Incubo gialloblù

Clamoroso a Castellammare: come nella gara d’andata, il Chievo viene rimontato dalla Juve Stabia e finisce per buttare al vento altri tre punti

Prendersi a pizzicotti o chiedere di essere svegliati non è bastato. La rimonta-bis della Juve Stabia ai danni del Chievo non è stata frutto dell’immaginazione o di un incubo notturno causato da una cena eccessiva. Come nella serata di Santa Lucia al Bentegodi, il Chievo si fa recuperare il vantaggio di due reti fino a perdere 3-2 contro le “Vespe” di Fabio Caserta. A Castellammare quel che è avvenuto sul terreno del “Romeo Menti” corrisponde al vero, per quanto, ancor a distanza di qualche ora, appaia incredibile.

Di solito si resta senza parole quando si è travolti dalla meraviglia o dalla delusione. Così resta difficile commentare il remake della gara d’andata in cui i campani ribaltano un confronto virtualmente chiuso. Chiuso – apparentemente – sul piano tecnico e psicologico: fino al rigore che riapre il match ad un quarto d’ora dal termine tra le due compagini sembra non esserci più partita. I padroni di casa mettono in campo corsa e volontà, doti che alla lunga faranno la differenza ma che fino al minuto settantacinque sembrano insufficienti a farli competere con un Chievo sornione e superiore sul piano della qualità complessiva.

Le squadre schierate in campo (Checcucci)

Invece avviene l’impensabile, in un contesto che forse neppure un incallito bookmaker britannico avrebbe avuto la sfrontatezza di scommetterci sopra. Una sorta di blackout assoluto trasforma cinque minuti di gioco effettivo – avvenuto tra il penalty del 1-2 alla mazzata finale di Mallamo che vale il sorpasso – in un supplizio per Adrian Semper e compagni. Da due azioni e mezza nascono tre gol. L’ingenuo mani di Giovanni Di Noia, da cui scaturisce la massima punizione convertita da Francesco Forte, crea un effetto esplosivo: I padroni di casa iniziano a crederci, gli uomini di Aglietti vanno in trance dopo aver avuto la possibilità di chiudere il match puntando sulla velocità nelle ripartenze di un Emanuel Vignato in vena (più a suo agio a sinistra) e il buon impatto iniziale di Damir Ceter.

Inesperienza, rotazioni limitate e forzate dalle assenze, infortuni, fiato corto e gambe molli nel finale, mancanza di cinismo in attacco (i due gol di Filip Djordjevic sono peraltro figli di topiche difensive stabiesi), inopinabili buchi difensivi, sfortuna e qualche mancato fischio arbitrale: tutto può aver inciso ma a prescindere da qualsiasi analisi, dagli alibi e dai punti di vista, è inverosimile ri-perdere tre punti dopo una gara dominata e controllata per larghissimi tratti e in cui gli avversari campani hanno risposto con le due armi a disposizione: grinta e coraggio.

L’infortunio tendineo muscolare di Emanuele Giaccherini, attualmente da valutare, consegna alla compagine di Alfredo Aglietti un bilancio da brividi. I gialloblù scivolano indietro di una posizione nella volata playoff, ora a tre lunghezze dal Pisa ottavo. Venerdì prossimo il derby veneto con il Cittadella diventa decisivo in un momento in cui i risultati delle avversarie sembrano lasciare aperta un’opportunità. Per provare a strappare il biglietto per giocarsi le residue speranze di promozione servirà un filotto tutto sommato ancora possibile sulla carta. Si parte da un contesto complicatissimo sul piano del morale e delle certezze, ma venerdì serviranno al Chievo tre punti a prescindere. Anche perché, con la classifica che si accorcia alle spalle, dopo l’incubo di Castellammare di Stabia meglio non rischiare di farne materializzare altri.

(Foto ufficio stampa Juve Stabia per concessione AC ChievoVerona)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.