Vita di città alle Maldive

Da soli, in coppia o in gruppo, l’effetto non cambia. Visto dall’alto, le Maldive sembrano allineare puntini di sabbia, circondati nell’ordine dall’azzurro delle lagune e dal blu del mare. La maggior parte dei piccoli lembi di terra sono disabitati. In altri, oltre a quelli in cui vivono piccole comunità locali, sorgono strutture alberghiere, con bungalow direttamente su arenili color borotalco, oppure in lussuose palafitte adagiate con delicatezza sull’acqua cristallina. Pochi si chiedono se c’è “vita” alle Maldive oltre i resort e tutto sommato è comprensibile che i quesiti sull’antropologia locale non coincidano col primo pensiero per chi arriva dall’Europa. In effetti quando si sbarca da un volo intercontinentale, l’unico desiderio è prendere il prima possibile l’idrovolante o la barca verso la destinazione finale.

Qual è la stagione migliore per trascorrere una vacanza alle Maldive? La risposta spontanea non potrebbe essere che “sempre”. Nel corso dell’anno il termometro oscilla tra i 28 e i 31 gradi centigradi, anche se in realtà il periodo secco va da novembre ad aprile, mentre da maggio a ottobre il clima è solitamente caratterizzato dal monsone umido che può portare talvolta vento e pioggia, peraltro quasi mai costante e comunque alternato a giornate di caldo sole. La temperatura dell’acqua si mantiene sui 28 gradi, pertanto non c’è da temere: ci si può abbronzare e immergere nel blu trasparente dell’Oceano Indiano per dodici mesi l’anno. Serve sapere altro? Forse si: a meno che l’ostentazione sia nell’indole personale, è sconsigliabile portarsi da casa l’intero guardaroba. Ché, visto il contesto, non servirà. Costume da bagno, bermuda e pareo, magliette e infradito – poi abbandonato in tempi da record al proprio destino: in genere si cammina a piedi nudi – sono ampiamente sufficienti, anche per evitare sorprese all’imbarco sull’idrovolante: le limitazioni circa il peso del bagaglio per gli spostamenti interni suggeriscono moderazione. A parte che venti chili per il bagaglio stivato più cinque per quello a mano sono adeguati per trascorrere una settimana fuori e dentro l’acqua. L’unico articolo da non dimenticare semmai è la crema protettiva per il sole. Quando si resta in acqua a testa all’ingiù ad osservare coralli e pesci con maschera e boccaglio, la nuca diventa un bersaglio sensibile. A proposito di attività fisiche: in questi luoghi arriva spontaneo il momento in cui la cosiddetta “spina” si stacca da sola e si desidera non fare nulla se non mangiare, dormire, nuotare e leggere un libro, oppure semplicemente stare in spiaggia a guardare il mare. Nella fase intermedia, si movimentano le giornate in acqua con lo snorkelling se non le immersioni subacquee alla scoperta di fauna e flora marina, in genere meravigliosa ovunque. L’esperto del centro diving dirà che i fondali dell’atollo di Ari sono il massimo: che è vero, ma per chi s’accontenta di vedere pesci e coralli colorati senza sforzi, non fa differenza: l’importante piuttosto è che il reef sia comodo, vicino alla riva. Tra i diversivi, il paesaggio al tramonto rende affascinante una battuta di pesca al bolentino, anche da semplici spettatori. I pochi disperati che sentono la nostalgia del fermento del centro commerciale, la gita in una di quelle che sono definite “isole dei pescatori” attenua l’astinenza da shopping. In quei contesti si rianima pure lo spirito di una casistica di viaggiatori di ogni razza, ordine e grado che si sentono benefattori per aver comprato a tre euro un braccialetto o un pareo di stoffa. Il tutto dopo una strenua contrattazione sul prezzo col venditore locale. “Con questi soldi ci vivi una settimana”. Sì, certo.

Torniamo però alla domanda iniziale: c’è vita alle Maldive? Certo: basta fare un salto a Male, la capitale, di solito saltata a piè pari da chi punta alle spiagge. La maggioranza degli europei che vivono da quelle parti sono impiegati nel settore del turismo. Dibattito costante e abituale argomento di conversazione: meglio vivere su un resort oppure a Male? Da una parte c’è mare, spiaggia e natura – e alcolici – ma alla lunga anche solitudine e noia in un contesto da grande fratello. L’interazione è con turisti solitamente in coppia. Con l’eccezione delle spa – dove le massaggiatrici sono orientali – e gli europei del centro diving, il resto dello staff è composto esclusivamente da uomini maldiviani. La bilancia pende per la capitale quando si desiderano momenti di socializzazione tra occidentali in un contesto analogo ad altre realtà asiatiche. Anche se pare non sia consigliabile invitare a bere qualcosa una maldiviana. Per chi ha tempra, dopo aver superato una serie di rifiuti, “nella migliore delle ipotesi si presenterà con un’amica”, ci ha raccontato un assistente di un tour operator italiano. Dopo un primo appuntamento, meglio mollare la presa per evitare di imbattersi nel fratello maggiore della ragazza, se non in peggio. Presi i dovuti accorgimenti, Male sembra però il toccasana per chi sente la nostalgia della vita di città. Anche se, chiudendo gli occhi e pensando alle Maldive, l’immagine che scatta spontanea è quella di una spiaggia meravigliosa e del mare cristallino. Che scalda il cuore e non solo.

Paolo Sacchi

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.