#ChievoJuve in pillole

C’è stato un minuto in cui #ChievoJuve avrebbe potuto diventare una partita epica. Una di quelle adorate da Gianni Brera, in cui l’intelligenza tattica e il cuore di chi è chiamato a difendere sembra riuscire prevalere sulle qualità tecniche e la sicurezza di chi dovrebbe attaccare. Quando scocca l’ora di gioco, con i gialloblù ordinati e determinati e – da mezzora – sotto di un uomo, Jaroszynski ruba palla a Bernardeschi in fase difensiva e mette il turbo. Vola settanta metri sulla sinistra e piazza il pallone in mezzo. Un cross lungo: il Chievo gioca a memoria e Jaro sa che dal lato opposto dell’area di rigore sta arrivando Cacciatore. L’Hunter incrocia di testa: la parabola fa sognare e battere i cuori del Bentegodi. Szczęsny si allunga. Intercetta. Si spegne l’illusione del gol del vantaggio. L’azione però non finisce qui. Cacciatore resta a terra: è stato travolto da Asamoah nella frazione di secondo successiva alla sua giocata. Quando si rialza – da solo – il gioco è già dalla parte opposta del campo. Il buon Fabrizio raggiunge l’azione, lamentandosi con il direttore di gara per il colpo ricevuto. Noncurante delle proteste, Maresca gli ordina di uscire dal campo. A quel punto il numero 29 gialloblù sorride allibito e raggiunge la linea laterale. Da lì la storia la conosciamo bene: gesto delle manette e la relativa espulsione. Una situazione viziata – a nostro parere – da un’errata valutazione. Se non proprio quella sul colpo alla schiena, quantomeno l’imposizione a Cacciatore ad uscire dal campo per poi rientrare. Il risultato è che il Chievo viene ridotto in nove, con tutto quello che ne consegue.

Un finale dunque che, almeno nei numeri, ha riportato la contesa su binari meno evocativi. La partita finirà incasellata tra le tante le due squadre in cui gli episodi sfavorevoli ai gialloblù ne hanno determinato l’esito. L’amarezza però stavolta va a braccetto con una considerazione positiva: il Chievo di Maran visto ieri è stata la quintessenza dei motivi per cui in molti adorano questo sport e questo club. Nonostante le assenze, nonostante la sfortuna e le situazioni sfavorevoli, Hetemaj e compagni sono stati il manifesto vivente di orgoglio, cuore e compattezza. L’applauso al novantesimo – senza recupero – del pubblico del Bentegodi ai nove gialloblù reduci di una battaglia sportiva – impari – lo ha certificato. Per quanto si sapesse sarebbe stata dura, il Chievo ieri sera si è trovato inopinatamente protagonista di uno di quei videogiochi in cui per “conquistare il bottino” si devono superare una serie di “quadri”. Il problema è stato che, come nei videogiochi del genere, col passare dei minuti è salito il coefficiente di difficoltà. Ad ogni mezzora i gialloblù hanno perso una pedina in situazioni di gioco – o di non-gioco – su cui potremo dibattere per ore. Evitiamo di pigiare il tasto del vittimismo, per quanto la rilettura di entrambe le situazioni incriminate (il doppio giallo a Bastien e il rosso a Cacciatore) meriterebbero un approfondimento: l’amarezza al fischio finale però è proporzionale alla qualità della prestazione. Dainelli e compagni sono stati eccellenti: hanno saputo disinnescare Higuaìn e soci nella prima abbondante ora di gioco, metà della quale trascorsa in dieci. La Juventus a stento è sembrata in grado di scaldare i guanti di Sorrentino e i rimpianti sono tutti concentrati nella sensazione che il Chievo un punto da una gara come quella che era riuscito ad incanalare – fotocopia delle prestazioni con Napoli e Roma – avrebbe potuto portarlo a casa. In soldoni, abbiamo visto una squadra messa in campo in maniera efficace, attenta alla copertura del proprio territorio senza rinunciare a pungere, anche grazie al dinamismo dei due esterni. Ordinati, organizzati, determinati e sportivamente feroci, anche in inferiorità numerica i gialloblù hanno fatto sognare i propri tifosi. Non è bastato, almeno stavolta. Ma sanno che già da domenica prossima hanno la possibilità e il dovere di riprovarci.

Paolo Sacchi

(foto AC ChievoVerona)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.