Grandi speranze (intervista a Samuel Bastien)

ALL’UNIVERSITÁ DELLA SERIE A I PRIMI ESAMI PER SAMUEL BASTIEN SONO STATI SUPERATI CON OTTIMI VOTI. QUALITÀ TECNICHE, SORRISO E UMILTÀ SONO LE MATERIE IN CUI ECCELLE QUESTO RAGAZZO CRESCIUTO IN VALLONIA

Incontriamo Samuel al Centro Atlante dopo una seduta coi compagni. “Parliamo francese, se preferisci”. “Si, per ora è meglio” fa sapere, anche se con la nostra lingua in realtà se la cava piuttosto bene. L’Italia ha iniziata a conoscere l’anno passato ad Avellino. In estate Luca Nember lo aveva strappato alla concorrenza di grandi club che gli erano alle calcagna. Da allora, Bastien ha atteso con calma il proprio momento. Dopo qualche mese di studio, per questo ragazzo uscito da un settore giovanile illustre come quello dell’Anderlecht è arrivata l’opportunità attesa: mostrare il proprio talento nella massima serie italiana. Ed è stato finora molto bravo. Anzi, bravò.

Tre partite in sei giorni: che momento Samuel.

Sono felice. Ho giocato due volte nell’undici titolare, bellissimo. Da parte mia cerco di sfruttare al meglio ogni minuto in cui mi viene data la possibilità di giocare. Sento la fiducia dell’allenatore ma so anche che ogni volta che scendo in campo devo dare il massimo e cercare di essere sempre al servizio della squadra, dei miei compagni.

Sul terreno di gioco ti stiamo iniziando a scoprire. Fuori invece che tipo è Samuel Bastien?

Sono un ragazzo semplice, che non ha grilli per la testa. Cerco di essere sempre sorridente e gioviale con il prossimo. Queste sono le mie caratteristiche, sia ella vita di tutti i giorni che quando gioco.

A Fernelmont, il tuo paese, sei ormai un idolo.

Oltre ai miei genitori anche tutti gli amici e i parenti sono di li, dunque per me è un onore rappresentare Fernelmont. È un piccolo paese al centro del Belgio, poco distante da a Upigny, il luogo in cui sono nato. Non sono luoghi molto conosciuti, dunque sono felice che anche un po’ grazie a me se ne parli. So che tutti mi seguono con affetto e fanno il tifo per me. Mi fa davvero piacere e farò il possibile che siano sempre orgogliosi del loro concittadino.

Chi è stata la prima persona che hai sentito dopo il tuo debutto in serie A?

I miei genitori. Si chiamano Patrick e Monique e mi hanno chiamato a fine partita. Erano molto felici, come me d’altronde. È stato bellissimo condividere con loro la mia gioia. Mi hanno voluto dire quanto sono fieri di me ma allo stesso tempo ricordarmi che la strada è ancora lunga. I loro consigli sono importantissimi: il difficile per me inizia proprio ora. I miei non sono ancora riusciti a venire a vedermi giocare ma dovrebbero essere qui nel giro di un paio di settimane. Anche le mie due sorelle vorrebbero venire presto a trovarmi.

 Cos’hai pensato quando mister Maran ti ha detto che saresti entrato contro l’Atalanta?

Non ho avuto tempo di ragionare troppo né di farmi troppe domande. Ho pensato solo a restare concentrato. Mi sono detto di stare tranquillo, che in campo avrei dovuto giocare come so e che stavo per affrontare contro giocatori come me.

Dopo la partita di Coppa a Firenze si sono moltiplicati i tuoi estimatori. Che effetto ti ha fatto?

Con la Fiorentina tutto il Chievo ha fatto una buona partita. Certo, i complimenti fanno piacere ma non bisogna montarsi la testa: ho giocato solo un paio di partite in serie A. Sono ancora giovane, sono giusto all’inizio. L’importante è continuare così: devo dimostrare ancora tanto, dunque è fondamentale restare con i piedi per terra.

Sei in Italia da un anno e mezzo. Come ti sei trovato?

Già sapevo prima di arrivare qui che Verona è una città stupenda. È noto a tutti che sia una delle più belle d’Italia. Il centro storico poi è straordinario. È ovviamente molto diversa da Avellino, dove peraltro mi sono ambientato velocemente e trovato molto bene: è un luogo ideale per un giovane per crescere nel calcio.

Al volo: differenze tra Belgio e Italia?

Qui si mangia divinamente. La cucina è davvero notevole. E poi il tempo: in effetti in Italia è molto meglio.

Un’altra ragione per cui i tuoi genitori dovranno presto venire a trovarti.

Di sicuro. Quando verranno gli farà subito visitare la città. Faremo una bellissima passeggiata per il centro, per le piazze. Li porterò a vedere l’Arena, il Castello Scaligero. Che luoghi meravigliosi.

Come trascorri il tempo libero?

Sono un ragazzo tranquillo, dunque di solito finito l’allenamento vado a casa. Certo, esco anche. Vado a mangiare fuori, al ristorante. Ho gli interessi dei ragazzi della mia età. Oltre al calcio, le mie due grandi passioni sono giocare alla Playstation e la musica. Mi piace ascoltare un po’ di tutto, da quella africana al quella francese. Tra i cantanti, attualmente seguo molto KeBlack, che è un rapper molto popolare in Francia e in Belgio [tra i fan annovera anche Paul Pogba e Patrice Evra, NdR]. I miei compagni di squadra quelli che frequento di più sono soprattutto Jonathan [de Guzman], con cui andiamo e torniamo sempre dall’allenamento, e Sofian Kiyine, con cui siamo spesso assieme a casa. Sono ragazzi che vivono qui in Italia da più a lungo dunque mi aiutano ad ambientarmi. Soprattutto mi danno una mano nelle traduzioni.

Sai che qui hai un compagno di squadra che con la musica ci sa fare molto bene?

Certo, lo so, Lucas Castro. È davvero bravo: ci sa fare con la chitarra, col piano e con la voce. Quando mi capita di sentirlo suonare, ascolto sempre con piacere.

I tuoi sogni da calciatore?

Vincere trofei e poter giocare in nazionale. Il massimo sarebbe disputare i Mondiali. Tutto ciò però può arrivare solo attraverso le buone prestazioni con il club in cui milito. Dunque resto con la testa ben sulle spalle: devo pensare al Chievo e lavorare ancora tanto per realizzare i miei sogni.

I tuoi idoli?

Quando ero piccolo adoravo Ronaldinho: la mia cameretta era piena di suoi poster e portavo i capelli come lui. Un vero idolo. Attualmente mi ispirano molto Eden Hazard e Marco Verratti.

Per alcune caratteristiche in effetti ricordi Hazard.

Forse un po’ ma a dire il vero lui è decisamente più bravo tecnicamente! In tv seguo sempre con attenzione sia lui che Verratti: guardo i loro movimenti sul campo, le loro scelte di gioco. Si tratta di due giocatori importanti che militano in due grandi squadre da cui si può imparare sempre qualcosa.

Qual è la tua posizione preferita in campo? Sulla mediana? dietro le punte?

Sono pronto a giocare dove decide il mister. La mia preferenza è a centrocampo, proprio nel ruolo in cui mi ha schierato contro la Fiorentina.

Bastien e Chievo: un accoppiata vincente?

Il Chievo è davvero una società organizzata in maniera eccellente. Per un giovane come me è il club ideale. Ti offre la possibilità di imparare, crescere e fare esperienza ad altissimo livello. Francamente qui si sta davvero bene.

Paolo Sacchi

(in esclusiva per Mondo Chievo /n.13/2017)

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.