La prima lezione

Genova, 17 marzo 1974; Sampdoria-Genoa

L’ambiente intorno alla nostra famiglia è sempre stato frequentato da grandi appassionati di calcio. Su tutti, nel 1974 spiccava lo zio Mario. In realtà non era un parente ma piuttosto uno dei migliori amici di nostro padre, tanto da meritarsi l’appellativo. Già in età prescolare si era dato parecchio da fare per accendere il nostro entusiasmo per il football. Gliene saremo grati per sempre, anche perché, nella pioggia d’informazioni, ha stimolato interessi collaterali, come la passione per la geografia e, in definitiva, l’amore per i viaggi. Lo zio Mario era spalleggiato da nostro padre ed affiancato da altre figure adulte, la cui preoccupazione principale era educarci in maniera corretta rispetto alla loro fede: ovvero farci crescere genoani. Il lavaggio del cervello portò i frutti sperati. Nel frattempo, l’urgenza era diventata quella di battezzare calcisticamente l’allievo quanto prima possibile. Anche se la scuola dell’obbligo è ancora lontana, quella del calcio non può aspettare. In questo caso, meglio ancora se in uno scontro diretto. Anzi, direttissimo: Genoa contro Sampdoria. Gli impietosi giornali dell’epoca lo definiscono il derby dei poveri. I rossoblù sono terzultimi, i blucerchiati penultimi. Ma che importa? Finalmente si va a una vera partita.

La memoria è selettiva: ci sono ricordi che affondano nell’oblio della mente. Momenti di cui non ricordiamo più nulla. Al contrario, di questa lontanissima domenica allo stadio – la prima in senso assoluto – conserviamo immagini quasi nitide. Si sono incastonate nel cervello al pari delle sensazioni, un po’ come fossimo ancora lì, in quel preciso momento. Quarant’anni dopo, quando ci è capitato di rivedere le immagini di quella partita grazie ad un docufilm di Andrea Bettinetti, abbiamo avuto la certezza che ripensando a quel giorno, nonostante la tenera età e il tempo trascorso, la nostra memoria nel frattempo non avesse lavorato di fantasia. Oggi ci rivediamo seduti al piano basso dei distinti nell’intento di osservare le due gradinate, con i palloncini, i coriandoli e le (poche) bandiere, di una coreografia spontanea e ingenua. E a scrutare le maglie delle due squadre. E la partita. di cui abbiamo piccoli frammenti in testa. L’attrazione è Mariolino Corso, stella dell’Inter che in rossoblù sta chiudendo un’onorata carriera, anche pare che il Genoa abbia in panchina un ragazzino, peraltro baffuto, con doti eccezionali. Si chiama Roberto Pruzzo, ma Silvestri preferisce tenerlo in panchina. Comunque sia, il Genoa va in vantaggio. Non tanto per propri meriti quanto grazie ad una papera della difesa. Sembra addirittura sia un’autorete, anche se il tocco decisivo è di Roberto Derlin. L’autorete vale? Intorno a noi confermano sia così.

La partita scorre via veloce. “Ormai è finita“, sentiamo da un vicino di posto. Se non fosse che, al penultimo giro di lancette, il calcio ci impartisce la prima fondamentale lezione. Il maestro è un centrattacco stagionato. Si chiama Mario Maraschi, gioca nel Doria e cambierà l’umore della serata a tutti i presenti allo stadio, comunque sia. Nel disperato tentativo di pareggiare, la Samp attacca. Nell’area davanti alla porta del Genoa spiove il pallone. Rivedendolo, si tratta di un passaggio senza pretese. Il numero nove in questione lo stoppa di petto e fa una rovesciata. La sua posizione è in perfetto asse con il nostro punto d’osservazione. Osserviamo la giravolta come a rallentatore. Subito dopo la palla scompare alle spalle di chi l’ha calciata. C’è un’attimo di suspence: la destinazione finale è certificata dal boato della gradinata sud. Non è una bella notizia e ci rimaniamo malissimo. Prendiamola così: in fondo, quel giorno, abbiamo imparato qualcosa. Le partite durano novanta minuti.

Paolo Sacchi

Sampdoria 1-1 Genoa

Marcatori: Derlin 35, Maraschi 89

Sampdoria: Cacciatori, Santin, Rossinelli, Lodetti, Prini, Lippi, Badiani, Sabatini, Maraschi, Petrini (Nicolini 44), Chiarenza. All: Vincenzi.

Genoa: Spalazzi, Maggioni, Bittolo, Maselli, Rosato, Garbarini, Perotti (Rossetti 80), Derlin, Bordon, Corso, Corradi.  All: Silvestri.

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.