Chievo v Roma – Dentro il Chievo: Silvano Danese

Venti anni prima di Maurizio D’Angelo, un trentennio in anticipo rispetto a Sergio Pellissier, insieme al mitico Bruno Vantini la ‘bandiera’ era lui. Silvano Danese, classe 1943, ha vestito il gialloblù per almeno tre lustri. Centrocampista, capitano, dalle parti del Bottagisio ha rappresentato per anni il prototipo del calciatore simbolo di quei valori che sono alla base dello sport a ogni livello: serietà, attaccamento ai colori sociali, voglia di vincere. E’ stato uno dei principali protagonisti degli anni ruggenti gialloblù, di un periodo storico che ha visto la squadra della Diga compiere i primi passi in avanti, verso l’alto. Con lui in campo il Ceo ha raggiunto il primo importante traguardo, l’ammissione al campionato di ‘Promozione’.

Una soddisfazione per chi ha come lui, tuttora nello staff gialloblù con l’incarico di magazziniere, ha trascorso la propria vita sportiva o quasi, nel Chievo… Da calciatore ho giocato in pratica dal 1958 al 1973, poi sono rimasto come allenatore dei ragazzini fino al campionato Esordienti. Più avanti ho fatto per tre anni l’accompagnatore della formazione Primavera fino a che, in Serie B, nel 1998/99, con Caso come allenatore, sono passato a Veronello con la prima squadra nel ruolo di magazziniere. Nella carriera da solo un anno non ho giocato qui. Accadde nel 1963/64 quando sono passato all’Audace ma per una sola stagione. Il debutto col Chievo è arrivato davvero da giovanissimo. La data è sugli annali: 18 gennaio 1959. Danese ha poco più che quindici anni e viene lanciato in campo nell’occasione. Affronta l’impegno senza paura su uno dei tanti campi caldi della ‘prima divisione’ dell’epoca, un campionato che oggi corrisponderebbe all’odierna ‘seconda categoria’. Finirà con una festa insieme ai compagni per una vittoria per 2-0 in trasferta ai danni dell’Olimpia. Com’è stato rompere il ghiaccio quel giorno? Per me, nato e cresciuto a Chievo, è stato il coronamento del sogno di una vita. Da bambino seguivo sempre la squadra e andavo ogni domenica a vedere la partita. La mia aspirazione più grande era quella, prima o poi, di poter scendere in campo un giorno, indipendentemente dal campionato in cui avrebbe militato. Debuttare in prima squadra a quell’età per me fu un’emozione enorme. Ero ancora un bambino…rimasi in estasi per tutta la gara tanto che di quel giorno ho ricordi davvero annebbiati! Le cronache parlano di un successo in cui lei mise lo zampino, porgendo un assist coi fiocchi a bomber Vantini… Vantini era la nostra punta di diamante. Un centravanti potente, di quelli di una volta, che buttavano in rete ogni palla che gli capitava a tiro. Di testa poi era fortissimo. Si dice che anche lei comunque ogni tanto si togliesse qualche soddisfazione in attacco… E’ vero, segnare piaceva anche a me. Tre o quattro gol all’anno riuscivo sempre a farli. Uno di quelli che ricordo con maggior piacere lo feci al Pescantina. Era il 1970. La partita finì 2-2 e per noi significò la promozione in Eccellenza. Danese è ricordato da tutti come un combattente nato, dotato di cuore e cervello, leader nello spogliatoio e sul campo, sempre pronto a dare l’esempio, a lanciarsi nella battaglia. Non esageriamo – si schernisce – però è vero che la grinta non mi mancava… e ogni tanto ci scappava qualche squalifica… Quello che è sicuro è che quell’epoca non è paragonabile all’attuale, in tutti i sensi. A livello societario poi oggi il Chievo è davvero una delle realtà meglio strutturate dell’intero calcio italiano. Grandissima organizzazione e professionalità. Nell’ultimo decennio a Veronello ha conosciuto tutti i campioni che hanno vestito la maglia gialloblù. C’è qualche giocatore a cui è più affezionato? Devo dire che sono affezionato a tutti i ragazzi. Diventa piuttosto difficile fare una classifica di quelli a cui sono più legato, sarebbe ingiusto. Voglio fare una piccola eccezione per tre: Icio D’Angelo, Lorenzo D’Anna e Fabio Moro. Sono stati qui tanti anni, hanno fatto la storia di questa società. Come Danese, diciamo noi.

di Paolo Sacchi (Mondo Chievo 19)

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Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.