Tra Cavese e Maradona

Genova, 22 gennaio 1984; Genoa-Napoli

“È come regalare Maradona alla Cavese” è una delle battute cinematografiche che abbiamo riciclato più spesso. Una metafora esagerata per enfatizzare il valore di una persona rispetto all’ambiente in cui è chiamato ad offrire il contributo. A pronunciarla per primo è stato Diego Abatantuono in versione terrunciello ne “Il Ras del quartiere”, film vanziniano che pur non passando alla storia interpreta a suo modo l’inizio degli anni ottanta a Milano e dintorni. La trama racconta le vicissitudini del capo di una pseudo-banda della periferia meneghina ingaggiato da un padre disperato come – improbabile – investigatore privato alla ricerca della figlia sparita. Nel cachet previsto, il ras chiede d’inserire l’amico Jena (Mauro Di Francesco) con cui è indebitato. Per convincere il “datore di lavoro” di includerlo nell’accordo di “collaborazione”, il ras ne valorizza le qualità al punto di affermare che, poter contare su Jena a quei prezzi così modesti sarebbe “come regalare Maradona alla Cavese”. Per poi pentirsene successivamente, come si evince in una successiva scena del film che abbiamo ritrovato in rete (guarda).

Nel 1983, quando il “Ras” esce nelle sale, Maradona è ancora al Barcellona e il Napoli non pare neppure nei suoi pensieri. La Cavese invece almeno a Milano è già leggendaria tra i tifosi rossoneri come Abatantuono. L’anno prima del film, l’hanno vista vincere a San Siro contro il Milan in una gara di serie B, evento che resterà nella storia di entrambi i club per ovvi motivi contrapposti. Il triennio magico della formazione di Cava dei Tirreni si chiuderà poi con la partenza del tecnico Pietro Santin, protagonista indiscusso dell’exploit del club campano che lascerà per tentare il grande salto nella massima serie col Napoli quando verrà chiamato a guidare la squadra allestita per il campionato 1983-84. Per intenderci, è la stagione antecedente all’arrivo di Maradona che Santin non farà in tempo ad incrociare.

Il motivo è presto detto: nel torneo in questione il Napoli è una formazione non eccelsa quanto a qualità. Onesti mestieranti assortiti che non stimolano grandi fantasie né peraltro sembrano in grado di garantire altro più che una salvezza – arruffata – in un torneo a 16 squadre con tre retrocessioni. Quando Frappampina, Caffarelli e compagni arrivano a Marassi per affrontare il Genoa, la classifica è calda sul fondo. Santin così bada al sodo: davanti gioca solitario capitan Pellegrini mentre si pensa solo a congelare la gara verso lo zero a zero finale, Che arriva in realtà solo perché Benedetti è sfortunato a colpire due volte la traversa per i padroni di casa. Il punto messo da parte servirà alla squadra ma molto meno al mister. Esattamente un mese dopo la trasferta in Liguria verrà esonerato e sostituito da Rino Marchesi. La sua sfortuna più grande è che, senza saperlo, perde una chance unica: fosse rimasto, l’anno dopo dopo avrebbe allenato il Pibe. Regalato da Ferlaino, non alla Cavese ma al”suo” Napoli.

Paolo Sacchi

Genoa-Napoli 0-0

GENOA: Martina, Faccenda, Testoni, Corti, Romano, Policano, Bergamaschi (Mileti dal 22′ della ripresa), Peters (Eloi dal 15′ della ripresa), Antonelli, Benedetti, Briaschi. All.: Simoni.

NAPOLI: Castellini, Bruscolotti, Boldini, Masi, Ferrario, Frappampina, Caffarelli, Dal Fiume, Pellegrini, Dirceu (Casale dal 19′ della ripresa), Celestini. All.: Santin.

 

Pubblicato da Paolo Sacchi

Nato a Genova, ha scoperto quasi subito che le Scienze Politiche non facevano per lui. Viaggiatore e calciofilo, già ufficio stampa, come giornalista collabora con diverse testate cartacee, web e radiofoniche e da anni racconta dal vivo in diretta alla radio le partite del ChievoVerona. Esperto di turismo e di sport britannici, è felice di dover rifare spesso il suo bagaglio a mano.