ArrivederCi Virtus

Nella rosa della Virtus Verona non c’è alcun giocatore di nome Murphy. Ciononostante, l’ultima gara della stagione ha rispettato l’ironica “legge” inventata dall’omonimo scienziato dell’aviazione americana. «Se qualcosa può andare male, andrà male» dice l’universalmente nota “Murphy’s Law”. Così è stato per i rossoblù di Borgo Venezia sul prato verde del “Romeo Neri”. La sfida da non sbagliare è iniziata male e finita peggio, con la retrocessione in serie D della compagine di Gigi Fresco.
La salvezza mancata

Playout è un neologismo italiese che nella lingua di William Shakespeare non significa nulla. Nel paese dell’americano a Roma interpretato da Alberto Sordi, nella patria dell’esterofilia d’accatto in cui abbondano i termini anglosassoni utilizzati a sproposito o – come nella fattispecie – letteralmente inventati, sentir parlare di “playout”, ovvero lo spareggio per non retrocedere, va dato atto che almeno talvolta produce un effetto placebo. Ovvero, è vissuto come una sorta di sinonimo di “appendice di speranza”. Così è stato quest’anno per il Rimini. Al contrario, trovarsi a giocare la permanenza in C in due partite per la Virtus è stata una iattura.

Marco Fioretto e Gigi Fresco

La salvezza matematica per i rossoblù è stata a lungo – e fino alla fine – a portata di mano. Per valore dell’organico e capacità espresse in campo, dalle parti del Gavagnin il fatidico “playout” avrebbero dovuto vederlo da lontano. Giusto in tv, per pura curiosità e non certo da protagonisti.

Cos’è invece accaduto? Facendo contabilità spicciola, il numero delle partite perse allo scadere nel girone d’andata è finito per aggiungersi ai match ball gettati al vento nell’ultimo mese. Anziché chiudere il conto, ci si è trovati a dover gestire un’appendice ad un certo punto apparsa quasi remota.

A dirla tutta, quantomeno nella prima parte, la sfida decisiva con Rimini ha riportato la mente ad alcuni primi tempi vissuti a inizio stagione da Sirignano e soci. Con le compagini più smaliziate a far sentire il peso dell’inesperienza a chi debuttava nella categoria. Timida e impacciata, la Virtus al “Neri” si è ritrovata gli avversari alla porta dell’ottimo Giacomel. Una sorta di trance che ha prodotto due reti a sfavore senza neppure rendersene conto.

Oneri e onori

Gli uomini di Gigi hanno provato a risalire la corrente. Hanno mostrato organizzazione e carattere quando però la partita era parzialmente compromessa. Per finire con l’arenarsi proprio quando la spinta – sia mentale che tecnica – era al massimo del vigore. La clamorosa palla spedita in cielo da Danti a porta vuota è stato il simbolo di quanto poco sarebbe bastato ai rossoblù in molte circostanze lungo i nove mesi di un’annata che resterà comunque negli annali.

Anzi: il fatto che a buttare alle stelle un’opportunità colossale sia stato uno dei giocatori dalla tecnica sopraffina della compagine – così come è accaduto a Giorico con il Ravenna o a Grbac nel match d’andata – semmai stimola quell’effetto “sliding doors” su quel che avrebbe potuto essere e non è stato.

L’undici della Virtus Verona

Con il senno del poi è facile dire che la presenza di punta centrale di peso o di maggior fisicità avrebbero potuto far comodo, così come una miglior gestione psicofisica nell’approccio in avvio di torneo e della porzione finale. Analogamente, al di là delle dimensioni della rosa, qualche delusione in termini di rendimento c’è stata.

In maniera analoga sarebbe delittuoso non guardare l’altro lato della medaglia. Ovvero, i meriti di una società che in questi anni è stata capace di fare un balzo in avanti straordinario. Senza contare i numerosi “se” ed altrettanti “ma” che hanno contribuito all’esito della stagione. La legittima percentuale d’inesperienza era da mettere in conto. Meno attese erano le direzioni di gara avverse, disseminate qua e là come mine lungo il percorso. Che hanno finito per pesare eccome.

Agli alibi legittimi, si deve tuttavia associare una pragmatica analisi di quel che poteva funzionare meglio, soprattutto alla luce dell’aver saputo allestire una formazione di qualità. Una volta trovata la quadra, la Virtus in campo è stata capace di raddrizzare la propria classifica con caparbietà. Rialzata la testa dopo un inizio difficile, sopportate con coraggio le avversità e i torti, una volta messa in cammino la macchina, era lecito attendersi un finale diverso. Insomma, il punto di forza ha paradossalmente coinciso con quello di debolezza.

E se domani

I meriti sulla carta, le lodi e le pacche sulle spalle, nel calcio rendono omaggio a chi lavora bene ma non valgono punti. Nella sventura, sarebbe innanzitutto sbagliato pensare che questi dodici mesi siano stati solo un’avvincente parentesi, un sogno destinato a evaporare prima o poi. La sensazione è che a Rimini sia arrivata un’ultima lezione utile da cui ripartire.

Sul campo e fuori la Virtus ha dignitosamente retto l’urto con il mondo “pro”. Ha dimostrato di avere le carte in regola per poter competere in serie C sia in termini tecnici che organizzativi. Le criticità non devono spaventare, per quanto sia fisiologico che oggi adombrino ciò che di positivo è stato fatto. A partire dal Dg Diego Campedelli, in via Montelungo devono tenersi ben stretti i meriti maturati anche fuori dal terreno di gioco.

Sirignano in azione

La capacità di operare sul mercato, l’aver individuato e valorizzato tanti elementi di qualità coinvolgendoli in un ambiente unico nel suo genere, tra scommesse e scelte tecniche vinte – Ferrara ad esempio – restano ascritti tra i meriti. Con un plauso a chi, dietro e davanti le quinte, ha saputo immediatamente sintonizzarsi con un mondo dalle dinamiche ben diverse dal panorama dilettantistico. Dopo aver alzato l’asticella tornare in D psicologicamente non sarà facile, ma alle sfide in Borgo Venezia ci sono abituati. Anche perché non è detta ancora l’ultima parola.

Il calcio d’estate non è insolito offrire sorprese e opportunità. Tra queste, qualora ci fossero forfait in seno all’organico della Lega Pro, non è da scartare l’ipotesi che la porta da cui la Virtus è uscita possa trasformarsi in girevole. Sia chiaro: al momento la riammissione o il ripescaggio rappresentano solo eventualità da verificare. Vero è che negli anni recenti sono state casistiche non insolite nel terzo livello del calcio italiano. In attesa degli eventi, meglio asciugarsi velocemente le lacrime.

(Foto cortesemente concesse da Virtus Verona / Liborio)

(www.ilnazionale.net)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.