El Pizarro saltado – Cronache dal Perù /1

Al ristorante, prima di ordinare, è buona prassi chiedere consigli al cameriere. Vale ovunque, ancor di più a Lima, capitale del Perù. Alla domanda su come fosse il lomo saltado, il nostro chi ha risposto con assoluta certezza: «Espectacular!», ha risposto con fantastica enfasi. Aveva ragione, era davvero eccellente. Per molti versi il Perù appare davvero espectacular non soltanto per la cucina e l’ottima carne. Eccezionali sono le persone, le loro storie, i paesaggi, flora e fauna, le città e i siti archeologici tra i quali Machu Picchu vale da solo il viaggio. In senso più ironico, a loro modo spettacolari sembrano essere politica e sport locali. Se sulla prima evitiamo inutili generalizzazioni o analisi superficiali, merita un approfondimento l’attualità dello sport locale, che in definitiva si circoscrive al calcio (il Perù è davvero un paese monoculturale). Qui si entra in un ginepraio in cui non mancano gli aspetti per così dire curiosi. Una riserva di vicende in stile Cialtronia tanto da chiederci quanti libri avrebbe potuto scrivere il Direttore di Indiscreto se fosse nato da quelle parti. Già i risultati della nazionale (la selecciòn che fu di Cubillas, Barbadillo e Oblitas è tracollata in 89a posizione del ranking FIFA, tra il Sudan e lo Zambia) e il poco entusiasmo che sembra generare il Campionato – nuovamente ristrutturato – potrebbero bastare a rendere l’idea dell’andazzo, ma quello che emerge è che nel calcio peruviano sia in atto una contesa totale a ogni livello. Tutti contro tutti.

A colpi di «È lui che si deve vergognare» da un anno e mezzo prosegue lo scontro tra Claudio Pizarro e Manuel Burga, presidente della Federazione calcistica Peruviana (FPF). Il centravanti del Werder non gioca in nazionale, o meglio non viene più convocato, a causa di un braccio di ferro che lo ha portato a ricorrere al TAS di Losanna contro la propria federazione. L’accusa è stata quella di aver organizzato una festa fuori programma direttamente in albergo (in effetti è più comodo) mentre la squadra era in ritiro prepartita in vista di un match col Ecuador. Per la serata all’Hotel Golf de los Incas” nel novembre del 2007, partecipanti alcuni compagni della nazionale (Farfan, Acasiete e Mendoza, tutti militanti all’estero) e alcune “amiche”, il quartetto ha beccato un multone oltre che una sospensione per 18 mesi dalla nazionale. Vinto il ricorso, il capitano della selecciòn non è stato più convocato ma nel frattempo non le ha mandate a dire al presidente della FPF, che ha definito un personaggio “sinverguenza”. Nel frattempo Pizarro è pure stato coinvolto dalla giustizia del suo Paese nel caso dell’agenzia Image, di cui sarebbe il maggior azionista. In attesa di sviluppi, sarebbe accusato di “fare pressione” sulle convocazioni in nazionale di alcuni elementi, ma soprattutto di riciclaggio ed evasione fiscale per le operazioni realizzate dalla stessa società che gestisce i trasferimenti di giocatori peruviani all’estero. Espectacular, insomma.

2. Non sembra se la passi meglio il “rivale” di Pizarro, Manuel Burga, presidente della FPF, già sospeso dal ministero dello sport in quanto accusato di varie irregolarità, corruzione, varie ed eventuali. Decisione mai rispettata da Burga e contrastata dalla FIFA che da parte sua lo ha appoggiato, anzi minacciando il governo peruviano di escludere ogni formazione del Paese andino dalle competizioni internazionali nel caso fossero proseguite le ingerenze politiche sulla gestione della federazione. Attualmente è bersagliato dalla Associazione Calciatori (Agremacion), che si è radunata al Marriott di Lima, e ha minacciato di rifiutare ogni convocazione in nazionale a partire da agosto da parte di tutti i calciatori peruviani, ottenendo il supporto anche di quelli militanti all’estero e il boicottaggio del torneo 2010se il presidente non si dimetterà, presentando un piano di 40 punti per ristrutturare il futbol del paese. Progetto in cui verrebbero anche cambiati i meccanismi d’elezione (in cui i voti dei 25 dipartimenti regionali dilettantistici valgono quelli dei club professionisti) e in cui i giocatore avranno più voce (e voti) in capitolo.

3. In una lotta per il potere che si sviluppa a colpi di dichiarazioni feroci, a difesa di Burga in settimana è sceso in campo José Mallqui, politico del partito cristiano democratico nonché presidente dello Sport Ancash, membro della commissione Sudafrica 2010 e considerato il delfino e possibile successore del presidente. A Mallqui, in passato sospeso quattro anni (poi amnistiati) dalla Commissione di Giustizia della FPF nel 2007 riguardo l’emissione  assegni scoperti nel pagamento di contratti di alcuni giocatori, non manca l’ironia e, dopo aver definito “vulgar perro” il proprietario del Cienciano Juvenal Silva (anch’esso politico e pure anch’esso membro della commissione SA2010), schieratosi contro Burga, ha voluto precisare la sua opinione circa l’Agremacion e Pizarro. Ironico, dicevamo, sul fatto che l’Assocalciatori sia costretta a radunarsi in un hotel non disponendo di una sede propria (“con tutti i soldi che guadagnano, non hanno nemmeno un luogo dove radunarsi”), e che abbia da sempre taciuto sull’indisciplina dei suoi protetti, come nel caso del Hotel Golf. Circa l’assenza di Pizarro dalla nazionale, ha commentato. “quando in passato ha giocato per il Perù è sembrato che dalla Germania ci abbiano inviato un clone, visto che quando è qui non produce mai nulla di buono”. Chiedendosi infine come si può scioperare quando si è trattati da star, soggiornare nei migliori hotel, e guadagnare quantomeno un bonus di duemila dollari a partita in maglia biancorossa pur perdendo. Ovvero, visti i risultati, praticamente sempre.

4. Mallqui, già censore di in un altro caso d’indisciplina con al centro il tecnico Uribe durante una trasferta in Giappone (che costò il posto all’ex giocatore del Cagliari), non avrebbe potuto immaginare quello che, nel novembre 2007, ha dato vita a una dei principali casi (ci verrebbe da scrivere “telenovela”) giornalistico/sportivo/processuale della recente storia del Paese. Quella che ha coinvolto Paolo Guerrero, forse il giocatore più famoso della nazione, e Medina Magaly, regina del gossip peruviano (in pratica una versione agguerrita di Silvana Giacobini). Velocemente: la Magaly, nel suo programma Medina TeVe, mostra delle foto scattate dalla sua troupe. Asserisce che ritraggono il centravanti dell’HSV la sera prima del match col Brasile, di notte, in un “locale notturno” (il TGI Friday’s) con la modella Fiorella Chirichigno. Guerrero invece contesta la versione della giornalista. Anzi dice che si, si era visto con la ragazza, ma semmai due sere prima, sicuramente non di notte e comunque col permesso dell’allenatore. Se nel nostro piccolo ci saremmo accontentati di essere usciti con la señorita da competizione indipendentemente dal giorno, Guerrero invece s’incazza e denuncia la Magaly per diffamazione. Al processo, entrambi restano fermi nelle loro versioni. Il vantaggio di testimonianze e prove a favore determina l’esito che si chiude con la sentenza di incarcerazione (incarcerazione, abbiamo scritto bene) per la giornalista che finisce in cella nell’ottobre scorso. Ci resta per poco meno di tre mesi dei cinque previsti, giusto il tempo di scrivere un libro sulla sua esperienza dietro le sbarre e lanciato sul mercato la settimana scorsa. Il tutto mentre l’avvocato di Guerrero chiede che la pena venga incrementata qualora la Magaly in futuro si dovesse occupare delle vicende personali dell’attaccante. Dubitiamo che lo farà.

5. Per Guerrero non è certamente un periodo fortunato con la nazionale. Rientrato recentemente dopo aver scontato sei turni di squalifica, abbiamo letto che prima dell’ultimo ritiro in previsione del recente doppio impegno contro Ecuador e Bolivia – altre due sconfitte  – si sarebbe radunato con i compagni per spiegare che la dichiarazione di “poca competitività della squadra a livello internazionale” non sarebbe dovuta alla loro qualità come i giornali hanno scritto male interpretando le sue dichiarazioni. Ma soprattutto, nel dopopartita seguito alla sconfitta interna con l’Ecuador di domenica scorsa, Guerrero ha dichiarato davanti alle telecamere che una delle cause della sua cattiva forma è l’imitazione con cui il comico Carlos Álvarez lo interpreta nel programma televisivo “El Especial del humor”, che gli farebbe perdere di concentrazione. Per chiarire: nel personaggio “Paolin lin lin” viene rappresentata una versione, come dire, un po’ effeminata, del bomber, che nella realtà gode di un’immagine tra il macho/modello sciupa femmine e la popstar. Nel botta-e-risposta tra i due, Guerrero avrebbe pure affermato che siccome Alvarez è gay non è giusto che tutti i suoi personaggi debbano per forza esserlo. L’incidente però fortunatamente stavolta s’è chiuso a tarallucci, o meglio, porcellino d’india e vino poche ore dopo con una pax televisiva davanti alle telecamere in un programma serale di grande ascolto, dove il comico aveva prontamente invitato il calciatore per un chiarimento.

6. Potrebbe anche bastare, ma non possiamo tralasciare un’ultima recentissima vicenda legata ai tifosi e alla mentalità ultrà che tanto va di moda nei paesi latini. Se è “normale” che talvolta i giocatori facciano capolino al campo d’allenamento per “ricordare” ai loro idoli di impegnarsi di più e onorare la maglia (ultimo in ordine di tempo il portiere dell’Alianza Lima, Enrique Bologna, dopo una prestazione non all’altezza contro il San Martín), il caso attuale riguarda alcuni striscioni. In pratica si sospetta che diversi stendardi appartenenti agli ultrà dell’Universitario di Lima siano stati venduti da qualche poliziotto ai fans dell’Alianza, rivali storici dell’U, dopo averli sequestrati durante un rastrellamento a casa di un capo-tifoso dell’U nell’ambito di un’operazione antidroga. Gli striscioni, spariti appunto dalla casa di uno dei leader della “Trinchera Norte”, gruppo fra i più duri della tifoseria universitaria, sono ricomparsi nel corso di una partita dell’Alianza, esposti a testa in giu, che da quanto abbiamo decodificato il gesto è considerato il massimo sgarro possibile. Oltre a essere diventato un caso politico, con annesse indagini interne alla polizia: (Depor.pe sostiene che le bandiere sarebbero state vendute da un poliziotto agli ultrà del “Comando Sur” dell’Alianza per 9mila Sol), ci sarà da gestire lo stato di allerta tra le due tifoserie, dopo la “dichiarazione di guerra totale” comunicata dalla Trinchera Norte verso gli avversari, manifestando l’intenzione di essere disposti a tutto per andarle a recuperare. Sempre che non si trovi una soluzione, esca fuori la verità o magari che nel frattempo vengano restituite. Staremo a vedere. Comunque, espectacular

di Paolo Sacchi (in esclusiva per Indiscreto).

Guerrero

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.