Quaresma non digiuna

Porto, 19 gennaio 2008; Porto-Aves

L’inverno in Portogallo è un ossimoro. Al caldo, sotto il sole dell’Atlantico, per quanto il vento possa rinfrescare l’aria, si vive in maniera divina. L’estate, certo, è differente ed evoca altre sensazioni. Si può apprezzare il mare in senso assoluto, godere di un litorale che, per ampi tratti regala spiagge selvagge, clamorose per ampiezza e collocazione naturalistica. L’inverno tuttavia ha qualcosa di speciale: ridimensiona in maniera autentica lo scorrere della vita in un contesto in cui il turismo è meno ingombrante. L’organizzazione degli Europei di calcio del 2004 ha prodotto un effetto decisamente positivo sulle infrastrutture e i trasporti del Paese, soprattutto in città come Porto. Al netto di alcune cattedrali calcistiche nel deserto – Aveiro e Faro vincono per distacco – il Portogallo si è modernizzato notevolmente, senza snaturare, nel nostro caso, la personalità della città del famoso vino. Qui passeggiare per il vecchio centro per certi versi sembra di viaggiare indietro nel tempo, tra vie scoscese, edifici che richiamano un passato glorioso e lungo la strada che dal Douro porta al mare. Il tutto magari ritemprandosi con una deliziosa francesinha, che non è una ragazza ma una sorta di enorme tramezzino, specialità locale.

Nel mondo del pallone, se vogliamo il salto tra il ritmo lento e compassato del tempo che fu e la frenesia pretenziosa della modernità è riassumibile nell’atteggiamento della tifoseria del Porto. Specchio della realtà è il Dragao, impianto adeguato ai tempi, ampio, accogliente ma tutto sommato non impersonale, ideale per una tifoseria fin troppo emancipata, con aspettative amplificate ulteriormente dagli anni d’oro di Josè Mourinho. Un esempio? Per il match dei sedicesimi di finale di Taça Portugal contro il piccolo Aves, destinato alla peggior sorte, arrivano in quarantamila. Si aspettano una goleada e nient’altro sembra ammissibile. Il fatto è che, col passare dei minuti, non sembra materializzarsi. Nonostante la superiorità evidente, il budget diametralmente opposto investito nelle rispettive squadre, il Porto non sembra al top della forma. Mentre i tifosi avversari si godono la gita al Dragao anche dopo il gol dell’uno a zero di Farias che porta in vantaggio i padroni di casa, Ferreira è costretto a mettere in campo Lisandro e Quaresma per provare a chiudere la partita e segnare qualche gol in più, giusto per non scontentare il pubblico. La sensazione è che il futuro interista e campione d’Europa 2016 – in tempistiche differenti, per la precisione – anziché togliersi la tuta e scendere in campo forse avrebbe preferito farsi un giretto a piedi tra i vicoli della Ribeira, il ruspante quartiere nel cuore della città vecchia. I suoi primi minuti di gioco sembrano fotografare realmente l’idea di un certo fastidio del fatto di essersi dovuto scomodare dopo un’oretta di relax in panchina. Svogliato, sbaglia tutti i palloni giocati. Di trivela non se ne vede manco l’ombra. Il pubblico impiega tre secondi a fargli capire che aria tira. I tifosi sono infuriati, lo fischiano sonoramente. In una situazione paradossale, in pieno recupero, alla prima occasione utile Quaresma dimostra che la tecnica non gli fa difetto e segna un bel gol in diagonale, chiudendo definitivamente la partita. Punta il dito verso la folla: una provocazione ricambiata in un finale ai confini del tifo. Una relazione odio-amore che, in questa fase, sembra visibilmente compromessa. Non sorprendentemente pochi mesi dopo il buon Ricardo saluterà tutti per passare all’Inter, voluto proprio da “Mou”. A San Siro troverà un clima ugualmente poco indulgente. In senso figurato, s’intende. Non certo per il sole e il mare, tanto che a Porto ritornerà qualche anno dopo.

Paolo Sacchi

FC Porto-Desportivo das Aves 2-0
Marcatori: Ernesto Farias, 31′, Ricardo Quaresma 92’.

FC Porto: Nuno, Fucile, Stepanov, João Paulo, Lino, Bolatti, Lucho González, Mariano (Marek Cech, 81), Kazmierczak (Ricardo Quaresma, 60), Adriano (Lisandro, 73) e Ernesto Farias.

Desportivo das Aves: Rafael, Grosso, Sérgio Nunes, Miguel Vítor, Pedro Geraldo, Marcelo Henrique (Pascal, 46), Mércio, Castro (Robert, 46), Leandro, Gouveia (Romeu, 76) e Leandro Tatu.

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.