Che beffa

Il Chievo domina, spreca troppo e perde rimontato dal Frosinone.

Riassunto di una folle partita di calcio. Dopo quaranta minuti di gioco, sembra esserci una sola squadra in campo. Che domina e gioca un calcio piacevole. In vantaggio per due reti a zero, avrebbe pure le occasioni per chiudere definitivamente la contesa e rientrare a casa con un sorriso a trentadue denti.

Un’ora dopo, se le premesse non cambiano, cambia però il punteggio. Con cinque tiri, gli avversari segnano tre gol e ribaltano la situazione. Chiamatelo cinismo, chiamatela beffa, ma la sostanza non cambia. Il Chievo a Frosinone perde immeritamente un’altra partita e altri punti sulla strada verso l’alta classifica, che oggi appare un po’ più lontana.

RISULTATO AMARO. Il fatto è che Leverbe e compagni anche a Ciociaria hanno dimostrato di valere e semmai di avere le potenzialità per potersi rimettere in cammino. Il tre a due subito in rimonta amareggia e oggi ridimensiona solo nello stato d’animo una compagine che “conquista” quando si distende in fase d’impostazione, ben messa in campo sempre e comunque. A proposito: ancora una volta le scelte di mister Aglietti sono state vincolate dalle assenze pesanti tra i titolari.

Nonostante la mancanza di ObiFabbroCiciretti e Renzetti, con Šemper prudenzialmente in panchina, l’undici gialloblù è sembrato una spanna superiore alla squadra di Nesta. Il punteggio al novantesimo si potrebbe riassumere nei volti dei giocatori al fischio finale. In entrambi gli schieramenti, una buona dose di incredulità è sembrato essere il sentimento prevalente ad emergere.

DOMINIO TERRITORIALE. Ai suoi “Aglio” aveva chiesto attenzione, concentrazione e “cazzimma”. Invece anche stavolta i gialloblù escono dal campo dovendo fare i conti con uno score beffardo, ancor più crudele nella forma e nella sostanza di quello registrato contro Pordenone e Lecce. Questione di testa, sorte o “cinismo”? I numeri e l’atteggiamento dicono che Palmiero e soci con qualità e sostanza, di certo a testa altissima, hanno gestito almeno la gara per tre quarti del tempo e con autorevolezza la stavano – a avrebbero dovuto – chiuderla.

Hanno sovrastato gli avversari in fase di possesso e nel predominio territoriale. Le statistiche delle occasioni da gol (14 a 5 i tiri verso la porta avversaria) documentano e supportano una chiave di lettura: quel manca sono i gol a favore, che incidono per paradosso più che quelli subiti. Tra cui, il mancato annullamento del gol di Ciano, viziato da azione in fuorigioco, che comunque ha pesato sull’economia della gara come una sorta d’involontaria ciambella di salvataggio per Brighenti e compagni.

IL GOL CHE MANCA. Il punto focale per ottenere il salto di qualità che la formazione meriterebbe è noto. La scarsa percentuale realizzativa rispetto alla mole prodotta a Frosinone è rappresentata dalla prova di Canotto e Garritano.

Per un’ora sono stati i match-winner e anima di un Ceo che dagli esterni riesce ad essere creativo e potenzialmente pericoloso ma che stenta a trovare nel reparto offensivo quello stesso cinismo e letalità mostrata, ahinoi, da Novakovic.

#FrosinoneChievo 3-2

(Foto Ufficio Stampa Frosinone Calcio)

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Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.