L’Inghilterra secondo Matteo

E’ stato uno dei recenti prodotti del vivaio gialloblù. Matteo Alberti, classe 1988, nel corso dell’estate 2008 è volato in Inghilterra al Queens Park Rangers, debuttando nell’agosto dello stesso anno nel torneo di Championship, la Serie B “made in England”. Esterno di centrocampo ma centrale all’occorrenza, proverà quest’anno a conquistare la promozione in Premier da cui il club londinese manca dal 1996. Lo abbiamo incontrato pochi giorni fa a Loftus Road, stadio del QPR. Ecco cosa ci ha raccontato della sua avventura londinese.

Matteo, sei in Inghilterra ormai da un anno. Qual è stato il tuo impatto, calcisticamente parlando? Hai trovato grandi differenze rispetto all’Italia? Si, qui è un altro mondo. A iniziare dal pubblico e dall’ambiente, per non parlare degli stadi, che sono davvero bellissimi. Se devo dire però la grande differenza è soprattutto nella grande sportività, l’unica cosa che purtroppo in Italia davvero manca.. L’Inghilterra sotto questo punto di vista è davvero eccezionale. Per non parlare di Londra… Beh, Londra è Londra… Direi che attualmente è la “capitale” europea per eccellenza. Ti offre di tutto e di più. Soddisfatto dell’esperienza al QPR? L’organizzazione del club è ottima. Mi sono trovato a mio agio da subito, sia con la società. che con la squadra. Siamo un bel gruppo. Il bilancio dei tuoi primi dodici mesi? L’anno scorso ho avuto una stagione un po’ difficile. Sono arrivato, ho giocato le due prime gare di campionato ma purtroppo poi mi sono fatto male al ginocchio e così sono stato fuori una ventina di partite. Sono rientrato quando è arrivato Paulo Sousa come allenatore. Conoscenza italiana, mi ha rimesso in squadra e ho iniziato a giocare con continuità, sono arrivato ad una quindicina di presenze totali. Un bilancio sicuramente positivo. Con due gol lo scorso febbraio al Forest… Si, è stato davvero un giorno che non dimenticherò mai. A Nottingham, fuori casa, ho segnato i miei primi gol, una doppietta. Un’emozione bellissima. L’obiettivo di quest’anno? Giocare più dell’anno scorso. Siamo in tanti in squadra ma il campionato è lunghissimo. Ci sono da disputare 46 partite di campionato più le due coppe, dunque spero di trovare spazio. Tatticamente il mister attuale (Jim Magilton ndr) mi vede più centrale, anche se il mio ruolo è più quello dell’esterno. Nessuna difficoltà con l’ambientamento e la lingua? No, direi nessuna. Ci sono diversi stranieri ma coi compagni parliamo in inglese. Vicino a casa mia abita il ragazzo argentino (Alejandro Faurlìn) e tra noi comunichiamo in spagnolo, lingua che conosco per averla studiata a scuola. Poi ora dall’Italia è arrivato pure Pellicori. Anche lui abita nella mia stessa zona, vicino al Tamigi. Un bellissimo posto. Ripensando al Chievo… Innanzitutto ci tengo a dire che col Chievo abbiamo concluso benissimo. Anzi, mi hanno sempre aiutato e non mi hanno messo alcun bastone tra le ruote quando ho avuto l’opportunità di venire qui. Continui a seguirlo? Certamente. Anzi, mi sono attrezzato benissimo con Sky italiana. Non perdo una giornata. Per aiutare il QPR, chi ruberesti dalla rosa attuale dei gialloblù? Sergio! Un grande. Oltretutto sono stato molte volte con Pellissier in camera con lui quando andavamo in ritiro. Per chiudere: il tuo sogno… debuttare in Premier… o in Serie A? E’ una bella lotta… Da italiano direi la Serie A, però la Premier penso sia uno spettacolo unico.

di Paolo Sacchi (Mondo Chievo 01)

Matteo Alberti

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.