Derby: ecco l’Hellas

All’asciutto di vittorie e con una classifica deficitaria, la vittoria dell’’Hellas per 1-0 sul Benevento è stata una fondamentale iniezione di morale per Pazzini e compagni. Alcuni segnali confortanti erano già arrivati sette giorni prima quando un clamoroso uno-due finale era valso un pareggio pesantissimo col Torino. Lunedì sera è andata ancor meglio, con i gialloblù capaci di ottenere un triplo risultato positivo: la prima vittoria in campionato ha consentito di saltare a piè pari fuori dalla zona a rischio e riportare l’entusiasmo nell’ambiente in vista del derby. Per quanto sia vero che nelle prime uscite stagionali la formazione di Fabio Pecchia abbia faticato parecchio, sarebbe un errore sottovalutare il calendario – impegnativo – affrontato finora da Nicolas e soci. Con la defezione inopinata di Antonio Cassano ormai alle spalle, il fisiologico adattamento alla massima serie – quello del centrocampista brasiliano Bessa, ad esempio –procede per gradi e le prime soddisfazioni stanno arrivando. Se gli elementi più esperti come il ritrovato Romulo – match winner col Benevento – per non dire di capitan “Pazzo” e Cerci in avanti, Heurtaux e Caceres in difesa, continueranno a trascinare elementi di prospettiva come i giovani attaccanti Verde e Kean, la stagione potrebbe svoltare al meglio. Per il derby probabile riconferma del 4-3-3 con Nicolas tra i pali, linea difensiva con l’ex juventino Caceres e il jolly tuttofare Fares sulle corsie esterne, Caracciolo e Souprayen in mezzo; a metà campo a dettare i tempi di gioco è Fossati, con Romulo a spingere a destra e Bessa a creare a sinistra, dietro le tre punte. Là davanti, la fantasia è garantita da Cerci e Verde, con Pazzini al centro dell’attacco.

IL CAPITALE UMANO. Pochi giri di parole: Alessio Cerci lo si può definire il colpo estivo dell’Hellas Verona. Grande tecnica, dribbling secco, potenza e proprietà balistiche sopraffine col suo mancino sono il suo biglietto da visita. Per le referenze, Giampiero Ventura – che lo ha cresciuto a Pisa e lanciato col Torino – potrebbe raccontare di un giocatore determinante, possibilmente se impiegato sul fronte destro dell’attacco. Tuttavia, qualche acciacco fisico ma anche, a onor del vero, un rendimento altalenante, col tempo gli hanno negato la possibilità di far parte in pianta stabile nel giro azzurro. Nonostante arrivi da un’amara ultima stagione con l’Atletico Madrid – 14 minuti giocati nella Liga – che aveva investito 14 milioni per il suo acquisto nel 2014, il curriculum e la voglia di riscatto lo rendono un giocatore da temere ogni volta che ha la palla ai piedi.

INNAMORATO PAZZO. La passione per il gol ce l’ha nel sangue. A trentatré anni Giampaolo Pazzini continua ad essere uno dei più temuti attaccanti della massima serie. Dopo essere stato decisivo nell’immediata riconquista dell’Hellas della serie A, l’ex bomber di Atalanta, Fiorentina, Samp, Inter e Milan si è candidato a guidare il club scaligero nella caccia alla salvezza. Le frizioni estive sembrano sopite: il “Pazzo” è così tornato a ricoprire il suo ruolo al centro del fronte offensivo e a offrire il suo contributo sia in termini di leadership che realizzativi. A dieci anni dalla tripletta con la maglia azzurra del’Under-21 che inaugurò il nuovo stadio di Wembley, il suo istinto sotto rete – specie nel gioco aereo – non è mutato col tempo, così come la capacità di far da sponda coi compagni e garantir loro assistenza nella costruzione del gioco.

GENIO E SREGOLATEZZA. Cognomen omen? Chissà. Certo è che Moise Kean, a neppure 18 anni sulla carta d’identità, si è già ritrovato addosso la targa di “genio e sregolatezza” riferita all’omonimo istrionico attore teatrale inglese d’inizio ‘800. Chi invece lo ha definito un potenziale “nuovo Balotelli” – peraltro suo calciatore preferito – ha colto diverse analogie con l’attaccante del Nizza. Non solo le origini africane – Moise è nato in Piemonte da genitori ivoriani – ma anche ruolo, velocità, fisicità e qualità tecniche. Anche se la disciplina tattica non è ancora al top, il giovane cresciuto nel vivaio della Juventus si è già mostrato in grado di coprire differenti posizioni nel fronte offensivo: che prediliga l’interno dell’area di rigore lo testimoniano i due gol decisivi in otto presenze in A.

Paolo Sacchi

(#MondoChievo #4; riproduzione riservata)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.