compagine verso l’ennesima salvezza. Sarebbe un evento storico, visto che l’Empoli in A per quattro stagioni di seguito non c’è mai stato.

Paolo Sacchi

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.