Cosa ci ha insegnato Real-Juve

Cosa ci insegna #RealJuve?

MAI DIRE MAI. Ad una squadra compatta, determinata, nessun traguardo è precluso. La Juventus ha giocato una gara strepitosa per concentrazione e applicazione ed ha rischiato un’impresa straordinaria nonostante giocasse contro una formazione probabilmente di livello superiore (forse di misura, ma complessivamente superiore) in uno stadio in cui, notoriamente, il fattore campo si fa sentire.
TROPPA SICUREZZA SI PAGA. Se non sei concentrato al cento per cento, rischi sempre di finire male. Partito da una condizione di evidente vantaggio, Il Real ha affrontato la partita con le marce basse e giocato pensando di avere il risultato in mano. O comunque che bastasse una giocata delle proprie per rimettere le cose a posto. Invece ha rischiato il tracollo.
LA RUOTA GIRA. Gli episodi contano eccome, così come la fortuna. Al di là della gran prova, alla Juve fino al novantatreesimo ha girato tutto bene. Con merito, sia chiaro, ma in un paio di circostanze il calcio ha mostrato la propria quintessenza di essere un gioco in cui un rimbalzo (sulla traversa, il tacco di Bale o nel caso del terzo gol) cambia le sorti della gara. Paradossale Il frangente di gioco in cui il giocatore giusto (Alex Sandro) si trova nel posto giusto ma contro il giocatore sbagliato (Ronaldo) atleticamente superiore nella disciplina in cui peraltro sarebbe meno dotato e da cui nasce l’assist per il rigore. La cui concessione è legittima, dal punto d’osservazione dell’arbitro. Ma poteva anche accadere il contrario.
CALMA E SANGUE FREDDO. La reazione di Buffon e le sue dichiarazioni nel dopogara sono momenti deprecabili. Dispiace perdere la qualificazione dopo una partita perfetta, soprattutto se è la tua ultima occasione della carriera, ma il grande portiere della nazionale ha mostrato quanto sia molto umano nel poco decoro con cui ha accettato il verdetto del campo. La speranza è che un giorno emuli il personaggio seduto sulla panchina del Real (Zidane), scusandosi per il proprio gesto (la testata a Materazzi) con cui concluse la propria carriera.
I CESARONI. La fotografia con cui l’ex arbitro Cesari ha espressamente colpevolizzato il direttore di gara – imputandogli la responsabilità dell’eliminazione della Juve – nel corso della trasmissione televisiva successiva alla diretta tv su Mediaset di certo non ha aiutato un’analisi equilibrata. Anzi, è sembrato un momento di equilibrismo con cui si è cercato di alimentare una realtà parallela, negando alcun dubbio sulla possibile correttezza della decisione dell’arbitro. Altrove si è spacciato un video con un immagine del saluto cordiale di Ronaldo a Buffon come una richiesta di “perdono” legata al penalty concesso. Per fortuna chi guarda spesso è più intelligente di quanto si creda.

Paolo Sacchi

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.