Si gioca in undici

Genova, 16 gennaio 1983; Genoa-Ascoli

Dodici uomini in panchina, tre cambi per squadra. Si stava meglio quando si stava peggio, come negli anni settanta? Chi si ricorda più di quando si poteva sostituire un giocatore sui tre seduti in panca? L’unica certezza è che il romanticismo dei cambi, introdotti nel calcio di club solo dalla metà degli anni sessanta, è ormai svanito.

Nel Regno Unito il “dodicesimo uomo”, su cui esiste una letteratura specifica, è stato inteso sempre come giocatore di movimento, unica e sola riserva disponibile fino agli anni ottanta. In Italia invece nel 1965 invece è stato innanzitutto introdotto il portiere di riserva, a cui tre anni dopo è stato aggiunto un giocatore di movimento. Nella stagione 1973-74 è comparso anche un secondo calciatore di movimento, il “quattordicesimo”, limitando comunque i cambi ad un giocatore più il portiere. In un contesto che prevedeva rose limitate a una quindicina di elementi, già nel 1981 si era saliti a cinque panchinari. Nel 1994 in A si è arrivati a tre cambi ammessi (primo torneo al mondo) su cinque, finché le attuali tribunette hanno sostituito le antiche panchine di un tempo per consentire a dodici elementi di appollaiarsi sopra. Addio romanticismo, dunque. Sostituire o essere sostituiti è ormai una prassi consolidata. Entrare o uscire fa parte del gioco, con un’enfasi ben diversa rispetto a situazioni come la staffetta Rivera-Mazzola nel 1970 che chi è un po’ più grande di chi scrive ricorda bene.

Cambiare giocatori in corsa peraltro non è stato un dogma almeno fino agli anni in cui le rose si sono gonfiate a dismisura. Anzi, a volte si evitava di modificare l’undici sceso in campo dall’inizio per non turbare gli equilibri. Come in questo match casalingo con l’Ascoli nel campionato 82/83, ad esempio, in cui un Genoa in affanno scende in campo a corto di uomini. Manca innanzitutto il centrocampista olandese Jan Peters e le alternative sono limitate. Gigi Simoni si affida a Mario Faccenda, per l’occasione convertito in difensore, piazzando Nando Viola sulla mediana a impostare. Il match coi marchigiani è importante per la classifica, resta in bilico ma non si sblocca. Col passare dei minuti la situazione ristagna. Dall’altra parte, Carletto Mazzone fa rifiatare le punte cambiando prima Monelli con Muraro e, nel finale, mettendo Greco al posto di Carlo Trevisanello, uno che nell’Ascoli di Costantino Rozzi sarà ricordato anche per aver regalato nel 1981 il primo trofeo nella storia del club. Quale? Domanda pertinente: il “Torneo di Capodanno”, una competizione sperimentale – con rimesse laterali con i piedi e la presenza di giocatori stranieri, in attesa della riapertura delle frontiere – organizzata dalla federazione per compensare lo stop del campionato nel gennaio del 1981 dovuto alla partecipazione della nazionale al “Mundialito” in Uruguay. Il torneo lo vinsero a sorpresa i marchigiani battendo la Juve in una finale sportata, per ragioni di calendario, addirittura a lambire l’inizio dell’estate. Prima di finire nell’oblio di un calcio che, sotto certi aspetti, non ha più memoria.

Tornando alla gara in questione, dopo oltre un’ora di gioco la situazione ristagna. Col punteggio bloccato a questo punto dalla squadra di casa ci si aspetterebbe una mossa per dare nuova verve. In panchina però, oltre al secondo portiere Favaro ci sono solo difensori (Somma e Chiodini) o ragazzini: un centrocampista centrale (Ponti) e un attaccante (Rizzola). Simoni non deve neppure pensarci troppo meglio tener duro e finire con i titolari, inalterati per novanta minuti. Cose di un altro calcio.

Paolo Sacchi

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Genoa-Ascoli 0-0

GENOA: Martina, Romano, Testoni, Corti, Onofri, Faccenda, Viola, Benedetti, Antonelli, Iachini, Briaschi. All.: Simoni.
ASCOLI: Brini, Menichini, Anzivino, Scorsa, Gasparini, Mandorlini, Novellino (Greco dal 44′ del s.t.), De Vecchi, Muraro C. (Monelli dal 35′ del p.t.), Nicolini, Carotti. . All.: Mazzone.

 

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.