Il momento di farsi sentire

Non livore né tanto meno rassegnazione. Processato per le cosiddette plusvalenze mentre in sottofondo sentiva definire “capolavori” quelle di alcuni colleghi, multato e inibito con la sua squadra che in campo s’imbatteva in arbitri disattenti, sabato pomeriggio Luca Campedelli ha detto stop. Quando è troppo è troppo ed ha deciso di farlo sapere. La performance del direttore di gara chiamato a dirigere la partita contro la Salernitana al Bentegodi non poteva essere deglutita come altre.

Non c’è di peggio che far arrabbiare un buono. La prestazione del Sig. Massimi di Termoli ha fatto stropicciare gli occhi a lui e ai tifosi: tre potenziali rigori, di cui due netti, negati agli uomini di Alfredo Aglietti. In più, il malus finale dell’espulsione per proteste ad un allibito quanto furente Joel Obi. Quando la sensazione di essere vittima di un’ingiustizia viene suffragata da prove oggettive, è difficile non esternare anche per chi è taciturno di natura. Così l’indole silenziosa del presidente del Chievo è venuta meno, una volta per tutte.

Nel suo stile, ha usato parole pesate e chiarissime. «Abbiamo portato pazienza – ha dichiarato a fine gara a Rai Sport – e siamo stati zitti in questi tre anni in cui siamo stati massacrati: adesso basta. Tre rigori netti e nessuno fischiato da un arbitro che ha avuto un atteggiamento inaccettabile durante la partita. Ha fatto di tutto per innervosire gli animi e ha danneggiato il Chievo. Se questo è uno dei migliori arbitri ho paura per il prosieguo del campionato. Alla federazione chiedo solo uguale trattamento: non mi sembra che il Chievo negli ultimi anni sia stato trattato come gli altri. Sono stanco, mi sembra giusto far presente cose non accettabili».

Quando un mite decide di farsi sentire in genere non è mai spinto da auto-compatimento o dal tentativo di trovare conforto. Cavia del Var a proprio discapito nel disgraziato anno della retrocessione, dopo le sviste di troppo nel corso della passata stagione e l’exploit di sabato Campedelli ha voluto informare che il suo club non è più disposto ad accettare passivamente una difformità di trattamento.

C’è chi approfitta di sfaccendati che bloccano il traffico per mettere sotto pressione le istituzioni. Al contrario, due anni fa il Chievo ha lottato in aula per poi accettare il responso del tribunale sportivo. Se è giusto archiviare il passato per guardare avanti, restare all’erta è l’unico modo per tentare di evitare che ai danni si aggiungano altre beffe.

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.