Stelle cadenti al Velodrome

Marsiglia, 15 marzo 2013; Olympique-Ajaccio

Malato di gioco d’azzardo, violento e autolesionista al punto di buttar via le proprie capacità di calciatore, Joey Barton è stata una sorta di calamita per chi è alla ricerca di personalità meno convenzionali nello sport. Nel bene e nel male, ha sempre voluto e avuto qualcosa da dire o da mostrare. Il paradosso è che il calcio giocato, col tempo, è finito in secondo piano rispetto al contorno. Ludopatia e violenza si sono sviluppate in una personalità che allo stesso tempo ha manifestato interessi e desideri meno consueti se non lontani da quelli dello stereotipo del calciatore-medio. Insomma, mentre sul campo e fuori finiva spesso per azzuffarsi con avversari e compagni oscurando il proprio talento, nella Rete si è creato col tempo una sorta di status di filosofo autodidatta che gli è valso tre milioni di seguaci su Twitter e forse più ammiratori rispetto a quelli che ne hanno osservato l’ascesa e il declino da calciatore. Se sia stata una scelta consapevole o meno è difficile giudicare, per quanto sembri più realistica la seconda ipotesi: Barton è sembrato pervaso da una sorta d’incontenibile esigenza di comunicare, di esprimere le proprie idee, discettare su argomenti trasversali oltre il calcio. Dalla Thatcher fino alla Big Society britannica con puntate sull’omofobia e temi legati alla quotidianità, citando Nietzsche piuttosto che Orwell fino al modulo di gioco del Newcastle: il Barton-pensiero negli anni è arrivato ovunque.

In una Premier League in cui si assottigliano le stelle e i personaggi made in England con tutto quel che ne consegue, con la squalifica rimediata da Barton nella scorsa stagione è svanita la possibilità di rivedere sul campo uno dei più controversi, brillanti, dinamici, irritanti, provocatori e sprecati talenti del calcio inglese dell’ultimo decennio. Manchester City, Newcastle United e Qpr sono state le maglie più prestigiose che ha vestito, prima della catastrofica apparizione ai Rangers d’inizio campionato, conclusa col ritorno al Burnley. Nel bel mezzo della carriera, una curiosa annata all’Olympique di Marsiglia. In quella stagione di esilio semi-forzato originato da una pesante squalifica, avevamo colto l’opportunità di vederlo giocare dal vivo e interpretare il ruolo di architetto del centrocampo. Non particolarmente brillante, a dirla tutta: certamente meno ingegnoso di Le Corbusier con la sua affascinante Cité Radieuse a due passi dallo stadio, in cui vale la pena tornare ogni volta in cui ci si trova da quelle parti. Si tratta di un’opera a prima vista fuori dal tempo, opera dell’architetto svizzero ed edificata nel secondo dopoguerra. Una costruzione imponente che richiama le linee di piroscafo ancorato in un parco e si basa sul concetto di un nuovo sistema abitativo, con appartamenti, negozi e servizi collocati lungo i corridoi dei piani. Un contrasto evidente con lo spirito di Marsiglia, città di mare in senso assoluto, con i suoi vicoletti decadenti e i ruspanti localini del Panier, il fascino del Porto Vecchio e dell’area a ridosso ldella Canebiére.

In un Vélodrome in piena ristrutturazione, in una fredda sera di marzo, abbiamo visto l’OM pareggiare senza gol contro l’Ajaccio, anche perché Gignac non pare proprio in serata di grazia. Oltre alle chiacchierate nei locali esterni allo stadio prima della gara, l’evidente passionalità del pubblico di casa e la perfetta organizzazione in vista della riapertura della tribuna dedicata a Jean Bouin, della partita resta soprattutto la presenza contemporanea in campo di Joey Barton e Adrian Mutu. Una sorta d’incrocio simbolico di due stelle calcisticamente cadenti. Facile immaginare che entrambi saranno annoverati tra i talenti sprecati del mondo del pallone. Ci piace invece pensare che ad unirli sarà la considerazione di essere stati tra i talenti in grado, tutto sommato, di suscitare emozioni. Un po’ come Le Corbusier.

Paolo Sacchi

Olympique Marseille 0-0 Ajaccio

Olympique Marseille: Mandanda, Fanni, N’Koulou, Lucas Mendes, Morel, Romao (Ayew G 73) Valbuena, Barton, Sougou, Gignac (Kadir 82), Ayew A. All: Baup

Ajaccio: Ochoa, Chalme, Zubar, Poulard, Bouhours, Mostefa, Lasne, Belghazouan (Diarra 66), Cavalli (Faty 71), Sammaritano Belgeorgi 76), Mutu. All: Emer

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.