Il salto in alto dell’Udinese

Cinque su cinque. L’ultima serie di vittorie consecutive dell’Udinese ha trasformato le prospettive della quarantacinquesima stagione dei bianconeri in serie A. Timidi e un po’ impacciati nella prima fase di campionato, le zebrette hanno iniziato a ingranare con l’avvicendamento in panchina tra l’uscente Gigi Delneri e Massimo Oddo. Chiamatela alchimia, oppure scossa, se non proprio la capacità di gestione della rosa a disposizione da parte del tecnico abruzzese, fatto sta che dal suo arrivo i risultati – e che risultati – sono iniziati a fioccare. Dal suo debutto nel turno casalingo col Napoli, coinciso con la nona sconfitta della squadra in tredici gare di campionato, Lasagna e compagni hanno inanellato una serie di centri che hanno visto una classifica traballante trasformarsi in un trampolino di lancio verso un possibile traguardo europeo.

Rispetto alla precedente gestione, i ritocchi dal punto di vista tattico hanno visto il nuovo mister metter mano innanzitutto alla difesa, ridisegnandola su una solida linea a tre con la conversione del danese Larsen da terzino destro a centrale di destra, ora affiancato a Danilo e Samir. Widmer e Adnan giocano più avanti, a far da pendolo sugli esterni, amplificando dunque la spinta propulsiva dalle corsie laterali. In mezzo, con Behrami chiamato a garantire equilibrio, le mezzali Barak e Jankto hanno licenza di inserirsi in attacco: i risultati, consolidati dal loro contributo nelle ripartenze e in fase realizzativa, testimoniano il loro eccellente momento di forma. In avanti, lo spazio è gestito da due terminali di peso e potenza come Maxi Lopez e Lasagna – cinque reti di fila per lui, per la cronaca – mentre De Paul, titolare con Delneri, è stato reinventato come una sorta di dodicesimo uomo spendibile nel corso delle partite.

In un girone d’andata che per i friulani si concluderà virtualmente solo il 24 gennaio, data in cui è previsto il recupero della partita rinviata con la Lazio, resta curioso lo score complessivo stagionale.  Il bilancio finora conta nove vittorie e nove sconfitte in campionato e nessun pareggio, a cui si aggiungono due successi in Coppa Italia prima dell’eliminazione subita dal Napoli. I partenopei sono una sorta di bestia nera di Oddo: ad oggi è l’unica avversaria finora in grado di superare la sua squadra in entrambe le competizioni nelle otto gare disputate – con sei vittorie – da quando è al timone dei bianconeri.

VIGILATO SPECIALE. Era arrivato in Italia quasi sottotraccia, ora è l’uomo del momento. Anche grazie al suo mancino, Antonín Barák si sta facendo notare eccome. Attenzione a non farsi ingannare dalla statura (190 centimetri), che maschera sorprendente agilità e rapidità d’esecuzione. Il ragazzo classe ‘94 arrivato in estate dallo Slavia Praga, a Udine è cresciuto a fianco del connazionale Jakub Jankto fino ad entrare nel cuore della Dacia Arena. Duttilità è la parola chiave: sa interpretare il ruolo di mediano e d’incursore tra le linee in fase offensiva, sfruttando ottime capacità di corsa e di tiro. Entrato di diritto nel giro della nazionale della Repubblica Ceca, i suoi sei gol realizzati in serie A sono il biglietto da visita di un giocatore che, ormai ambientato nel campionato italiano, è diventato uno degli elementi cardine nell’economia del gioco della formazione di Oddo.

HIGHLANDER. Inossidabile. Da ventitré stagioni – quante quelle consecutive dei friulani in serie A – e a quarant’anni compiuti da poco Albano Bizzarri continua a garantire un rendimento straordinario. Non solo grazie alle doti tecniche: sacrificio, determinazione e cultura del lavoro sono l’architrave della carriera del portiere bianconero tuttora protagonista nel massimo campionato italiano. Argentino di Etruria, si era affacciato al grande calcio col Racing Avellaneda per poi vestire le maglie del Real Madrid e Valladolid in Spagna, per arrivare nella terra degli avi con Catania, Lazio e Genoa fino al biennio con il Chievo con cui è sceso in campo 64 volte tra il 2014 e il 2016 con 68 reti al passivo. Personaggio a tutto tondo, dopo un anno a Pescara a Udine era partito come seconda scelta rispetto a Scuffet per poi conquistare la maglia da titolare: la dimostrazione che la qualità, nel calcio, non ha età.

Paolo Sacchi

bizzarri

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.