Step by Stepinski

Controllo, tiro e gol: segnare al debutto con una nuova maglia è il massimo per un attaccante. Prima della rete di Stepinski al Cagliari, in A col Chievo c’era riuscito un campione come Oliver Bierhoff, oltre a Davide Moscardelli, Simone Perrotta e Massimo Marazzina: tutti giocatori che hanno lasciato il segno. A Mariusz sono bastati pochi minuti di gioco per mostrare le qualità che a vent’anni gli hanno permesso di entrare nel giro della Nazionale polacca: un biglietto da visita niente male.

Mariusz, un esordio coi fiocchi a Cagliari, un quasi-gol al Sassuolo e una bellissima rete nel derby annullata dal Var per una questione di millimetri. Ti aspettavi che la tua esperienza in gialloblù iniziasse così bene?

È stato davvero bello debuttare così, con un gol importante per la squadra. Uno dei miei compiti è mettere la palla in rete, pertanto è ovvio che mi abbia fatto piacere riuscirci già alla prima partita. Però bisogna subito guardare avanti e dunque non pensare alle reti realizzate ma a quelle che segnerò. Per questo mi spiace non aver concretizzato l’occasione che ho avuto col Sassuolo.

Sei arrivato a Verona poco meno di due mesi fa: troppo presto per un bilancio ma non per raccontarci le tue prime sensazioni.

L’impatto iniziale è stato molto positivo. Nello spogliatoio ho trovato tutti ragazzi disponibili ad aiutarmi. Questo ha facilitato e velocizzato l’ambientamento. Ad esempio, non ho avuto problemi linguistici, al di là che sto imparando l’italiano. Con Sergio Pellissier parliamo in francese, con i compagni che vengono dai paesi dell’est europeo comunichiamo in inglese. Insomma, tutto procede benissimo. Per quando riguarda l’aspetto calcistico, credo che il Chievo sia l’ambiente ideale per un giocatore come me che vuole migliorare quanto possibile. Sono giovane e dunque penso ad allenarmi bene e a cercare di giocare quanto più possibile.

Oltre a quella del Chievo ultimamente stai anche vestendo un’altra maglia prestigiosa: quella della Polonia. Che effetto ti fa essere una possibile alternativa a gente come Lewandoski e Milik?

Giocare in nazionale è come realizzare un sogno. La settimana scorsa sono stato tre giorni in ritiro con la squadra per l’ultima gara contro il Montenegro. È stata una bellissima esperienza. Due anni fa avevo preso parte all’Europeo, ma ora che siamo già qualificati per la fase finale della Coppa del Mondo spero di giocarmi la possibilità di andare in Russia. Poter partecipare ad un mondiale è il top per un giocatore. Sarebbe meraviglioso esserci.

Ora sei in serie A: è il palcoscenico giusto per metterti in mostra?

Sicuramente. So anche che per essere convocato devo dare il massimo, giocare e segnare quanto possibile con questa maglia.

Chi o cosa ti ha impressionato maggiormente del Chievo?

È difficile rispondere. Nel senso che è impossibile indicare un solo nome o un aspetto specifico. Ho trovato un bel gruppo in un club ben organizzato. Vedo grande professionalità in tutto l’ambiente.

Il tuo paese nel calcio ha sfornato diversi grandi giocatori. Avevi un idolo quando eri piccolo?

In Polonia non c’è bambino che non abbia Lewandoski come punto di riferimento o non sogni di diventare bravo come lui. D’altronde è un giocatore straordinario. In nazionale ha battuto ogni record. Dirò di più: lui è l’idolo di tutti, inclusi i calciatori professionisti nella prima divisione.

In Italia il calciatore polacco più famoso è stato ZIbi Boniek. Lo hai mai conosciuto?

L’ho incontrato recentemente durante il ritiro con la nazionale. È un grande. Abbiamo parlato della mia scelta di venire al Chievo, e lui era molto entusiasta. Mi ha detto che Verona è una città bellissima, che mi sarebbe piaciuto tanto stare qui.

Al tuo arrivo qui hai trovato Jaroszyński: una bella sorpresa?

È stata una fortuna trovarlo qui. Pawel ed io ci conosciamo dai tempi dell’Under-21 polacca.  Parliamo la stessa lingua: è chiaro che sia un aspetto che agevola entrambi e che ci si aiuti a vicenda in questa nuova esperienza comune.

Hai ventidue anni e sei alla terza esperienza in un paese straniero. Nessuna nostalgia di casa?

Non vivo più a casa da nove anni, che è un tempo notevole. Da bambino frequentavo una scuola calcio che era situata cento chilometri da casa. Già allora vivevo lontano dai miei genitori. Poi sono stato un anno a Norimberga in Germania e uno a Nantes, in Francia. Dunque non posso dire di sentire la mancanza dei miei, per quanto, ogni volta che posso, torni a trovarli. Anche se mi sono abituato alla distanza, devo dire che mi piacerebbe poter stare più spesso con Marcin, il più piccolo dei miei due fratelli. In ogni caso, ci sentiamo tutti i giorni, anche più volte. Ha nove anni e ovviamente gioca a calcio. A lui però piace stare in porta. Mio fratello maggiore Krzysztof invece è attaccante come me. Al momento milita nella quarta divisione polacca. Quando siamo tutti a casa immancabilmente ci sfidiamo.

Che tipo è Mariusz fuori dal campo da gioco? Qualche hobby?

A dire il vero, la mia vita gira intorno al calcio, che è in cima alla lista dei miei pensieri. In Polonia andavo spesso al cinema con la mia ragazza ma qui è un po’ più complicato perché i film sono solo in italiano. Così mi guardo alcune serie sull’iPad, come “Narcos”, ad esempio. Un’altra cosa che adoro fare è andare a pesca. Mi diverte e mi rilassa..

Entriamo nel privato: sei fidanzato?

Si, con Karolina, che mi ha seguito anche qui in Italia. Siamo insieme da quattro anni e ed è una persona fondamentale: mi consiglia, mi aiuta e sostiene quando le cose non vanno per il verso giusto e festeggiamo insieme quando le partite finiscono con una vittoria. Se le piace stare a Verona? Certo, anche lei è molto felice di essere qui.

Ci hai raccontato della tua passione: “pescare” una bella rete contro il Milan farebbe felici i tifosi.

A me piace segnare sempre. Ancor di più se accadesse contro un’avversaria così famosa. Se avrò la possibilità, proverò a “pescare” un gol anche per loro. Me lo auguro proprio.

Paolo Sacchi

(Mondo Chievo #5, riproduzione riservata)

Mariusz

(Foro Renzo Udali / AC ChievoVerona)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.