L’importanza di Vignato e Renzetti

Sul Golfo dei Poeti si sogna ad occhi aperti. La serie A forse non è mai stata così vicina. Lo Spezia è stato protagonista di una stagione – l’ottava consecutiva in B – in crescita costante ed ora, entrato nel playoff in pole position, gode dei favori del pronostico. Superato un inizio di campionato difficile, gli aquilotti targati Vincenzo Italiano da gennaio hanno iniziato a volare, allineando i risultati alla qualità delle prestazioni.

Riavvolgendo il nastro, gli scontri diretti contro il Chievo dicono che la compagine ligure non è imbattibile. Nel girone d’andata si ricorda il pareggio in trasferta in cui, per larghi tratti, la formazione allora di Michele Marcolini aveva dominato e sprecato tantissimo. Alla ripresa post-lockdown la sconfitta interna al Bentegodi fu in realtà viziata da un paio di topiche arbitrali che ribaltarono un possibile successo gialloblù in un 3-1 a favore degli ospiti. Anche se gli inopinati kappaò spezzini con Pisa e Venezia sembrano dire che gli uomini di Italiano non sono infallibili, la formazione guidata dall’ex centrocampista di Hellas e Chievo nel girone di ritorno ha dimostarto di essere seriamente una delle meglio strutturate della categoria. Con sette punti in più ottenuti rispetto all’andata diventa per antonomasia la più autorevole candidata alla promozione.

Lo Spezia presenta un assetto ricco nella rosa, identificabile sul piano tattico in un 4-3-3 con un playmaker ma allo stesso tempo una serie di opzioni di sviluppo corali della manovra, che chiama anche gli esterni nella costruzione del gioco. Il pallone parte sempre dal basso: Maggiore, Ricci Bartolomei e Mora, sono i potenziali direttori dell’orchestra di Italiano. Senza due difensori del peso di Capradossi e Marchizza, fuori fino a fine torneo, nell’ultimo turno di stagione regolare contro la Salernitana il tecnico ha schierato i suoi con Krapikas anziché il titolare ed ex-Udinese Scuffet e una linea difensiva composta da Vignali, Terzi, Bastoni e Ramos. In avanti si sono visti Acampora, Gudjohnsen e Di Gaudio, in attesa di riavere Galabinov e nel frattempo Nzola, Ragusa, Mastinu e Gyasi lasciati a rifiatare.

Il recupero di Galabinov rappresenta una potenziale minaccIa per Leverbe e compagni. Il tris dell’andata ma soprattutto la capacità del centravanti bulgaro di alimentare inserimenti centrali è un potenziale punto di forza che il Chievo, quando si trova ad affrontare attaccanti di stazza, capaci a far da sponda, pare talvolta accusare. Il lato offensivo che utilizzato con maggior efficacia e costanza è quello mancino, con Gyasi che cerca spesso compagni per triangolazioni veloci. Al contrario, un punto potenziale che la formazione di Alfredo Aglietti potrebbe sfruttare è il posizionamento degli esterni difensivi. Vignali e Ramos, che sostituirà Marchizza. tendono a giocare piuttosto alti, in una posizione che agevolerebbe la velocità delle due coppie esterne del Chievo in fase di spinta. Quindi salirebbe il peso specifico a destra della coppia formata da Dickmann e Segre (se non Ceter, spendibile magari a partita in corso) e soprattutto quello a sinistra della premiata ditta Renzetti & Vignato. La condizione di forma in crescita assoluta di Emanuel unita alla sua straordinaria tecnica rappresentano un punto di forza che poche – o forse nessuna – compagini cadette possono vantare. L’abbinamento con l’ex giocatore della Cremonese arrivato a gennaio garantisce una varietà di soluzioni che in contesti di equilibrio come quelli di sabato e martedì prossimo potrebbe diventare davvero determinanti.

IL REGISTA

Sull’Adige se lo ricordano bene. Da calciatore Vincenzo Italiano è stato un regista con piedi buoni, cervello fino e tiro potente. Nato a Karlsruhe in Germania da genitori siciliani, classe 77, è cresciuto in provincia di Agrigento ma da atleta è nella città dell’Arena che ha forse trascorso le sue stagioni migliori. In maglia Hellas per undici anni tra Serie A e Serie B è poi tornato nella massima serie da metronomo del Chievo. Smesse le scarpe da gioco, in panchina ha sorpreso tutti alla guida dell’Arzignano Valchiampo, conquistando gli addetti ai lavori grazie ad un calcio offensivo e divertente e la clamorosa promozione in C con il club vicentino. Da lì si è trasferito a Trapani con cui, nello scorso campionato di Lega Pro, ha conquistato la cadetteria al primo tentativo dopo aver eliminato Catania e Piacenza ai playoff. Dall’estate scorsa è a La Spezia. Con gli attuali risultati in Liguria, sogna una storica promozione in A.

LA TRAMA

C’era una volta una squadra che sconfisse il Grande Torino. La favola è stata realtà, pur con tanti asterischi, settantasei anni fa, ma il ricordo dell’impresa è tuttora vivo nel cuore degli spezzini. Un successo che arrivò in tempo di guerra, in un campionato italiano mai riconosciuto ufficialmente, ma che basta e avanza per rendere epico il colpaccio del 42° Vigili del Fuoco di La Spezia nel girone finale sul Torino di Vittorio Pozzo, campione in carica. In un momento di tragedia, romanticismo e poesia nella grande storia del calcio italiano, tra trasferte in autobotte e partite disputate evitando i bombardamenti, in Paese diviso in due, lo scudetto onorifico che oggi campeggia sulla maglia bianca della compagine ligure si riferisce al Campionato Alta Italia 1943/44 vinto grazie ad una doppietta di Angelini, intervallata dalla rete di Piola per i granata, in una sorta di finale disputata sul terreno dell’Arena di Milano il 16 luglio 1944 da un undici che resterà nella leggenda guidato in panchina dall’ex genoano Ottavio Barbieri, altro mito dell’epoca.

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.