Le cinque giornate di Bellinzona. Sia chiaro, niente di cruento, per carità. Nulla a che vedere con quelle del 1848 in cui milanesi, invano, provarono a liberare la città “dal giogo austriaco”, come recita ogni sussidiario delle elementari che si rispetti. In effetti la piccola capitale del Ticino, circondata da castelli medievali e un centro storico a misura d’uomo, è un luogo troppo gradevole e tranquillo per evocare sinistre rivolte. Il fatto è che dopo sole cinque giornate sulla panchina della squadra di calcio locale, l’amato ACeBe, è terminata l’esperienza di Raimondo Ponte, già tecnico del Chiasso arrivato in estate a rilanciare le aspirazioni del club di patron Giulini. A far decidere un cambio tecnico non è stato sufficiente il 3-1 inflitto al Lugano nel primo derby cantonale stagionale in programma ottenuto con una prestazione convincente ma seguito da un paio di passi falsi nei turni successivi. Per i freschi quarantenni o giù di lì, appassionati di calcio inglese, Ponte se non un’icona è certamente un giocatore non indifferente: nella stagione 1980/81 è stato il primo straniero a vestire la maglia del Nottingham Forest, pluricampione inglese e continentale, in quegli anni allenato dall’indimenticabile Brian Clough. Non fu una stagione non particolarmente fortunata quella di Ponte al City Ground (21 gare e 3 reti) ma una tappa significativa di una carriera in cui il centrocampista svizzero ha vissuto tante giornate felici soprattutto col Grasshopper di Zurigo. A Bellinzona si è dunque deciso di voltare pagina e andare a caccia della promozione in Super League con, per ora, Antonio Tavares in panchina. Tempo per recuperare terreno nei confronti del Lugano di mister Morandi e del nuovo bomber Armando Sadiku, ce n’è ampiamente.
