Roma e le stelle che non stanno a guardare

Fase uno terminata. La prima missione impossibile della stagione della Roma di Eusebio Di Francesco si è conclusa con un successo. Superato al primo posto il girone di Champions League, nonostante insidie del calibro di Chelsea e Atletico Madrid, il mirino giallorosso ora si sposta sul campionato. La vetta della classifica non è poi così lontana – oltretutto con una partita da recuperare – e la “Maggica” si sta compattando gara dopo gara, svelando la propria natura di compagine votata al gioco d’attacco. Insomma, una squadra in grado, nei prossimi mesi, di potersi concentrare sul torneo nazionale e provare a sparare le migliori cartucce anche sui campi domestici.

La semi-rivoluzione estiva aveva cambiato pelle alla Roma. Uscite importanti – Salah, Szcesny e Rudiger, ma soprattutto l’addio al calcio di Francesco Totti e il divorzio con Luciano Spalletti sono state controbilanciate da investimenti interessanti sul mercato da parte del nuovo Ds, lo spagnolo Monchi, protagonista al Siviglia di ottime annate, se non memorabili, almeno in Europa, e l’arrivo di un tecnico dalle premesse stuzzicanti come Di Francesco. Le caratteristiche del suo modo di concepire il calcio le si scorgono a partire dal modo in cui viene schierato il settore posteriore della formazione. Con un sorprendente Alisson Becker a difesa dei pali, la linea arretrata è schierata altissima, per permettere alla squadra di alzare quanto possibile il baricentro e organizzare l’azione fin dalla propria difesa. Al netto delle possibili rotazioni, candidati titolari sono Bruno Perez, Manolas, Juan Jesus – oppure Fazio – e Kolarov, autentica minaccia sulla corsia di sinistra. La fase di possesso vede stazionare stabilmente uomini e pallone oltre la linea mediana. A De Rossi, Nainggolan, Strootman – o l’ex-Sassuolo Pellegrini – è richiesto pressare alto oltre ad alimentare il tridente in cui Dzeko – cinquanta reti nelle ultime settantuno gare con la Roma – è lo splendido terminale offensivo. Ai suoi lati, con predilezione per quello mancino, Perotti è perfetto nel creare superiorità numerica, con El Shaarawy se non Florenzi o Defrel pronti a supportarlo tra sovrapposizioni, tagli offensivi e rientri dalle corsie esterne. Senza dimenticare Cengiz Ünder, ventenne esterno mancino prelevato in estate dell’Istanbul Başakşehir, oltre a Patrik Schick, in teoria il grande colpo di mercato, pagato alla Sampdoria milioni più due di bonus per il prestito e un con obbligo di riscatto a 35 milioni di Euro, ma tuttora fermo ai box per problemi fisici. In definitiva, occhio a questa Roma in ascesa, ostica quanto in grado di dare spettacolo. Difficile trovare un punto debole ma ci proviamo: anche se i numeri – dei gol subiti – direbbero l’opposto, la difesa troppo alta e, per certi versi, statica, potrebbe offrire qualche chance alle squadre che sanno sfruttare le ripartenze. E forse, se vogliamo, l’incidenza nelle performance di squadra della condizione delle proprie stelle: Dzeko, Nainggolan e Perotti su tutti, oltre alla sorpresa Alisson in porta.

L’ATTIMO FUGGENTE. “Questa è la mia grande occasione”, aveva detto Eusebio Di Francesco alla sua presentazione alla guida della Roma. Quattro stagioni da calciatore in giallorosso a cavallo del millennio gli hanno permesso di approcciare al meglio un ambiente in perenne fibrillazione, capace di regalare soddisfazioni ma anche amarezze. Al suo ritorno, il tecnico abruzzese ha trovato alcune novità tra i protagonisti, in campo e fuori. Dell’addio di Francesco Totti al calcio giocato fino all’arrivo del Ds spagnolo Monchi, negli ultimi mesi il club capitolino ha in parte cambiato pelle. Papà d’arte – il figlio milita nel Bologna – Di Francesco in questo primo terzo di stagione sulla panchina giallorossa ha confermato le premesse di allenatore che ama giocare un calcio offensivo, proprio come aveva dimostrato nelle cinque eccellenti stagioni alla guida del Sassuolo. Il bello, però, potrebbe ancora arrivare.

NINJA. Ovunque lo si metta in campo, Radja Nainggolan non delude mai. Centrocampista, mezzala, mediano o incontrista, regista, ala o trequartista, intenditore o uomo-gol, è un giocatore di cui ogni allenatore vorrebbe disporre nella propria squadra. Arrivato in Italia da giovanissimo, questo ragazzo cresciuto ad Anversa con padre indonesiano e mamma fiamminga ha mostrato fin da subito un mix di grinta, corsa, dinamismo e qualità tecniche non comuni. Piacenza e Cagliari le sue tappe prima della definitiva consacrazione con la Roma, con cui gioca dal gennaio 2014. Se l’insolito look lo rende un’icona tra i fan più giovani, le sue brillanti prestazioni sul campo finalmente hanno convinto Roberto Martinez a convocarlo nuovamente nella nazionale belga, di cui può essere uno dei pilastri a Russia 2018.

Paolo Sacchi (Mondo Chievo #8)

dzeko

 

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.