Chievo v Juventus – Intervista a Filippo Girardi

“Il Chievo è l’espressione di come, lavorando bene, con impegno, competenza e dedizione, si riesca ad aver successo in un mondo in cui i risultati positivi sembrano ottenibili solo con investimenti stratosferici”. Un complimento non da poco, soprattutto se arriva da un tifoso juventino. Filippo Girardi, Presidente e AD di Midac Batteries, azienda di Soave nata nel 1989 leader in Italia per la produzione di batterie industriali per carrelli elevatori e di avviamento per automobili e camion, per l’ennesima volta da qualche anno a questa parte si appresta a vivere un personalissimo derby, diviso tra la passione della gioventù e quella maturata in età più adulta. “Sa perché sono diventato juventino? Per Paolo Rossi. L’avevo visto giocare la prima volta in cui sono andato allo stadio a Vicenza. Era l’idolo del momento e come tanti bambini mi sono un po’ innamorato di lui. Di conseguenza quando poi è passato alla Juve sono diventato tifoso bianconero”. Poi è arrivato il Chievo. “Siamo sponsor da tre stagioni: posso dire che i colori gialloblù sono ormai entrati nel mio cuore”. Quando le due squadre s’incontrano, come la mettiamo? “Sportivamente parlando, vivo un dramma personale! Con un pareggio accontento le due anime in me ma devo dire che se il Chievo vince mi fa ancor più piacere. E’ una vittoria di prestigio, anche sotto il profilo aziendale. Pensi solo ai titoli sui giornali del giorno dopo e le belle foto dei giocatori col marchio Midac stampato sopra.”. Una collaborazione che nasce da una vostra lunga presenza in ambito sportivo. “Nelle attività di sponsorizzazione abbiamo sempre privilegiato società con un DNA omogeneo al nostro, ovvero l’italianità e il voler ‘fare impresa’ nel nostro Paese. Abbiamo seguito la Ducati in Superbike e la Minardi in Formula Uno. Poi il team 250 di Gilera nel Motomondiale: un progetto affascinante negli anni straordinari di Marco Simoncelli. Un’esperienza indimenticabile. L’approdo al Chievo è avvenuto anche per premiare la vicinanza territoriale. Quella di Luca Campedelli è un’azienda affine alla nostra: affrontiamo i rispettivi ‘campionati’ sfidando, spesso con successo, concorrenti dalle dimensioni notevolmente superiori. Nel settore delle batterie per avviamento e trazione esistono aziende più grandi da cinque a venti volte rispetto alla nostra: magari non arriviamo primi in classifica ma spesso riusciamo a toglierci le nostre soddisfazioni. Come quest’anno per il Chievo battere Roma e Lazio”. Talvolta il calcio non è solo competizione ma anche solidarietà sul territorio: lei, vicentino di Montecchio, è stato il fautore di una importante iniziativa all’epoca dell’alluvione in Veneto. “No, no, i veri protagonisti sono stati Chievo e Vicenza, il merito va tutto a loro. Mi ha fatto piacere essere il promotore della partita amichevole che ha consentito di raccogliere fondi per i comuni danneggiati, equamente suddivisi tra le due province”. Se anziché dirigente d’azienda fosse calciatore, di chi vorrebbe vestire i panni? “Devo dire la verità: il calcio è lo sport che mi appassiona più pur essendo quello in cui sono riuscito meno. Facevo della gran panchina ma ero comunque contento: esser parte di un gruppo è una sensazione bellissima. Lo spirito di squadra si anima anche e soprattutto col contributo di chi sta fuori. Certo che se dovessi dire chi vorrei essere, non ho dubbi: Alex Del Piero. Un grande campione, un professionista esemplare dentro e fuori dal campo. Una rarità nel calcio odierno, come il nostro capitano Sergio Pellissier, anche lui assolutamente all’altezza del ruolo”. Quindi scegliamo lui come potenziale ‘testimonial’ Midac? Ovvero, degli uomini di Corini chi ispira l’energia di una batteria? “Direi Luca Rigoni, un giocatore assolutamente dinamico”. Vicentino pure lui. “E’ vero. La forza e la grinta dei centrocampisti rappresentano maggiormente i nostri prodotti. Però mi lasci dire che Pellissier in questi anni è stato un giocatore superlativo. Non immagina quante volte ha lasciato a bocca aperta i nostri ospiti allo stadio”. Sportivi e dirigenti d’azienda sono accomunati dalle grandi pressioni a cui sono sottoposti. “Il successo nel mondo del lavoro raramente si ottiene in tempi così rapidi come quello degli sportivi. Ai vertici di un’azienda ci si arriva gradualmente, con un progressivo aumento di responsabilità. Non è ovviamente facile. Ma quando le pressioni aumentano si giunge preparati. Nel calcio il successo talvolta arriva molto, troppo in fretta. A vent’anni è difficile gestire il potenziale tecnico privi di una solida base emozionale. Senza la dovuta accortezza si rischia di sperperare il bagaglio sportivo, oltre a quello economico”. Che consigli darebbe a un giovane, nello specifico a un calciatore? “Ci sono regole professionali che con me hanno pagato, come non cercare sempre il guadagno più facile; la lealtà paga di più. Trasferisco il concetto nel calcio: non avere fretta di andare in una ‘grande’ magari rischiando di finire nel dimenticatoio. Meglio crescere con calma: il successo arriverà di conseguenza. Inoltre è fondamentale lavorare sempre con dedizione: l’impegno costante è necessario per raggiungere gli obiettivi. Infine, è utile avere interessi trasversali: apre la mente”. Recentemente ci sono state le elezioni dei vertici della FIGC: cosa cambierebbe del nostro calcio se un giorno il compito fosse assegnato a lei? “La grande passione per questo sport in Italia è unica al mondo. Un sentimento straordinario che deve gratificare i protagonisti delle nostre domeniche. Al contrario non mi piace quando i tifosi non sono leali rispetto ai valori cardine dello sport: amicizia, confronto senza scontro, da cui si esce sempre migliorati. Dunque sanzionerei duramente le squadre le cui tifoserie non rispettano il ‘fair play’. Gli stadi dovrebbero essere luoghi in cui si entra sereni con la propria famiglia, proprio come avviene ogni volta che vado a vedere il Chievo. Un aspetto che rende onore alla Società gialloblù e ai propri tifosi”. Ormai ci siamo: Chievo e Juve stanno per scendere in campo: ‘vinca il migliore’ oppure, come diceva Nereo Rocco, ‘speriamo di no’? “Firmerei per un pareggio ma sinceramente spero che il Chievo vinca, due a uno.” Ottimo, vuole sbilanciarsi indicando anche i marcatori? “Uno potrebbe essere Paloschi. Sta andando davvero bene, anche se il mio preferito è Théréau. Che classe! Quest’anno sta facendo la differenza anche nel ruolo di trequartista. La Juve? Mi piace Marchisio, un atleta straordinario e leale. Potrebbe essere il nuovo Tardelli. Per sapere invece chi potrà essere il nuovo De Piero ne parliamo tra una decina d’anni: oggi nessuno è come lui”. Allora vince il Chievo, andiamo tranquilli? “Me lo auguro. Così fosse, prima di ogni gara con una ‘grande’ ci rivediamo tutte le volte”.

di Paolo Sacchi (Mondo Chievo 07)

Filippo Girardi

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.