I soliti noti

Com’è la serie A vista dall’alto? L’asticella delle aspettative verso il Napoli di Maurizio Sarri è arrivata al massimo livello. L’andamento della stagione spinge inevitabilmente a sognare in grande: capolista in campionato, Hamsik e compagni sembrano avere tutti i presupposti per poter riportare lo scudetto sotto il Vesuvio. Gradevole agli occhi, la qualità del gioco espresso dagli azzurri sta deliziando i palati fini del pubblico del San Paolo. Gran bel successo in una città che con la mente e il cuore pensa ancora a Diego Maradona e che ha applaudito i propri giocatori usciti a testa altissima dalla rocambolesca partita casalinga contro il Manchester City. Una sconfitta che con ogni probabilità costerà l’uscita di scena nella massima competizione continentale ma che non toglie nulla rispetto alle potenzialità di una compagine bella da vedere quanto efficacie sul campo. Un undici che si affida a un’arma tanto poco segreta quanto imprevedibile – il proprio tridente d’attacco, il più letale della serie A. Premesse eccellenti con un unico punto interrogativo legato alla potenzialità complessiva della rosa, soprattutto in difesa e nel settore offensivo. Se la panchina – nel senso del tecnico – è in ottime mani, le alternative – di uomini – dalla panchina ad oggi non sembrano dello stesso valore dei titolari. Mettiamola così: a giudicare dai punti in classifica finora il problema non ha inciso per nulla.

L’undici partenopeo appare come una macchina perfetta, dalla testa ai piedi (buoni) dell’attacco. Tra i pali il carisma di Reina comanda una linea a quattro, fino al match di Champions League formata da Hysaj, Albiol, Koulibaly e Ghoulam. Con l’infortunio ai legamenti del fortissimo esterno franco-algerino, il tecnico dovrà necessariamente rivoluzionare la disposizione della struttura abituata a difendere alta seguendo il movimento della palla e non quello degli avversari, in un classico copertura della zona. Le caratteristiche tecniche indicherebbero Mario Rui quale sostituto naturale di Ghoulam. Il portoghese in campionato ha alle spalle solo quattro minuti di gioco, dunque – almeno nel match contro il Chievo – non è un’ipotesi remota quella che vedrebbe Sarri puntare sull’esperienza di Maggio, che finirebbe a destra, dirottando così Hysaj a sinistra.

In una squadra in cui il palleggio è preferito alle verticalizzazioni, a uno dei tre centrocampisti Sarri affida la regia e la gestione dell’equilibrio tattico, mentre gli altri due forniscono un supporto sia in interdizione che negli inserimenti offensivi. Se una maglia da titolare e la fascia da capitano spettano di diritto a Hamsik, il coordinamento dell’azione di gioco dovrebbe favorire il metronomo Jorginho con Allan a supporto, giocatore in grado di sostenere le due fasi di gioco, con Diawara e Zielinski capaci di offrire alternative nei novanta minuti.

In avanti, ormai archiviata l’assenza per infortunio del centravanti Milik almeno fino a gennaio, il trio delle meraviglie Callejon, Mertens e Insigne assicura gol e soluzioni spettacolari. Classe e fantasia al potere: occhio ai tagli verrebbe da scrivere, ma in realtà sono giocatori in grado di inventare soluzioni vincenti in qualsiasi situazione.

IL COMANDANTE. Una questione d’amore: così un giorno Maurizio Sarri ha lasciato il lavoro d’impiegato per dedicarsi alla carriera da allenatore. Il calcio italiano gliene sarà grato: “vecchio stampo” per certe modalità quanto innovatore per molte altre, il tecnico partenopeo ha portato una nuova filosofia attraverso una visione tattica che arriva da lontano.  Partito dalle serie dilettantistiche, napoletano d’origine ma cresciuto in Toscana, Sarri ha scalato la montagna dalla base fino ad arrivare, a 55 anni, in serie A con l’Empoli. Il suo approdo al Napoli ha silenziato ogni dubbio sulle sue qualità, anzi celebrando il trionfo del “sarrismo”: una filosofia di gioco sviluppata attraverso una sincronia perfetta, in cui la squadra resta cortissima e va in pressing nei periodi di possesso degli avversari. Chi lo conosce bene ne enfatizza la sua maniacale attenzione ai dettagli: se il Napoli è in testa alla serie A, è anche per questo motivo.

L’UOMO IN PIÙ. All’anagrafe è registrato come Jorge Luiz Frello Filho ma tutti lo conoscono come Jorginho. Il suo cognome rivela le origini italiane – vicentine, per l’esattezza – mentre  veronesi  sono molti dei suoi migliori amici. Nato quasi ventisei anni fa a Imbituba, nel Brasile del sud, da bambino sognava di diventare il calciatore. Le partitelle sulle spiagge di Santa Catarina sono ormai un dolce ricordo: la lunga trafila nelle scuole calcio locali, tra sacrifici di ogni tipo, si è conclusa con l’approdo nel Veneto dei nonni. Qui “Giorgio” ha spiccato il volo: Sambonifacese, Hellas e infine Napoli lo hanno consacrato tra i migliori registi della sua generazione. Le statistiche parlano chiaro: è uno dei centrocampisti più efficaci della serie A per palloni giocati e passaggi concretizzati: chissà che non lo diventi presto anche con la maglia azzurra della nazionale italiana.

Paolo Sacchi

(Mondo Chievo #6)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.