Così lontani, così vicini

Andreotti diceva che «Il potere logora chi non ce l’ha». Zaia, De Luca, Emiliano e Toti sono stati abili comunicatori ma ancor più perfetti gestori della posizione di vantaggio da cui sono partiti. L’empatia e la costante presenza nell’emergenza-Covid e, in Liguria, del Ponte Morandi ha poi chiuso il conto.

Veneto e Liguria, Campania e Puglia non sono lontane solo sulla mappa. Un po’ come in fondo sono differenti i rispettivi presidenti regionali riconfermati nelle elezioni di domenica e lunedì scorso. A guardar bene però, Luca ZaiaGiovanni TotiVincenzo De Luca e Michele Emiliano, per quanto personaggi non assimilabili per mille ragioni, sono stati una sorta di gemelli diversi nella strategia percorsa. Nelle loro affermazioni c’è un sottofondo di elementi comuni rivelatisi decisivi a prescindere dal colore del partito o della lista che li ha sostenuti a convincere la maggioranza di sempre meno italiani che hanno esercitato il diritto di voto. Se la percentuale dell’affluenza è risultata ancora una volta mediocre (il 53% a Genova e dintorni e il 61% in Veneto) a conferma del distacco tra il Paese e le istituzioni, sul piano del percepito è stato un trionfo dei vincitori grazie alla gestione dell’emergenza e nella comunicazione.

Da un problema, i governatori hanno colto un’opportunità politica. L’esplosione del Covid-19 e, per Toti, del crollo del viadotto sul Polcevera, sciagure di cui non erano evidentemente responsabili, sono diventate elementi di marketing politico straordinari. Tanto centrali sul piano pratico ed emozionale quanto poi determinanti il giorno della scelta alle urne. Se è vero che la gravità delle rispettive situazioni ha agevolato investimenti di denaro pubblico e in termini di risorse umane eccezionali, la tempestività del loro coinvolgimento, l’empatia, l’attesa e poi l’efficacia delle loro azioni moltiplicata dalla visibilità quotidiana hanno valorizzato il loro lavoro e posizionato le loro figure nell’immaginario collettivo.

Mesi di conferenze stampa, incrociate all’attenzione riservata a coronavirus e ponte da parte delle televisioni e delle grandi testate giornalistiche, molto più che i social hanno alimentato in maniera più o meno subliminale un percepito di serietà e determinazione. Da Ventimiglia a La Spezia, a Treviso come a Salerno e nel Salento e a prescindere da qualsiasi pregiudizio iniziale, il cocktail di presenza e sostanza li ha rafforzati.

Come diceva Giulio Andreotti, «Il potere logora chi non ce l’ha». De Luca, Emiliano, Toti e Zaia sono stati abili comunicatori ma ancor più perfetti gestori della posizione di vantaggio da cui sono partiti e consentita dal ruolo ricoperto. Un’opportunità messa a frutto cavalcando l’esposizione mediatica soprattutto in tv, mezzo tuttora fondamentale per intercettare l’utenza nella politica. Nulla di nuovo, si dirà: è esattamente come un prodotto, quando dinamiche talvolta subliminali portano a definire la valutazione comparata di un brand rispetto ad un altro.

Dietro ai colori dei partiti e ai programmi, nelle rielezioni dei presidenti regionali di VenetoLiguriaCampania Puglia c’è la loro bravura individuale nel fare marketing politico. Hanno maneggiato con cura le situazioni eccezionali – anche sul piano emotivo – che gli sono capitate tra le mani. Le loro intuizioni e quelle dei loro uffici stampa, la ricerca dei canali corretti per parlare al loro segmento, una dialettica calibrata rispetto al territorio e all’elettorato di riferimento e un notevole pragmatismo hanno poi chiuso una partita in cui sono apparsi, in definitiva, senza avversari.

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.