Thank you for scoring

Niente fumo, solo concretezza: il gol è soltanto il gioiello della corona delle sue qualità. Roberto Inglese è un centravanti completo, in grado di offrire un contributo a tutto tondo in campo e fuori. Rientrato in organico tre anni fa, nel club gialloblù ha trovato le condizioni ideali e il terreno fertile per spiccare il volo. Un triennio tutto in crescita in cui, oltre ad offrire un importante contributo alla causa del Chievo, ha saputo conquistare l’attenzione di grandi club oltre che dei tecnici della nazionale italiana.

Roberto, allo Stadio Dall’Ara è arrivata una vittoria fondamentale a cui hai contribuito con una rete. Una perla assoluta, non trovi? La squadra si è unita molto in queste ultime gare. Anche a Bologna contava il risultato, a prescindere dei marcatori. Per fortuna è arrivato il successo pieno, ottenuto anche grazie a due belle marcature. Segnare bei gol è sempre una gioia, oltre che un’iniezione di fiducia a livello individuale. Il morale è alto: ovvio che cercheremo di ripeterci col Benevento.

La tua rete è stata definita dagli esperti “da centravanti completo”. Sei d’accordo? È stata di sicuro una delle più belle che ho realizzato in carriera. Segnare con una conclusione da trenta metri è un gran gol ma in fondo è solo un tiro in porta. Stavolta invece c’erano tanti elementi, tutti insieme: il movimento, lo stop, la finta e il tiro. È un gol a cui tengo particolarmente proprio perché raccoglie una serie di gesti tecnici.

Con il gol al Bologna sei arrivato a quota undici nella classifica dei cannonieri, tuo record personale. Numeri importanti. Ho sempre detto che il mio obiettivo fosse quello di migliorarmi stagione dopo stagione. Ora ho una partita per incrementare il bottino, anche se prima di tutto a me interessa che il Chievo si salvi.

E dire che quando sei arrivato nell’estate 2015 non era sicuro che saresti rimasto. Invece… All’inizio erano in pochi a ritenermi in grado di fare un percorso del genere, soprattutto in un tempo così breve. Me ne è stata data la possibilità e ne sono felice. Da parte mia ce l’ho messa tutta e ne vado fiero. Devo dire anche grazie alle persone che me l’hanno permesso, a partire dal presidente e mister Maran, oltre ai direttori sportivi che ho avuto. Non voglio dimenticare però l’ambiente del Chievo con i suoi tifosi. So che mi vogliono bene e me lo hanno sempre dimostrato. È stato uno stimolo importante.

Svelaci un segreto: qual è la caratteristica o la qualità che ti ha permesso di emergere? Ho studiato tanto. Ad iniziare dai miei compagni con cui mi sono allenato tutti i giorni. Come Sergio [Pellissier], ad esempio. È stato importante ascoltare i consigli di giocatori di grande esperienza e dalle carriere straordinarie come la sua. Ho cercato di prendere spunti anche analizzando altri giocatori di serie A. Grazie all’osservazione ho cercato di migliorarmi, sia a livello personale che tecnico.

Oltre ai compagni di squadra, hai un punto di riferimento calcistico? A me piace tanto Džeko. Credo sia l’unico attaccante in Italia in grado di fare tutto. Ovvero, non è un centravanti bravo solo a finalizzare: lui è perfetto del giocare con e per la squadra, dal lavoro “sporco” fino alla finalizzazione.

Nella classifica dei marcatori con il tuo abituale compagno di stanza non c’è stata storia… Eh si, anche l’anno scorso Fabrizio [Cacciatore] scommise che avrebbe segnato più di me. E la perse. Quest’anno era partito bene con il gol in Coppa Italia ma poi non è riuscito più a starmi dietro [ride]. Scherzi a parte, lui è un ottimo giocatore e ha grandi qualità e a livello personale mi ha davvero dato tanto. Non intendo solo sotto l’aspetto calcistico ma anche e soprattutto sul piano morale. È stato il primo ad accogliermi e aiutarmi quando sono arrivato al Chievo. Non lo ritengo un compagno di squadra ma un amico.

Come lui, stai diventando anche tu anche uomo-social. Fino a poco tempo fa avevo un profilo privato ma alla lunga non l’ho ritenuto rispettoso verso che mi voleva seguire. Dunque ne ho aperta una versione pubblica. Spero si sia notato che posto esclusivamente immagini inerenti al mondo del calcio.

Concreto e sempre sul pezzo, dunque? La verità è che a me non piace apparire. Tuttavia, credo sia giusto che i tifosi, chi viene allo stadio, abbia comunque modo di seguirmi anche attraverso i social. Poi è vero che, in linea con il mio modo di essere, preferisco stare nell’ombra e semmai venir fuori quando faccio davvero qualcosa di concreto. Proprio come è avvenuto in questi tre anni.

Un fotogramma: il momento più bello vissuto finora? La convocazione in nazionale raggiunta con la maglia del Chievo ha significato tanto. Per quanto riguarda il triennio al Chievo, credo la mia prima tripletta in serie A [a Reggio Emilia contro il Sassuolo nel 2017, NdR] mi abbia regalato una gioia enorme. Quella è una giornata che ricorderò a lungo.

Il treno della matematica salvezza sta per passare al termine di una stagione che si è complicata. È stata la stagione più difficile da quando sono qui al Chievo. Siamo partiti bene e poi da dicembre in poi non si sa cosa sia successo ma ci siamo ritrovati in una situazione che settimana dopo settimana diventata sempre più difficile. Come ho sempre detto, la differenza alla fine l’ha fatta il gruppo. Uomini in grado di tirar fuori risorse e carattere per arrivare all’obbiettivo. Ora dovremo fare tutto il possibile per centrare l’ennesimo “scudetto” per questa società.

Come si affronta la sfida finale? Scenderemo in campo per vincere, su questo non ci sono dubbi. Solo affrontando la partita con questa mentalità riusciremo a conquistare i punti per la salvezza. Proprio come abbiamo giocato in queste ultime partite. Arriviamo da mesi difficili e vogliamo portare a termine l’opera nel migliore dei modi.

Chievo-Benevento sarà la tua ultima gara con la maglia gialloblù. Sensazioni? Il Chievo è la mia famiglia: andrò via con il magone. Qui sto benissimo. Nella vita però bisogna anche avere ambizioni e voglio provare a crescere ulteriormente. Però sono sicuro che anche nel mondo del calcio quando ci si trova bene le strade possono tornare a incrociarsi. Spero dunque un giorno di tornare, magari quando avrò finito il mio percorso di crescita. Il mio non è un addio, ma solo un arrivederci, dedicato a tutto il mondo gialloblù.

Paolo Sacchi

(MondoChievo No. 20, Stagione 2017/18; foto AC ChievoVerona)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.