ll dottore dei viaggi: «Lo scenario sta migliorando»

Come si viaggerà nei prossimi mesi? Il dottor Federico Gobbi, responsabile della “Medicina dei Viaggi” dell’Ospedale di Negrar, fa il punto della situazione in vista di un’estate diversa dal solito per il settore del turismo.

Il mondo dei viaggi sta cercando di mettersi alle spalle il Coronavirus e i tanti danni subiti dal comparto. Il momento è topico: all’indecisione su dove andare, come e quando partire, qualche indicazione utile può arrivare da chi di virus e viaggi se ne occupa da anni per professione come il dottor Federico Gobbi, responsabile della “Medicina dei viaggi” presso il Centro malattie tropicali dell’Ospedale di Negrar. Da dieci giorni siamo entrati nella Fase 2, con la possibilità di poter spostarsi senza vincoli all’interno della propria regione.

Oggi lo scenario pare presentarsi meno fosco di ieri. Che ne pensa, dottor Gobbi?
«Faccio innanzitutto un preambolo per spiegare da dove siamo partiti. Il Covid-19 era un virus sconosciuto fino a pochissimo tempo fa. Si è contagiosi ancor prima di manifestare i sintomi. La Sars aveva un tasso di mortalità del 10% ma era infettiva tra il settimo e il decimo giorno dopo che se ne manifestavano i sintomi, quindi circoscrivibile isolando le persone ammalate. Con il Coronavirus è stato come per un difensore iniziare a marcare un attaccante dopo che nel frattempo ha già segnato un gol, dunque per bloccarlo l’unica maniera era il lockdown. Un rigidissimo distanziamento sociale, ovvero una chiusura totale, è stato l’unico intervento percorribile per impedire la diffusione. In questo modo abbiamo potuto contenere la situazione, ovvero salvare vite umane.»

Il lockdown ha colpito molti comparti, in particolare quello di cui lei si occupa sul piano sanitario: oggi si vede la luce in fondo al tunnel?
«Nella definizione di salute dell’Oms è inclusa quella psicologica. Un lockdown quindi non può evidentemente essere protratto a vita. A un certo punto è necessario che vengano ristabilite le relazioni sociali tra le persone, i bambini devono tornare a scuola e potersi muovere. Ovvero, per quanto gradualmente, è fondamentale riattivare alcune dinamiche che influiscono sul benessere degli individui. Non solo sulla salute fisica ma anche economica. Chi ha visto la propria attività ridotta se non annullata dal Covid-19 è ovvio che purtroppo stia soffrendo, con un impatto sulla proprio benessere sia economico che fisico.»

Federico Gobbi

Quando si tornerà a girare il mondo senza vincoli?
«In questo momento servirebbe la sfera di cristallo per rispondere. La mia speranza è che accada il prima possibile ma dipende innanzitutto da una diminuzione dei contagi su scala globale. Da parte mia sono il primo a non veder l’ora di tornare a far la valigia e partire, che sia per vacanza o per lavoro. Amo viaggiare e da viaggiatore mi sento vicino a tutti coloro che lavorano nel mondo del turismo perché posso immaginare quanto siano stati colpiti da questa catastrofe, sia sul piano umano che economico.»

Le agenzie stanno riaprendo: per aiutarle a pianificare le prossime vacanze dei loro clienti, qual’è la situazione Coronavirus attuale a livello internazionale?
«La distribuzione e l’impatto dei casi di Coronavirus si potrebbe definire a macchia di leopardo. Presenta condizioni completamente differenti tra loro. In alcuni Paesi la diffusione del virus è stata ben controllata, in altri meno, in altri ancora pare addirittura fuori controllo, per cui è difficile dare indicazioni se non per il breve periodo. Occorre verificare caso per caso: ad esempio, con i dati attuali la Nuova Zelanda è una destinazione sicura mentre in Brasile negli ultimi giorni i numeri forniti appaiono preoccupanti.»

Le prossime vacanze estive come saranno?
«Di sicuro da noi in Italia per fortuna la situazione è decisamente migliorata rispetto a un mese fa. Sono segnalati ancora dei contagi ma, oltre a essere numericamente ridotti, anche la gravità della patologia appare inferiore rispetto alla prima fase. La mia sensazione è che potrebbero essere soprattutto vacanze interne. Forse si potrà andare più lontano, ma dipende da tanti fattori.»

Ovvero?
«È prematuro dare certezze su tempistiche e verso quali mete si potrà partire. Potrebbero aprirsi delle possibilità anche se, soprattutto per le destinazioni intercontinentali, dipenderà sia dalla riapertura delle frontiere internazionali che da condizioni che chi lavora nel settore conosce bene ed è più aggiornato di me, come il ritorno dell’operatività delle compagnie aeree e dunque quali voli saranno disponibili.»

Si potrà viaggiare con serenità nell’epoca del Coronavirus?
«Innanzitutto bisogna dire una cosa: non esiste solo il Covid-19. Lavoro in medicina dei viaggi da quindici anni e ogni volta che qualcuno viene da noi per un consulto prima di partire inizio sempre la conversazione con una frase: “bisogna evitare gli estremi”. Fare i faciloni e sottovalutare completamente le malattie è sbagliato così come mettersi sotto una cappa di vetro o addirittura negarsi il piacere di una vacanza per eccessiva paura.»

Ci spiega meglio in cosa consiste il vostro servizio?
«Seguiamo il prima, il durante e il dopo di un viaggio. Il counselling previaggio riguarda tutte quelle indicazioni per la prevenzione delle malattie, i vaccini piuttosto che le medicine ma anche e soprattutto valutiamo le singole situazioni e forniamo consigli utili. Ogni viaggiatore è diverso così come sono variabili le condizioni sanitarie di ogni Paese. Durante il viaggio siamo a disposizione per intervenire qualora sopraggiungessero problemi di tipo sanitario. Da una febbre strana piuttosto che un morso di un cane che scaturisse la necessità di un vaccino anti-rabbico. Poi c’è tutta la parte legata al ritorno a casa, quindi le analisi di sintomi e eventuali cure.»

Le è mai capitato sconsigliare a qualcuno di partire?
«In vita mia mai, tranne che per le situazioni di guerra. Badate bene, il nostro compito è quello di quantificare i rischi e ridurli il più possibile per consentire a chi desidera viaggiare di farlo in sicurezza. Lo dico sempre a tutti: con le giuste precauzioni si può andare ovunque. Il Covid-19 è un elemento di rischio che deve essere quantificato come qualsiasi altro, che sia la malaria piuttosto che il Dengue o infezioni sessualmente trasmesse.»

Quindi, come cantava Lucio Battisti, “sì viaggiare”, insomma.
«Chi lavora nel settore dei viaggi così come i viaggiatori qui da noi troveranno sempre dei grandi sostenitori. Al Centro delle malattie tropicali di Negrar non vediamo l’ora di poter tornare a dedicarci alle attività e ai servizi di cui siamo esperti, così come, per quanto mi riguarda, dare informazioni utili per far partire le persone in sicurezza. In questa fase l’auspicio è di ricevere presto buone notizie a livello legislativo con la possibilità per gli italiani di varcare anche i confini nazionali. Mi permetto un messaggio a tutti: non vediamo l’ora che si torni a viaggiare come prima. E noi saremo qui a offrire la nostra esperienza sul campo.»

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.