S.O.S. Turismo

«In questi giorni è dura tirare su la saracinesca.»  Il refrain è costante. Alberghi, agenzie di viaggi, negozi, bar e ristoranti sono in trincea. Affrontano la peggior crisi di sempre. Il Coronavirus sta mettendo in ginocchio un intero comparto che vale tredici punti di Pil nazionale. A Verona e provincia, tra eventi congelati e cancellati, ricettività in frenata, desolanti sono sia il look alla vista che l’outlook, le prospettive immediate. Nel 2018 il turismo locale aveva registrato l’ennesimo segnale positivo con 17,7 milioni di presenze e una variazione annuale del +2,1%, migliorata ulteriormente nel 2019 da un +3,4%. Quarta città italiana per numero di visitatori, la città rappresenta anche uno dei più importanti hub per le partenze dall’Italia per lavoro o per diletto, con un traffico di oltre 3,6 milioni di viaggiatori nel 2019 (+5,2%) su novanta destinazioni operate da cinquanta vettori.

Stagione a rischio

Turismo incoming e outgoing sono sulla stessa barca. La priorità al momento è imbarcare meno acqua possibile. «È inevitabile essere preoccupati», racconta un’albergatrice il cui hotel è uno dei punti di riferimento sul Lago di Garda. «Le prenotazioni sono ferme e il rischio è quello di perdere la stagione, con ricadute su posti di lavoro e fornitori. È un circolo vizioso. Purtroppo con un tasso di cancellazioni intorno all’ottanta per cento diventa difficile pianificare l’attività. Con la Federalberghi abbiamo confronti costanti. Dobbiamo essere positivi anche se qui noi viviamo di turismo dall’estero, con quel che ne consegue. Se entro giugno non migliorano le cose il problema diventa grave.» La sensazione è che le misure straordinarie di supporto varate dal governo, per quanto gradite, al momento abbiano l’effetto di un antidolorifico. Leniscono ma inevitabilmente non curano. «È un salvagente limitato nel tempo e nella sostanza», aggiunge il proprietario di una società che gestisce alloggi turistici nel territorio. «È un aiuto momentaneo, nella speranza di tener botta fino a quando il problema della diffusione del virus sarà circoscritto. Oggi viaggiamo, se va bene, con il dieci-venti per cento di occupazione: quasi conviene chiudere per un po’. Poi serviranno forti azioni di marketing pubblico per rilanciare il nostro paese. Sul piano dell’immagine stiamo uscendo a pezzi.»

Chiuso per ferie

Alcune strutture alberghiere ma anche locali e ristoranti hanno scelto di interrompere momentaneamente l’attività in attesa di notizie positive in tema sanitario. Verona si presenta vuota: la vocazione turistica della città rende evidente il contraccolpo rispetto ad altri capoluoghi veneti e non si tratta solo di una percezione. In più, c’è il carico da novanta dell’attività fieristica e degli eventi. Manifestazioni, convegni, attività di aziende sono congelate o rinviate. Annullate anche le gite scolastiche, almeno fino a metà marzo: poi si vedrà. I danni sono ingenti. «Ci siamo fatti male da soli» è la chiave di lettura di un imprenditore nel settore incentive. «Il problema è globale ma solo da noi i media hanno generato un allarmismo tale che nel mondo ci trattano come appestati, con un danno incredibile alla nostra economia ben superiore alla pericolosità del virus. I fornitori ci stanno venendo incontro, ma al momento possiamo fare ben poco. I convegni aziendali, le convention e i congressi medici sono stati posticipati. Stiamo lavorando in perdita, con un effetto pesante sul tempo-lavoro: buttiamo via giorni di impegno nel organizzare logistica e attività senza sapere quando potremo realmente tornare a pianificare. Alcuni imprenditori hanno un’esposizione economica notevole: come possono tirare avanti in queste condizioni?»  

Le guide e le partite iva

Le iniziative a sostegno dell’economia non cambiano le prospettive dei liberi professionisti: le guide turistiche, ad esempio, sono bloccate. Una delle più esperte di Verona non fa giri di parole: «In pratica rischiamo di perdere la stagione. Stiamo svuotando la nostra agenda: in pochi giorni sono arrivate cancellazioni da ovunque: Cina, India, Giappone, Stati Uniti, Europa. Chi opta per una guida privata è di solito una clientela di livello socio culturale elevato e in genere alto spendente. Avete presente che effetti ha su tutto l’indotto? Per noi, poi, è ancora peggio: senza turisti siamo fermi. In più le tutele che abbiamo sono praticamente inesistenti. Gli ammortizzatori sociali di cui beneficiano le aziende e i loro dipendenti non sono rivolti alle “partite iva”, con quello che ne consegue.» La stagione lirica e tutti gli appuntamenti estivi per ora sono ancora lontani. La conferma del Vinitaly con spostamento a giugno è un segnale di positività verso il domani, non trova? «Sì, almeno dal punto di vista del morale. Poi bisognerà vedere nella pratica cosa accadrà. L’allarmismo spropositato ha generato un danno senza precedenti. E a noi tocca pagare il conto.»

Le difficoltà dell’outgoing

Se l’incoming piange, l’outgoing non ride. Anzi.L’Italia è sì sulla lista nera dei paesi da cui arrivano decine di migliaia di turisti ad affollare Piazza Bra ma anche continua ad allungarsi quella degli stati che hanno chiuso le frontiere e dei vettori che hanno interrotto i voli che arrivano dal Belpaese. Ieri a mettere la sbarra alla dogana è stata l’India, oggi il Kenya. L’intervento da parte di Farnesina e ambasciatori non ha ancora prodotto effetti. Per la prima volta nella loro storia le agenzie di viaggio sono scese in piazza a Roma davanti al Ministero dello Sviluppo Economico, ottenendo rassicurazioni sul piano degli aiuti al settore e sulla gestione dei rimborsi per gli annullamenti. «A prescindere dalla paura per il virus, oggi il grosso problema sono le restrizioni imposte a chi viaggia. Il vero timore è finire in quarantena solo per una questione di passaporto», rimarca il titolare di un’agenzia del centro città.

Che sia turismo o business travel la musica è la stessa. «Il vero disastro è che non possiamo realisticamente lavorare, per quanto ci si auguri che questo incubo finisca presto. Sia noi agenti di viaggio che i tour operator si stanno districando al meglio tra le chiusure e i vincoli ma non so davvero quanti piccoli imprenditori del settore avranno la forza per sostenere a lungo un tale decremento di fatturato.» Appunto: che fare? «Ho mandato in ferie a turno i dipendenti – gli fa eco un collega – e con il commercialista cercheremo di capire come utilizzare gli ammortizzatori sociali.» La primavera oltretutto è il periodo più importante per le prenotazioni estive, sia a lungo che corto raggio. «La sensazione è che gli italiani vorrebbero partire e stanno solo attendendo che questa situazione si plachi. Dunque dobbiamo prendere i segnali positivi che arrivano: oggi abbiamo avuto cancellazioni solo per prenotazioni che riguardavano partenze imminenti verso destinazioni in cui siamo in black list. Per il resto, viviamo alla giornata. Certo è che senza prenotazioni è durissima: in agenzia non sta entrando nessuno.» Nel frattempo squilla il telefono: una coppia intende confermare il proprio viaggio di nozze. Come dice l’hashtag lanciato dall’associazione di categoria, #nonsmettermodiviaggiare, è già qualcosa in questi giorni bui.

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.