Il treno di Djordjevic

Che sia un colpo, non ci sono dubbi. Che abbia voglia di riscatto, nemmeno. La conferma della firma di Filip Djordjevic con il Chievo è un’ottima notizia. L’attaccante serbo è l’ideale sostituto di Roberto Inglese in un ipotetico scacchiere di Lorenzo D’Anna, a prescindere dal modulo. Cercato e voluto da Giancarlo Romairone, il giocatore ha posto la sua firma sul contratto (triennale, per la cronaca) con grandi aspettative da parte di entrambi.

L’operazione riporta la mente all’estate di diciotto anni fa, quando a Verona sbarcò Oliver Bierhoff. Un giocatore di alta fascia che vede nel sodalizio gialloblù il contesto da cui può rilanciare la propria carriera. Così come avvenne nel caso del panzer tedesco, l’ex attaccante di Lazio e Nantes arriva motivato e fisicamente integro: classe 1987, nel suo bagaglio c’è un’ottima dose d’esperienza (anche con la nazionale serba) e le caratteristiche di centrattacco solido che sa manovrare, creare spazi quanto curare gli inserimenti dei compagni. Stazza e fisicità in avanti sono garantite, così come agilità e capacità di far da sponda. Per intenderci, non è un bomber nel termine classico del termine, bensì un numero nove che conosce bene la mappa dell’area di rigore, sa farsi spazio e rendersi pericoloso. Insomma, visto in prospettiva potrà giocare al centro della linea avanzata supportato dai Giaccherini e Birsa della situazione, piuttosto che in coppia con Stepinski.

Voglia di riscatto, dicevamo. Superato nelle gerarchie biancocelesti, Djordjevic ha vissuto un’intera stagione da spettatore con un piccolo-grande rimpianto legato al passato recente. Un’effetto sliding doors in cui la componente fortuna ha giocato un ruolo non secondario. Riavvolgendo il nastro, torniamo alla finale di Coppa Italia 2015 tra Juventus e Lazio. Partita tiratissima, incollata sul punteggio di uno ad uno. A sette minuti dal termine, Stefano Pioli toglie Miro Klose e mette in campo il nuovo acquisto del Chievo. Il suo buon impatto sul match non però cambia il punteggio e la gara va ai tempi supplementari. Quando il treno della gloria passa, Djordjevic sarebbe anche sul binario giusto nel momento giusto. Peccato però che non riesca a salire. Colpa della dea bendata che gli tira un brutto, bruttissimo scherzo. Cos’è accaduto? Al quarto minuto del primo tempo supplementare, ricevuta palla ai venti metri dalla porta bianconera, Filip spara a rete senza pensarci due volte. Il suo sinistro è perfetto: gira in maniera sublime e sembra destinato ad andare a segno. Storari è battuto: la parabola conduce il pallone sul palo interno alla sinistra del portiere. Mentre Djordjevic è pronto a esultare, la sfera prima rimbalza sul palo, poi attraversa la porta per cozzare sulla base del montante opposto. A quel punto cambia ancora direzione: gira ancora e rimbalza in campo, soffocando l’urlo di gioia, sua e dell’Olimpico. La legge del gol in questo caso è durissima: neanche tre giri di lancette e la Juve va a segno con Matri. Con quel gol vincerà la coppa per 2-1 relegando il doppio palo di Djordjevic alla cronaca e non agli annali della storia della competizione. Quel “treno” finito sul doppio palo probabilmente avrebbe cambiato la sua carriera e lo avrebbe trasformato in uno dei miti della storia della Lazio. Mettiamola così: Djordjevic è in credito con la sorte. Chissà non lo riscuota proprio dalle parti di Verona Porta Nuova.

Paolo Sacchi

(foto AC ChievoVerona)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.