Arresto a Marassi

Mentre Marassi si coccola Krzysztof Piątek, nuova stella della serie A, in casa Chievo i volti sono scuri. La sconfitta contro il Genoa ha fatto male. Per il morale e per la classifica. Doveva essere la gara del riscatto dopo il pari di Roma e la sfortunata prova con l’Udinese, invece è arrivata una triste sconfitta. Le parole di Luca Rossettini in zona mista sono state chiare. “È mancato il fuoco”, ha detto senza troppi fronzoli. Gara importante, quella col Grifone rossoblù, capitata nel bel mezzo di una settimana in cui l’obiettivo era iniziare la risalita. Invece si è risolta con un passo indietro rispetto alla prestazione di domenica scorsa. In cui il Chievo era piaciuto ed uscito dal Bentegodi tra gli applausi nonostante il risultato negativo.

 
Proviamo ad analizzare in maniera fredda: a Genova ieri sera l’approccio è stato stato tutto sommato positivo. Niente di trascendentale si dirà, ma comunque in campo si è vista per una buona mezzora una squadra ordinata, che ha subito poco e provato a punzecchiare l’avversaria. Se è vero che nella prima parte di match i padroni di casa hanno fatto la partita più che gli ospiti, si sono spesso dovuti guardare le spalle. Parità di palle-gol, almeno finché il bomber polacco del Genoa non ha deciso di entrare in scena. A quel punto, dalle parti di Sorrentino è scattato l’allarme generale. La squadra è andata in difficoltà mentre la manovra si faceva poco fluida. Poi è arrivata la rasoiata di Pandev che ha spezzato definitivamente la partita. Su cui il Chievo deve recitare il mea culpa: bravo il macedone – tra i migliori in campo – ma quel disimpegno sballato è stato una sorta di assist.
 
Mentre i rossoblù mettevano le ali – soprattutto sulle fasce, con un Lazevic in gran condizione – i gialloblù sono sembrati entrare in una sorta di trance. Quando il Genoa ha arretrato il proprio baricentro di venti metri, Giaccherini e soci hanno iniziato ad attaccare per inerzia. Lorenzo D’Anna così ha provato a cambiare uomini e assetto: da un problema in difesa (l’ennesimo infortunio: ieri è capitato a Tomovic) il mister ha cercato di cogliere un’opportunità. In effetti l’ingresso di Depaoli ha portato verve e freschezza alla spinta e sulla destra si è vista una manovra più pimpante. Pochi gli spazi negli ultimi venticinque metri e soluzioni che hanno iniziato a inaridirsi, lasciando spazio a giocate individuali talvolta estemporanee. Con il Genoa in versione avvoltoio, nonostante quattro elementi offensivi, un paio di tentativi di Birsa e la grinta di Pellissier, col passare dei minuti Radovanovic e soci sono sembrati, mano a mano, rassegnarsi. Il gol che avrebbe potuto ricaricare morale e batterie non arrivava e la fiammella della speranza di rivivere la rimonta dell’Olimpico ha iniziato a essere sempre più flebile, fino a spegnersi del tutto.
 
Genoa-Chievo è stata anche la sfida tra due giovani bomber polacchi della serie A. Piątek si è confermato un’autentica arma letale in zona gol in una sfida che, ai nostri occhi, ha vissuto su condizioni differenti. Il centravanti del Genoa ha grandi qualità, sia chiaro, ma gode di una squadra che sembra giocare solo per lui. Il capocannoniere della massima serie è un falco negli ultimi venti metri, area del campo in cui galleggia in attesa della palla giusta. Stępiński invece lo trovi ovunque sul prato verde: sgomita e insegue ogni pallone, pressa e lotta. Anche ieri Mariusz ha terminato i novanta minuti stremato dal lavoro sporco che, in qualche misura, potrebbe aver condizionato la sua lucidità in zona gol. Insomma, se per questa volta Stępiński esce battuto dal bravissimo collega-rivale, in realtà è vivo e vegeto: gli servirà solo ritrovare tutta la sua migliore esplosività sotto rete. Possibilmente già domenica col Torino, partita ovviamente delicatissima. Come affrontare una sfida del genere lo ha riassunto sempre Rossettini, a Marassi, nel dopo gara. Il difensore gialloblù è stato chiaro: il Chievo è una squadra con qualità individuali importanti, ma per vincere le partite serve anche altro. Prima di tutto voglia, grinta e rabbia. E contro i granata ne servirà parecchia, anche perché la classifica non aspetta.

Paolo Sacchi

foto (Udali/ACChievoVerona)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.