Pellè, gli antieroi e i capri espiatori

Beato il popolo che non ha bisogno di eroi. Beato anche quello che non ha bisogno di capri espiatori. Sempre e comunque ma soprattutto nel calcio. Senza un Byron Moreno o un Aston, senza poteri forti avversi, in astinenza da allenatore a cui attribuire ogni responsabilità – dalla gestione del gruppo (Fabbri), alla marcatura di Zidane (Zoff) passando per le staffette di Valcareggi – da alcuni addetti ai lavori fino al popolo del web (quello dei bar migrato sulla rete nell’ultimo decennio), statisticamente composto da una clamorosa maggioranza di persone che in uno stadio non entra da anni – ammesso che ci sia mai entrata –  Graziano Pellè è un incapace, un traditore o nella migliore delle ipotesi un incosciente che ha causato la fine della gioiosa cavalcata degli Azzurri di Conte e negato alla Patria giornate di gloria. Si consoli: è in buona compagnia; tra gli attaccanti trova Chinaglia e Balotelli, tra gli altri Gabriel Paletta e Walter Zenga, che ancor oggi incrocia qualcuno che lo sbeffeggia per la celebre uscita (sbagliata) su Caniggia. Certo, il centravanti del Southampton l’ha fatta grossa: pensare di burlare Neuer, il migliore portiere del mondo, come nemmeno sarebbe venuto in mente a Cristiano Ronaldo, non è stata un’idea geniale. Però è stato agghiacciante quello che gli ha detto e scritto qualcuno che fino a tre settimane fa ne ignorava l’esistenza. Gli stessi che se invece avesse piazzato la palla in rete ne avrebbero esaltato il genio italiano, ancora una volta più “furbo” del tedesco. Invece, suo malgrado, il pupillo di Ronald Koeman ha sparacchiato fuori. E lì giù gli insulti e pure valutazioni di carattere morale – pure una la “mancanza di valori” rispetto a Bonucci e compagni – e amenità assortite, anziché considerare l’errore, per quanto grossolano e in un momento topico, parte del gioco: un istante di spavalderia fuori luogo da parte di un discreto giocatore senza grande esperienza internazionale. Peraltro dopo quattro eccellenti prestazioni e in una serata in cui altri tre compagni (su otto) hanno sbagliato un rigore. Un capro espiatorio, però, non lo si nega a nessuno. Che si chiami Pellè o Pelé.

Paolo Sacchi

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.