La sfida della Bentegodi

Ha riaperto le porte la Fondazione Bentegodi, casa di tanti giovani sportivi veronesi. A “Succede alle 31” ne abbiamo parlato con il presidente Cristiani Tabarini.

È una delle più celebri “case” dello sport veronese, vera e propria istituzione che da 152 anni sforna atleti dalle belle speranze. Con cautela, da qualche giorno la Fondazione Bentegodi sta attrezzandosi ad uscire dal lockdown imposto dall’emergenza coronavirus che ha imbrigliato tutto il mondo dello sport. A riallacciare il filo tra la spensieratezza e le speranze di una carriera agonistica tanti ragazzi veronesi è stata la parziale riapertura del centro sportivo. Aventi sì, ma con attenzione, come le circostanze impongono e ha ricordato il presidente Cristiano Tabarini, intervenuto in diretta a “Succede alle 31”.

Nella sede principale di via Trainotti sono ricominciate le attività delle sezioni di ginnastica artistica, ginnastica ritmica e scherma e, presso il centro federale, del nuoto e dei tuffi, anticipate da quelle degli sport che si praticano senza contatto, come il tennistavolo, che hanno riguardato alcuni atleti paraolimpici. «Abbiamo dieci sezioni sportive, decine di tecnici e di componenti dello staff che segue gli affiliati, che sfiorano quota duemila. Un grande numero che, come è facile intuire, impone massima attenzione. Chi ha ripreso ne ha avuto la possibilità sulla base delle direttive del Coni, dunque prima di tutto sono stati gli atleti degli sport individuali e quelli di rilevanza nazionale».

Cristiano Tabarini

Il primo paso è stato fatto. «Grazie al lavoro di tutti, siamo riusciti a garantire un ritorno all’attività nel rispetto delle norme, per salvaguardare la salute di utenti e dipendenti. Abbiamo allestito una zona di afflusso ed eviteremo le sovrapposizioni. La maggior parte di chi frequenta la Bentegodi è minorenne, quindi la nostra premura è massima». È tuttora difficile interpretare decreti, linee guide e variabili regionali. Per definire punti certi, la Bentegodi si è dotata di un proprio protocollo. «Ne abbiamo creato uno ad hoc, molto lungo e scrupoloso, che sottoponiamo anche alle famiglie. Nel mentre, abbiamo proceduto alla sanificazione e attivato ingressi differenti. Sappiamo bene che l’inizio avrà tempistiche lente e riservato solo a pochi gruppi di sportivi, ma questo ci consente anche di testare la situazione per far sì che quanto prima possano iniziare, dopo gli agonisti, poi piano a piano tutti i corsi».

L’impatto economico si potrebbe far sentire a breve. «Faremo un Cda straordinario per affrontare al meglio anche questa sorta di emergenza. Sulla bilancia ci sono molte voci, come gli abbonamenti non fruiti che, tra qualche mese, potrebbero costituire un problema di gestione dei rimborsi, per non parlare del potenziale mancato rinnovo di chi dovesse non tornare per paura dei contagi. In tutta onestà non vedo grossi problemi per gli agonisti. Anzi i genitori di questi ragazzi sono i più felici della ripresa: non vedevano l’ora di rivedere i propri figli in azione». Uno stop and go che ha coinvolto l’intero percorso della Bentegodi. «Da tempo con l’amministrazione stiamo pensando ad una sede nuova. Il coronavirus ci ha bloccato il progetto. Pazienza, ma ci riproveremo: la vicenda del Covid-19 ci ha insegnato che nella vita non bisogna dare nulla per scontato, ma allo stesso tempo anche che serve guardare sempre avanti». Per ascoltare l’intervista completa a Cristiano Tabarini, ecco il link.

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.