La carica di Nenad

Il gergo calcistico “farsi trovare pronto”, nel caso degli ultimi arrivati in casa gialloblù, non è certo una frase fatta. Un esempio? Nenad Tomović. In una settimana, in tre gare – su tre – da titolare ha mostrato tutti i motivi per cui Giancarlo Romairone l’ha voluto al Chievo. solidità, esperienza e capacità d’interpretare differenti ruoli difensivi. Tanto da diventare da subito una certezza per Rolando Maran.

Che partenza, Nenad: dal tuo arrivo qui sono arrivati due pareggi ed una vittoria. Si può dire che Tomović è anche un porta-fortuna?

È stato davvero un buon inizio e ne sono felice. I risultati, certo, sono il frutto delle qualità di questa squadra. La conoscevo bene da avversario e ne ho sempre avuto un’ottima opinione. È vero: con Atalanta, Genoa e Cagliari abbiamo giocato un buon calcio. E non erano partite semplici: direi che siamo stati molto bravi ad interpretarle. Se poi dite che ho portato fortuna, ovvio, sono contento. Battute a parte, il merito di questa serie positiva è da condividere con tutti i compagni, per come abbiamo giocato. L’importante ora è proseguire così. Il campionato è ancora lungo.

Sei stato l’ultimo acquisto gialloblù del mercato estivo: a vederti in campo però sembra che tu faccia parte di questa squadra da sempre.

Da quanto sono arrivato ho subito cercato di integrarmi in un ottimo gruppo. Un aspetto importante delle prime settimane è aver potuto trascorrere tanto tempo sul campo con i compagni. Fin da subito ho avuto molte occasioni per allenarmi insieme alla squadra, il che mi ha permesso di imparare più velocemente i movimenti della difesa.

tiamo scoprendo le tua caratteristiche di jolly difensivo, in grado di giocare ovunque.

Al debutto con l’Atalanta sono partito da difensore centrale di destra, che è il ruolo che preferisco, anche se non ho problemi a giocare da esterno. Con l’infortunio di Massimo [Gobbi], il mister mi ha spostato sulla fascia: l’importante è dare sempre il massimo e rispondere alle esigenze della squadra.

Dei tuoi nuovi colleghi conoscevi già qualcuno?

Si, certo. Alcuni li avevo già affrontati da avversari e con altri sono stato anche compagno di squadra. Con Radovanović, ad esempio, abbiamo giocato nella Under-21 serba. Dainelli invece l’ho conosciuto al Genoa, nel 2009, alla mia prima stagione in Italia.

A proposito: sei in Italia ormai da nove stagioni. Non ti è mai mancata casa?

Anche se mia moglie e le mie figlie sono sempre qui con me, è naturale che si senta la mancanza degli amici d’infanzia e della propria famiglia. Quando possiamo torniamo volentieri in Serbia a trovarli. Devo dire però che siamo in Italia da tanti anni e ormai conosciamo e apprezziamo il vostro paese. Qui c’è tutto quel che serve per vivere bene e le persone sono cordiali e ospitali.

Nella zona della Serbia in cui sei cresciuto c’è un noto festival degli ottoni: come te la cavi con la musica?

È vero: il Festival di Guça è famosissimo. Lo conosco bene anche se quel genere musicale non è il mio preferito, anche se mi piace ascoltare tutta la musica. Soprattutto quella che va ora di moda in Serbia, una specie di folk in versione moderna.

Che tipo è Nenad fuori dal campo?

Sono sposato con Marija e abbiamo due figlie: Djina, che ha tre anni, e Julia, di quindici mesi più piccola. Per il resto, sono un ragazzo tranquillo a cui piace leggere. E cucinare: da quando vivo in Italia ho iniziato ad apprezzare la vostra cucina. Mi diletto con la pasta, ma il mio piatto preferito è il polpo ubriaco. A casa ci siamo divisi i compiti: a me le specialità italiane, mentre mia moglie pensa ai piatti tipici serbi.

Hai mai avuto un idolo sportivo?

Amo il calcio da sempre ma sono anche un grande appassionato di basket. La Serbia nel basket durante la mia infanzia aveva talenti straordinari. Il mio preferito era Sasha Djordjević, che ora allena la nazionale. È e sarà il mio idolo per sempre.

Negli anni Novanta anche il calcio serbo aveva una grande squadra: la Stella Rossa

Si, è vero. Nel 1991 hanno vinto tutto, in Europa e nel mondo. Poi purtroppo è arrivata la guerra civile in Jugoslavia e i migliori sono andati all’estero. Di quella formazione mi ispirava Sinisa Mihailović: era fantastico vederlo caricare il suo sinistro sui calci di punizione.

Quella gloriosa maglia l’hai vestita anche tu. Sei anche tifoso?

A dire il vero il mio cuore batte per il Rab, la squadra di Belgrado in cui sono cresciuto. È un club che riesce a competere in serie A serba con buoni risultati contro compagini come la Stella Rossa o il Partizan. Posso dire di esserne un grande tifoso.

Passiamo alla tecnologia: sei stato il primo giocatore gialloblù “vittima” della Var…

Ci sono rimasto veramente male. Anzi, più ci penso più mi dispiace. Domenica scorsa in Fiorentina-Atalanta c’è stato un episodio molto simile al mio ma che è stato ignorato, mentre nel mio caso contro l’Atalanta la segnalazione è arrivata un minuto dopo. In senso generale però ben venga la Var: è uno strumento che consente di ridurre al massimo le possibilità di errori arbitrali. Ci vuole solo un po’ di tempo perché funzioni al meglio e per abituarci a questa innovazione.

A proposito della Fiorentina: domenica è una partita importante per il Chievo e un po’ speciale per te. Sensazioni?

Sono stato a Firenze cinque anni e conservo bei ricordi. Però ora per me conta solo il Chievo. Spero riusciremo a fare un buon risultato.

Le ultime gare hanno detto che siete in gran forma e che potete fare bene in questa stagione.

Sicuro. Quando ero alla Fiorentina e guardavo giocare il Chievo già pensavo fosse una bella squadra in grado, ogni anno, di ottenere grandi risultati. Appena sono arrivato qui ho capito il perché e ho visto che dietro c’è un club eccellente sotto ogni profilo, con giocatori di qualità e un’ottima organizzazione societaria. Tutti lavorano con grande serietà. Il nostro obiettivo è la salvezza, ma per quanto ho visto siamo una squadra che potrebbe meritare anche qualcosa in più.

I tifosi del Chievo ti stanno iniziando a conoscere e apprezzare. Vuoi mandar loro un messaggio?

Certo. Siano certi che voglio dare tutto con questa maglia. In poco tempo mi è entrata già nel cuore.

Paolo Sacchi

(in esclusiva per Mondo Chievo)

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Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.